INTERVISTA ALLA SOCIOLOGA DELLA PORTA: “I SOVRANISTI SONO CONTRO I POVERI, IL PD PER RECUPERARE VOTI DEVE MOBILITARE GLI ASTENUTI SENZA INSEGUIRE I PARTITI DI MAGGIORANZA”
“IL 40% DEI GIOVANI NON VA A VOTARE, MA SONO RECUPERABILI”
A suo dire, il punto centrale era e resta l’astensione, che cresce senza fermarsi: “La partecipazione legittima la democrazia, che deve dare spazio e voce a tutti. Ma in questi ultimi anni la democrazia non è diventata più sociale, e lo si nota nelle urne”.
Un problema innanzitutto per i partiti progressisti, spiega Donatella Della Porta, professoressa di Scienza Politica presso la Scuola Normale Superiore di Firenze: “Se vogliono recuperare voti e essere competitivi nelle Politiche, i partiti di centrosinistra devono rivolgersi innanzitutto ai tanti cittadini in difficoltà economica che non vanno più a votare. Devono mobilitare gli astenuti, invece che inseguire e imitare le destre”.
L’analisi di ieri di Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera racconta innanzitutto di una maggioranza e di una premier che tengono a livello di consenso, anche se calano tra le fasce di popolazione con reddito più basso. Che ne pensa?
Partiamo da un dato, ossia che questo governo porta avanti politiche anti-poveri, micidiali sul piano sociale. Basti citare l’assalto al reddito di cittadinanza e al welfare in generale. E in parte sorprende, perché ci si poteva aspettare che attaccasse innanzitutto i diritti delle donne e i temi di genere, cosa che in parte è anche avvenuta.
Però nelle elezioni europee e locali, come nei sondaggi, Giorgia Meloni resta forte. Perché?
Perché può contare sui mezzi di informazione, non solo politici, dove si presenta come una donna del popolo, che rappresenta determinati valori. E poi guida un partito che c’è, che esiste, insomma strutturato.
Forse alla premier giova un dato strutturale, evidenziato da anche da diversi suoi studi, ossia che poveri e precari vanno sempre di meno a votare.
Bisogna distinguere. Esiste un’astensione che riguarda cittadini politicizzati, i quali non trovano partiti che li rappresentino e restano a casa per una protesta anti-sistema. Per capirci, è una fascia di elettorato dove ultimamente ha recuperato voti Alleanza Verdi e Sinistra. Poi c’è un altro tipo di astensione che caratterizza coloro che sono in difficoltà economica. E il loro è un distacco molto più profondo, perché ritengono che i partiti non si occupino più dei loro problemi.
Riportarli alle urne è più difficile, quindi?
Certamente, anche perché i partiti hanno perso strutture e canali con cui tradizionalmente parlavano a certi mondi. Penso alle sezioni del Pci o alle parrocchie per la Dc, dove la gente cercava e riceveva aiuto, e dove il voto di molti veniva orientato.
Pagnoncelli conferma che i Cinque Stelle restano il partito più votato da poveri e precari, forte soprattutto al Sud. Ma nel contempo, è forse quello che ha pagato più l’astensione.
Il M5S si è caratterizzato per il reddito di cittadinanza e altre misure di sostegno alle fasce più in sofferenza. Ma ha perso consenso perché gli mancano le strutture, ossia un vero radicamento sul territorio. Lo dimostrano le sue difficoltà nelle elezioni locali, come la mancanza di grandi mobilitazioni contro lo smantellamento del reddito di cittadinanza. Ha un elettorato poco organizzato, anche perché è un movimento ancora giovane, e con una classe dirigente solo in parte cresciuta dal basso.
Elly Schlein ha riportato l’asse del Pd verso sinistra. Ma sembra ancora fare fatica a riportare al voto tanti cittadini, no?
Ai democratici serve un po’ di più. Pagano innanzitutto il fatto di essere un partito con un elettorato di età media alta. E come dicevamo prima, gli manca un raccordo con i movimenti sociali.
Schlein insiste sui temi sociali, con parole d’ordine che spesso coincidono con quelle del M5S.
Vero, ma il Pd balbetta su molti argomenti, come la Palestina e il precariato. E poi Schlein deve fare i conti con le correnti del suo partito, che messe assieme non costruiscono certo una sinistra omogenea.
Astenuti spesso fa rima con giovani. Concorda?
Assolutamente sì: il 40 per cento dei ragazzi non va a votare. Però in diversi sono orientati a sinistra, anche se non si riconoscono nei partiti tradizionali. Sono recuperabili, a patto che si trovi un modo per parlargli. In fondo lo dimostra il successo elettorale di nuovi partiti in Spagna e in Grecia, che si rivolgono innanzitutto ai giovani.
(da ilfattoquotidiano.it)
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