LA COMICA FINALE
I MONITI DI NAPOLITANO AI GIUDICI E LE SUE RESPONSABILITA’
L’unico pregio dell’ultimo messaggio di Napolitano al Csm è che è l’ultimo.
Per il resto, è la solita imbarazzante accozzaglia di luoghi comuni, assurdità e bugie. Che non hanno neppure il carattere dell’originalità , visto che sono copiate paro paro dai moniti precedenti (chi glieli scrive ricicla quelli vecchi, confidando nel fatto che lui non se ne accorga).
Ma le menzogne si possono ripetere mille volte, senza diventare verità . Pagato il pedaggio all’ovvio — la denuncia “della corruzione e della criminalità organizzata emerse anche in questi giorni” — l’anziano monarca riattacca con la tiritera cerchiobottista dei “comportamenti impropriamente protagonistici e iniziative di dubbia sostenibilità assunte da magistrati della pubblica accusa”.
Come se papa Francesco, denunciando i 15 peccati della Curia, avesse aggiunto: “Però deve pentirsi anche chi li ha scoperti”.
Un tempo certe corbellerie erano esclusiva dei Craxi e dei B., e tutti le trattavano per quel che erano: balle sesquipedali di plurimputati disperati.
Poi cominciò a dirle Lui, e tutti si misero sull’attenti. Ma sempre balle restano.
Cosa ci sarebbe di “improprio” e “insostenibile” nella decisione della Corte d’Assise di Palermo (non dei soli pm) di sentirlo come teste sulla trattativa, visto che lui ha parlato per tre ore e passa? E cosa sarebbe, di preciso, il “protagonismo”? E chi sarebbero i pm “protagonisti” ?
Se sono quelli che finiscono sui giornali perchè indagano su imputati famosi e potenti, i rimedi possibili sono solo due: o si dà licenza di delinquere ai potenti e ai famosi, o si vieta ai giornali di parlare delle relative indagini. Quale sceglie Sua Maestà ?
Se invece i protagonisti sono i pm che parlano, i rimedi possibili sono altri due: o si sospende l’art. 21 della Costituzione solo per loro, oppure si vieta ai mass media di intervistarli. Quale sceglie Sua Altezza?
C’è poi il caso di magistrati che anticipino le sentenze o violino il segreto sulle indagini, ma questi sono reati e anche infrazioni deontologiche che spetta al Csm sanzionare: se il Csm non l’ha fatto, il suo presidente Napolitano dovrebbe scusarsi e spiegare il perchè.
Ridicolo poi l’invito a “superare gli elementi di disordine e di tensione nella vita di talune Procure”.
Quando il Csm si accingeva a punire Bruti Liberati, primo responsabile del caos nella Procura di Milano per aver disatteso, pur di estromettere l’aggiunto Robledo, le regole che lui stesso aveva dato al suo ufficio, fu proprio il Quirinale a bloccarlo, costringendo l’apposita commissione a sbianchettare ogni censura alla sua condotta.
E altro disordine sta per esplodere alla Procura di Palermo, dove il veto imposto a luglio dal Colle al voto del vecchio Csm su Lo Forte ha portato alla nomina del nuovo procuratore Lo Voi, senz’alcun requisito e in barba alle regole che lo stesso Csm s’è dato.
Quindi di quale disordine va cianciando il Presidente? Addirittura comico, infine, l’attacco alle “logiche di appartenenza correntizia”.
Fu proprio Napolitano a teorizzarle, quando giustificò lo stop al voto su Lo Forte — fatto mai accaduto prima — con la necessità di attendere (e solo per Palermo, non per altri uffici “scoperti”) l’elezione del nuovo Csm per “evitare scelte riferibili a una composizione del Csm diversa da quella del Consiglio che sta per insediarsi”: cioè legò la nomina del nuovo procuratore ai nuovi equilibri correntizi, che sperava avrebbero favorito il suo pupillo Lo Voi.
E ora proprio Re Giorgio viene a menarcela con le logiche correntizie? Ma per favore, un po’ di pudore.
E perchè non dice nulla sulle logiche partitocratiche che hanno portato tutti i membri laici cioè politici (i Nazareni) a schierarsi per il candidato meno titolato?
E perchè, se ce l’ha tanto con le correnti, ha firmato due volte la nomina a sottosegretario alla Giustizia (dei governi Letta e Renzi) del leader della corrente di Magistratura Indipendente Cosimo Ferri, che dal ministero ha continuato a fare campagna per i suoi cocchi al Csm?
La verità è che il patrono e imbalsamatore della Casta più corrotta e mafiosa del mondo sta passando le consegne al suo successore, per seguitare a far danni anche da pensionato.
Teme che al Quirinale torni un difensore della Costituzione e dell’indipendenza della magistratura, tipo Einaudi, Pertini, Scalfaro e — a giorni alterni— Ciampi.
Uno che, fra le guardie e i ladri, scelga le prime anzichè dare un colpo alle une e uno agli altri. Ma il suo timore è del tutto infondato: a quel che si sa, il nuovo presidente sarà scelto dal Pregiudicato e dallo Spregiudicato, che ormai sui giudici parlano la stessa lingua.
Anche Renzi e la signorina Boschi intimano alle toghe di “parlare con le sentenze e applicare le leggi invece di commentarle o scriverle, perchè questo spetta al Parlamento”.
Ora, a parte il fatto che il Parlamento è esautorato e le leggi le fa solo il governo, i due toscanelli trascurano un dettaglio: sono le leggi fatte (o non abrogate) dai governi che impediscono ai magistrati di fare le sentenze.
E questi hanno tutto il diritto di commentarle, evidenziarne gli errori e suggerirne di migliori. O vogliamo impedire ai chirurghi di commentare le norme sulla chirurgia? Poi i politici sono liberi di accogliere o respingere i consigli.
Però è interessante il sacro terrore che i magistrati suscitano nei politici ogni volta che parlano. Renzi, che è un tipo sveglio, sa bene che, a dispetto del celebre 40,8%, gli italiani credono più ai magistrati che a lui.
Infatti, mentre tenta di tappar loro la bocca, se la riempie dei vari Cantone e Gratteri. Se è così che pensa di riconquistare il “primato della politica”, auguri.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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