L’ITALIA HA PERSO LA FACCIA, MA PER I TG RAI E’ TUTTO A POSTO
LA TV DI STATO CI PROPINA SOLITAMENTE UNA MIRIADE DI COMMENTATORI DEL NULLA, MA SULLA VERGOGNA KAZAKA NESSUN SEGNO DI VITA, NON UN DIRETTORE CHE SI SIA AFFACCIATO SULLO SCHERMO, TUTTI ZITTI E ALLINEATI
La notizia è rimasta sommersa, ma c’è stata un’ondata di disdette per le prenotazioni di aerei, navi, treni verso i paesi a noi più prossimi: Francia, Spagna, Germania e perfino Austria, Grecia, Cipro, Croazia.
Svizzera no, tanto gli svizzeri, per mille e una ragione bancaria, non vanno per il sottile e non ci badano.
Ma gli altri ci conoscono ed è un momento molto delicato per esportare la nostra faccia di italiani.
O la faccia è di bronzo o è meglio restare a casa.
Tutt’al più, si consigliano destinazioni esotiche (India esclusa, anche lì si sono fatti un’idea), come Timor Est, Jacuzia, isole Salomone: lì, a stento, sanno dov’è l’Italia e che ha la forma di uno stivale. Già .
È davvero difficile spiegare che abbiamo un ministro degli Interni al quale sequestrano sotto il naso le persone e lo va pure a dire in giro tutto contento.
Certo, anche in Francia ci fu l’“affaire Ben Barka”, ma cadde un governo e la destra perse anche la presidenza della Repubblica: i francesi poterono portare ancora in giro le loro facce. Ancora più difficile raccontare che il vicepresidente del Senato — la Camera Alta, quella dei saggi reggitori delle istituzioni repubblicane — è un tizio alquanto razzista, non tanto per le parole che dice, ma proprio per il cervello che porta a spasso.
Più complicato spiegare che il signor Alfano e il signor Calderoli non hanno ancora lasciato le poltrone.
Questa premessa serve per capire l’inutilità delle nostre televisioni.
Lasciamo perdere quelle di Berlusconi (gli “speciali” sulle notti del padrone resteranno fra le pagine più vergognose del giornalismo italiano), ma parliamo della Rai, così prodiga di commentatori e di esperti quando le notizie sono innocue o lontane (l’altra sera c’era Saviano sui narcos: ma, a noi, ci frega così tanto del cartello degli Zetas?), che non ha dato segni di vita nè su Calderoli nè, tantomeno, su Alfano.
Non un commento, zero.
Non un direttore che si sia affacciato per un editoriale di critica o di allarme per un paese in briciole. Niente.
Abbiamo allora pensato alle “cartoline” di Andrea Barbato: erano scritte con un garbo incendiario.
Si affacciava alla tv di Stato, mica a telecurvasud, e trainava il Tg3 smontando con la perfidia dell’ironia ministri, politici, imprenditori, persino le intoccabili gerarchie della chiesa.
Quello era vero “servizio pubblico”.
E, allora, delle due l’una: o i principi dell’informazione tv di oggi non sono all’altezza.
O sono pavidi.
Paolo Ojetti
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