L’IDEA DI ALLEANZA PPE – SALVINI E’ GIA’ NAUFRAGATA, ORBAN LITIGA CON WEBER
SALVINI SPIAZZATO RESTA DA SOLO COME UN PIRLA
E’ solo un rapido botta e risposta, ma ha il valore di un annuncio quasi ufficiale: a meno di novità eclatanti delle prossime settimane, dopo le europee non ci sarà un’alleanza tra Ppe e sovranisti e nemmeno tra il Ppe e il solo Matteo Salvini con la sua Lega.
Il botta e risposta scorre sull’asse Berlino-Budapest, si consuma tra Manfred Weber, Spitzenkandidaten del Ppe, e Viktor Orban, premier ungherese e leader del partito nazionalista Fidesz. Weber dice che non vuole il sostegno degli ungheresi.
Orban risponde per le rime, ritirando il suo endorsement al candidato dei Popolari per la Commissione europea. “Stiamo cercando un nuovo candidato”, annuncia Orban che solo giovedì scorso a Budapest ha ricevuto Matteo Salvini facendo infuriare la leadership moderata dei Popolari, a partire da Angela Merkel, ma puntando dichiaratamente ad un’intesa del Ppe con i sovranisti di Salvini.
Sarà Salvini il candidato? Finora, il leader leghista e i suoi interlocutori sovranisti hanno evitato di scegliere uno Spitzenkandidaten per non inciampare nelle gelosie di ognuno.
La mossa di Orban potrebbe dare il la ad un percorso inedito: uno Spitzenkandidaten nazionalista che sfidi apertamente tutti gli altri.
Però Salvini, sempre dal tweet facile, stavolta non commenta e non esulta per la lite tra l’ungherese e Weber. Di fatto oggi naufraga l’idea che pure gli piaceva, quella di allearsi con il Ppe sfruttando l’aggancio di Orban.
Da oggi, Salvini si vede proiettato verso una posizione di certo più isolata in Europa: lui con tutto il fronte sovranista, lontani dalla maggioranza che il Ppe sta deliberatamente cercando con i socialisti e i liberali. E c’è da dire che oggi anche l’elezione di Weber alla presidenza della Commissione, che non è mai stata ipotesi solida, tramonta quasi definitivamente.
Orban parla in conferenza stampa a Budapest, a fianco del vice cancelliere di estrema destra austriaco Heinz-Christian Strache, alleato sovranista di Salvni. “Weber — dice il premier ungherese – ha dichiarato non solo di non aver bisogno dei voti ungheresi per diventare presidente della Commissione, ma anche di non volerli”, questa ”è un’offesa all’Ungheria e ai suoi elettori”. Quindi, “l’Ungheria e il premier ungherese non vogliono più appoggiarlo”
Finora Weber non aveva mai affondato così contro gli ungheresi o altri esponenti della ‘famiglia’ nazionalista europea, dispersa per ora in vari gruppi, da Orban che è nel Ppe ai nazionalisti di Jaroslaw Kaszynski che sono nell’Ecr (Conservatori e riformisti, lo stesso gruppo in cui confluiranno gli eventuali eletti di Giorgia Meloni e il suo Fratelli d’Italia).
Finora il candidato bavarese si era mantenuto su uno stile ecumenico, attento a cercare voti per essere eletto alla Commissione o magari alla presidenza dell’Eurocamera, sempre preciso a fare le dovute differenze tra Marine Le Pen, considerata più estrema nella galassia di destra e dunque decisamente indigeribile per qualsiasi alleanza, e Matteo Salvini, che — era la speranza — magari si sarebbe disposto al compromesso. Ma, si racconta in ambienti del Ppe, la celebrazione dell’asse di ferro tra Orban e Salvini giovedì scorso a Budapest ha fatto saltare tutto.
E’ scattato l’allarme soprattutto tra i Popolari dei paesi nordici che a marzo avevano avviato l
procedura per espellere Orban: non solo non ci sono riusciti, ma dalla scorsa settimana hanno cominciato a temere seriamente di ritrovarsi alleati non solo del nazionalista ungherese ma anche dell’italiano. Panico.
Già giovedì scorso Angela Merkel ha affossato l’idea ungherese-italiana di un’alleanza tra Ppe e sovranisti. Weber si era mantenuto più vago, ma oggi lo schiaffo a Fidesz charisce tante cose.
Arriva nel giorno in cui il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, giovane e promettente leadership dei Popolari, attacca l’Italia sul suo debito pubblico, proprio alla vigilia delle comunicazioni della Commissione europea sui conti pubblici: l’intervista di Kurz alla Stampa è un chiaro messaggio da quella parte maggioritaria nel Ppe meno disposta a fare concessioni all’Italia sul terreno dell’economia. E non conta che questa parte maggioritaria governi in Austria con gli alleati sovranisti di Salvni: Strache che oggi era a Budapest con Orban.
Sui conti pubblici i sovranisti non hanno mostrato tanta solidarietà verso i populisti italiani. Le parole di Kurz quindi suonano come un ‘de profundiis’ per qualsiasi ipotesi di accordo con il leghista che forza le regole europee. A questo punto anche il tedesco Weber non può tirarsi indietro.
E’ chiaro oggi più che mai che il Ppe punta a rinnovare l’alleanza con socialisti e liberali, quella che ha dato il via alla legislatura europea del 2014. Una sorta di ‘Grossekoalition’ in salsa europea che metterà intorno allo stesso tavolo Angela Merkel ed Emmanuel Macron, i cui eletti faranno gruppo con l’Alde. Più gli europeisti che vorranno unirsi e partecipare alle scelte sulle cariche future dell’Ue, a partire dai socialisti appunto che sperano in una buona performance visto che al voto parteciperanno anche i britannici e questo dovrebbe portare all’Eurocamera anche i laburisti.
Ma la lite tra Weber e Orban taglia la strada del tedesco verso la presidenza della prossima Commissione europea. Weber infatti ha definitivamente perso l’appoggio degli eletti ungheresi, già non aveva quello dei polacchi, tanto meno quello degli italiani e non ha molte chance con Macron, che piuttosto appoggerebbe la corsa di Michel Barnier, francese, negoziatore europeo sulla Brexit, ambizioso con discrezione, ufficialmente non candidato alla Commissione ma da sempre presente nei piani dei leader come nome spendibile quale successore di Jean Claude Juncker.
Due risultati con una mossa: via dal tavolo l’ipotesi pur remota di un’intesa tra Ppe e sovanisti; azzoppata ancor più di prima la corsa di Weber verso Palazzo Berlaymont (magari ora se la giocherà per la presidenza del Parlamento europeo). Orban, che già giovedì scorso accanto a Salvini aveva ammesso che la sua idea di alleanza tra i Popolari e i nazionalisti era minoranza nel Ppe, muove un passo fuori dalla famiglia europea di cui ha finora fatto parte. Magari è ancora una sfida, tattica elettorale che non chiude definitivamente i giochi.
Tanto che, per dire, Orban non annuncia la sua partecipazione all’evento del sovranisti che Salvini e la Lega stanno organizzando a Milano per il 18 maggio: “Non abbiamo ricevuto alcun invito per il 18 maggio, quindi non c’è nessun invito da declinare”, se la cava così.
Ma per i più moderati tra i Popolari i giochi sono fatti: dita incrociate a sognare quella che il M5s bolla come un “Nazareno in salsa europea”. Quanto a loro, i pentastellati, si sfideranno con Salvini per la scelta del commissario italiano e poi decideranno volta per volta quali provvedimenti appoggiare in Parlamento, convinti che riusciranno a formare un gruppo europeo. Salvini invece in meno di sette giorni passa dal sogno di un’alleanza con il Ppe (“Se Orban vince, ci alleiamo con il Ppe”, ha detto giovedì) alla semi-certezza di restare nella sua famiglia sovranista, magari al governo in Italia o comunque con tutti i voti che gli promettono i sondaggi, ma senza agganci al tavolo che deciderà il futuro dell’Europa, il tavolo che conta.
(da “Huffingtpost”)
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