IL CASO MARO’ E L’IPOCRISIA DI CERTA DESTRA ITALIANA
PRIMA LI MANDA ALLO SBARAGLIO A DIFENDERE INTERESSI PRIVATI, POI LI RISPEDISCE IN INDIA QUANDO POTEVANO RESTARE IN ITALIA, ORA SCENDE IN PIAZZA CONTRO LE PROPRIE CAZZATE
Sulla vicenda dei due marò italiani trattenuti da due anni in India, in violazione palese delle norme internazionali, l’ultima notizia è che il ministero indiano degli Interni ha autorizzato la polizia Nia a perseguire i due marò “in base al Sua Act, ma senza invocare l’articolo che prevede la pena di morte.
In pratica il dicastero “ha rimosso il riferimento alla clausola della pena di morte, mentre tutte le altre disposizioni rimangono le stesse”.
Secondo Times of India, il governo ha ordinato alla polizia investigativa della National Indian Agency lunedì, nell’udienza dinanzi alla Corte Suprema, di perseguire Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, accusati dell’uccisione di due pescatori erroneamente scambiati per pirati, in base a una disposizione del Sua Act (sezione 3 comma ‘A’) che punisce violenze generiche e comporta una pena massima di 10 anni, mentre finora si rischiava l’applicazione del comma G-1 che prevede obbligatoriamente la pena di morte per chi abbia commesso un omicidio in mare.
The Economic Times, invece, ipotizza che i due militari possano essere anche incriminati per omicidio in base all’articolo 302 del codice penale indiano che prevede l’ergastolo e, nei casi più estremi, la pena di morte.
In pratica, se va bene, i due militari rischiano una pena fino a dieci anni.
Nel frattempo da due anni sono incriminati non solo senza prove, ma addirittura con prove (vedi perizia balistica) che li riconoscono estranei. E in ogni caso la giurisdizione in questi casi è regolata da Convenzioni internazionali che prevedono che l’eventuale processo si tenga nel Paese di origine degli accusati.
Le varie formazioni di centro-destra in Italia da anni raccolgono firme, indicono presidi, affigono manifesti, postano foto sui social network per chiedere la liberazione dei due marò.
Cosa encomiabile se qualcuno di loro accompagnasse il tutto con una minima autocritica e non si limitasse a speculare sulla vicenda.
Tanto per precisare:
1) I responsabili morali del sequestro dei due marò italiani sono da ricercare in coloro che hanno voluto far approvare una norma per cui le navi commerciali dovevano essere scortate da nostri militari. Che il partito che annoverava il ministro della Difesa in quel momento abbia la faccia tosta di reclamare la liberazione di coloro che ha concorso a far imprigionare è il massimo della ipocrisia.
2) I due marò hanno trascorso un Natale a casa e, come sostenemmo allora, non dovevano più essere riconsegnati alle autorità indiane. Ricordiamo che allora molti “destrorsi” ci criticarono perchè “avevamo dato la parola al governo indiano e dovevamo preservare il nostro onore”.
A costoro ricordammo e rammentiamo ancor oggi che la parola vale tra persone oneste, non con dei mascalzoni. Un Paese indegno del consesso civile dove ogni 20 secondi viene stuprata una donna e massacrata una minorenne è forse garante della legalità e della giustizia?
3) Se i due marò rischiano dieci anni di galera è anche grazie a un governo che pensa solo a tutelare gli interessi commerciali delle aziende italiane che operano in India. Un altro governo avrebbe già obbligato a rientrare tutti gli italiani e interrotto ogni rapporto. E non si dica che avrebbero sequestrato il nostro ambasciatore: in quel caso sarebbe bastato fare altrettanto con il loro e tutti sarebbero tornati indenni a casa propria.
Conclusione: prima di scendere in piazza contro le propre cazzate, qualcuno farebbe bene a guardarsi allo specchio.
Per poi scomparire senza propinarci lezioni di ipocrisia e ignobili speculazioni sulla pelle altrui.
A quando una foto per i marò liberi accompagnata dalla foto dei responsabili del loro sequestro?
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