INTERVISTA AL DEPUTATO CINQUESTELLE CURRO’: “INSISTO, SERVE UN GOVERNO CON IL PD”
“NEL MOVIMENTO QUALCOSA SI MUOVE”
Ora che qualcosa inizia a muoversi, che qualche coraggioso senatore grillino si espone per reclamare il dialogo con il centrosinistra, Tommaso Currò non ha voglia di esultare.
«Io sollevato? Non so. Mi hanno attaccato — ricorda il deputato — mi hanno dato del traditore. Ma io non sto tradendo. E penso che nella vita bisogna far prevalere la coscienza».
La voce trasmette un po’ di ritrovata fiducia: «Se abbiamo detto di avere un progetto di Paese e poi stiamo a guardare il governissimo Pd-Pdl, tradiamo la nostra prerogativa di mandare a casa la vecchia classe dirigente».
L’alternativa?
«Se proponiamo un governo a cinquestelle, il Pd e Sel faranno emergere persone che non hanno nulla a che vedere con il passato negativo. Obbligheranno la vecchia classe a fare un passo indietro, ne emergerà una nuova».
Prima lei, adesso un altro siciliano come il senatore Bocchino. Avete dato la scossa?
«Sapevo che Fabrizio mi era vicino. Non so, forse alla base ci sono ragioni sociologiche. Noi siciliani viviamo una voglia di riscatto».
Forse pesa il famoso “modello Crocetta”.
«Certo, un modello che sta funzionando e dando ottimi risultati. E non si capisce perchè non essere portato anche qui (a Roma, ndr)».
Resta lo scoglio della fiducia.
«La fiducia è un fatto tecnico per far convergere più forze politiche su un progetto. Noi il progetto e il programma cinquestelle l’abbiamo. Se il Pd vuole accettarlo, lo faccia: è qui che si gioca la loro maturità ».
E poi c’è il Presidente della Repubblica. Come si dialoga?
«Deve essere un Presidente della Repubblica garante della legalità , dell’equilibrio fra i poteri e lavorare per una giustizia snella e vera. Se invece si sceglie un nome sulla base di condizioni ad personam, staremo per altre sette anni a rigirarci le dita».
Restano le regole del movimento.
«Io rimango di un’idea: bisogna fare il bene del Paese. Io sono qui per rispettare le regole sottoscritte. Ma non in modo che siano fini a se stesse, bensì per fare il bene dell’Italia. Perchè fra le due io scelgo sempre il bene dell’Italia».
Come?
«Per farlo ci passa l’intelligenza e la sensibilità , su questo si gioca il destino degli italiani. Se siamo stati una rivoluzione, è perchè siamo in un momento storico di rivoluzione. O lo si capisce, assumendoci una responsabilità proporzionale alla gravità del momento, o passeremo ignorati dalla storia».
E’ uscito allo scoperto, ha pagato un prezzo.
«Per tre anni ho sacrificato anche la mia vita privata per il progetto cinquestelle. In Parlamento sento una responsabilità a cinquestelle. Posso aver sbagliato il modo, ma il progetto rimane».
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply