LA COMICA INFINITA: “UGO, SEI TU?†E BERLUSCONI SBAGLIA PURE COMIZIO
IL CAVALIERE CREDEVA DI TELEFONARE A UDINE, INVECE AD ASCOLTARLO ERANO I SARDI
The Voice. In collegamento telefonico. Un classico delle tragicomiche berlusconiane. Una voce che sembra provenire dal soffitto, non dal cielo, e tutti in piedi ad ascoltare. Una volta è pure capitato che parlasse a una platea di sedie vuote.
L’ultima esibizione di B. the Voi-ce supera però tutte le precedenti. Esilarante. Memorabile.
Berlusconi sbaglia comizio. Pensa di rivolgersi agli azzurri di Aquileia, in provincia di Udine. Invece è collegato con l’albergo Miramare di Alghero, dove è in corso una manifestazione con Ugo Cappellacci, governatore sardo che cerca il bis alle prossime regionali.
La gag-gaffe è andata avanti per quasi dieci minuti, nonostante i goffi tentativi dello stesso Cappellacci di avvisare “il Presidente” sotto forma di voce.
Mezzogiorno di abbagli ad Alghero.
In primo piano c’è la faccia di Cappellacci che attende ansioso la Voce dopo il tu-tu del telefonino che dà libero. “Presidente”.
Berlusconi: “Ciao a tutti. Un saluto a Franco, un saluto a Vittorio Covella che so essere l’anima dei club che stanno nascendo lì da voi e un saluto affettuosissimo a Franca che sta facendo benissimo al vostro comitato regionale”.
Cappellacci è spiazzato. Lui si chiama Ugo non Franco o Vittorio.
Il governatore pensa a un’altra boutade di B., tipo “Ugo merda” che cambia nome. Il Cavaliere va avanti: “Consentitemi un’osservazione preliminare: avete fatto apposta a scegliere un posto che si chiama ‘I Patriarchi’, vista la mia veneranda età ?”.
“I Patriarchi” è un albergo-ristorante di Aquileia. Gli ascoltatori-adepti della Voce si guardano in faccia in silenzio, attoniti.
Cappellacci, rigorosamente in piedi (la liturgia dei collegamenti prevede il massimo ossequio per la Voce), tenta di fermarlo. “Presidente, siamo al cinema Miramare di Alghero”.
Ma il “Presidente” non capisce: “Non sento, avvicinatevi al microfono, alla mia veneranda età mi è caduto pure l’udito”. Infatti.
Prosegue come se nulla fosse. Il tono è biascicato, tra l’ubriaco e la caramella in bocca. Berlusconi è convinto di rivolgersi a un club di Forza Silvio. Propala un pippone sul Parlamento anzichè sulle regionali sarde: “Avevamo perso il rapporto con le persone e in Parlamento c’erano i nominati. Questo fatto ha prodotto che i parlamentari non dovevano tornare a casa e occuparsi dei problemi locali e degli amici che dovevano votarli la prossima volta. Questo ha fatto perdere il contatto con i cittadini”.
La Voce dimentica che i nominati li ha voluti per interposta persona, Denis Verdini, anche nel nuovo Italicum, ma questa è un’altra storia.
Colpito dal silenzio della platea, che non accenna a reazioni, nè applausi nè risate, e forse avvisato da chi gli sta vicino ad Arcore, la Voce si blocca d’improvviso.
È ancora più impastata quando riprende a parlare: “Ma non siete il club di Aquileia?”. B. pronuncia club con un dittongo improbabile “claeb” e continua a interrogarsi al buio.
I presenti guardano il soffitto, in segno di rispetto, sperando che la Voce rinsavisca e torni in sè.
Finalmente B. si desta: “Ugo sei tu?”. “Ugo” sorride, annuisce e conferma: “Non ti preoccupare presidente, sei comunque tra amici. Sì, sono io e sei in collegamento con Alghero, siamo al Miramare”.
The Voice esorcizza la gaffe con un’altra battuta: “Hanno infiltrato qualcuno di sinistra anche nella mia segreteria”.
Segue un’apologia della Sardegna e dei relativi festini a Villa La Certosa: “Col mio programma di arrivare a 120 anni non potrò che trasferirmi presto in Sardegna, siete un popolo di ultracentenari. M’importa molto di questa isola che è la più bella del mondo. E potrei aggiungere, quando siamo a tu per tu, altre motivazioni”.
Poi, sulle prossime elezioni politiche: “O la va o la spacca”.
In serata, a Milano, B. si materializza a un’altra riunione e spiega il suo ultimo incidente domestico: “Ho messo un piede su una palla di Dudù e ho fatto un volo di quattro metri, sono planato sulle scale, per fortuna c’era la moquette e non mi sono fatto nulla”.
Ancora: “Stanotte ho finito di scrivere un instant-book sulla magistratura”.
Il berlusconismo è una comica infinita.
Fabrizio d’Esposito
(da “il Fatto Quotidiano“)
Leave a Reply