LA FACCIA TOSTA DI SALVINI CHE SI LAMENTA PERCHE’ NON C’E’ LA REVOCA AI BENETTON
PARLA LUI CHE VOTO’ IL “SALVA-BENETTON” NEL 2008 E DIMENTICA L’ASSEGNO DI 150.000 EURO CHE BENETTON VERSO’ ALLA LEGA QUANDO FINANZIAVA TUTTI I PARTITI NEL 2006
Il Capitano ha delle idee, ma se non vi piacciono ne ha delle altre. Stamattina infatti, dopo l’annuncio dell’accordo in consiglio dei ministri tra i Benetton e il governo per Autostrade per l’Italia, ha fatto girare tra le agenzie di stampa la seguente dichiarazione: “Nessuna revoca (come promesso dai 5Stelle), tanti altri soldi pubblici spesi e, anche oggi, cantieri fermi e le solite code, in Liguria e in mezza Italia. Incapaci o complici?”.
Si tratta dello stesso Salvini che qualche giorno fa non diceva assolutamente nelle sue dichiarazioni che si doveva revocare la concessione ai Benetton: “Sono i 5 stelle che da due anni non decidono cosa fare. È una scelta legale non politica. Io mi occupavo di mafia di droga e di immigrazione, il ministro dei trasporti era Toninelli e quello del consiglio era Conte. Se c’è un contratto questi non si annullano per simpatia, se ci sono mancanze si revoca altrimenti no. L’importante è che il governo faccia qualcosa, su tutti i temi più importanti”.
E ancora: “Io mi auguro su Autostrade che il governo decida qualcosa perchè c’è la Liguria sotto ostaggio”. Nei giorni scorsi Salvini ha anche pungolato Di Maio — che ha incontrato Gianni Mion — dicendo che lui non ha mai incontrato un Benetton.
Eppure il Capitano dovrebbe ricordare che nel 2008 votò a favore del cosiddetto “Salva Benetton”, che diede al gruppo le concessioni molto vantaggiose per Autostrade.
Nel giugno di quell’anno, subito dopo la vittoria alle elezioni del centrodestra in seguito al crollo del governo Prodi e in una situazione in cui la maggioranza assicurata a Berlusconi era una delle più ampie della storia, arrivò in aula il cosiddetto decreto Salva Benetton, che all’articolo 8-duodecies diceva al punto a) che «le parole ‘nonchè in occasione degli aggiornamenti periodici del piano finanziario, ovvero delle successive revisioni periodiche della convenzione’, sono soppresse».
Quando Salvini votò sì al decreto Autostrade
All’epoca Matteo Salvini era in parlamento anche se proprio l’anno successivo andò a fare il parlamentare europeo. Le cronache dell’epoca raccontavano:
La mossa del governo mette fine a un lungo contenzioso con l’Unione europea. La velocità della soluzione per il dossier Atlantia, holding della galassia Benetton, ha suscitato in alcuni analisti sospetti di collegamento con la vicenda Alitalia e la cordata italiana, nella cui composizione è spuntato tra gli altri anche il nome del gruppo di Ponzano.
E infatti, puntualmente, anche la famiglia Benetton entrò a far parte della CAI che tentò il milionesimo salvataggio di Alitalia (per il duemilionesimo ci sono ancora lavori in corso). «Ma quella – ha obiettato nei giorni scorsi il sottosegretario del Carroccio Edoardo Rixi a Repubblica – era un’altra Lega».
Lo stesso Salvini ad Agorà ha successivamente ammesso di aver votato la norma: “Sì, è vero”, ma “da parte di chi ha governato per anni e anni e ha firmato e verificato le concessioni, un buon silenzio sarebbe opportuno”.
Non è un segreto che la famiglia Benetton abbia nel tempo finanziato i partiti politici. Sulla Gazzetta Ufficiale è possibile reperire un documento che si riferisce al 2006 e parla di 150mila euro dati come finanziamento alla Lega Nord da Autostrade per l’Italia.
Ma attenzione: un articolo del Fatto Quotidiano ci ricorda che in quell’anno la famiglia Benetton distribuì 1,1 milioni di euro sotto forma di donazioni ai partiti.
Un assegno di 150 mila euro ciascuno per la coalizione di centrodestra, Alleanza nazionale, Forza Italia, Lega Nord e Udc; stessa cifra per la coalizione di centrosinistra, Comitato per Prodi, Democratici di Sinistra, La Margherita e soltanto 50 mila euro per la piccola Udeur di Clemente Mastella.
All’epoca la famiglia era impegnata nel tentativo di fondere Autostrade con Abertis, un’operazione che poi saltò per l’opposizione dell’allora ministro dei Lavori Pubblici Antonio Di Pietro e del ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa, che la considerarono in conflitto di interessi con la concessione per i rapporti tra ANAS e Autostrade.
(da “NextQuotidiano”)
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