LA FASE 2 DEL GOVERNO E’ UN GUSCIO VUOTO
CERCANO DI DARE L’ILLUSIONE DI UN RILANCIO MA FINO A SETTEMBRE RESTERANNO SOLO PROMESSE
È mattino presto quando Giuseppe Conte chiama i due vicepremier: “Il pranzo è confermato”.
La notte appena trascorsa è sembrata da fine impero. L’incubo, certificato da Giovanni Tria con i numeri del Def, non è svanito con le prime luci del giorno.
Un chiarimento a tre è necessario. Seduti allo stesso tavolo si ritrovano il presidente del Consiglio, Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Davanti a loro il Contratto di governo per capire come andare avanti considerato che soldi non ce ne sono. Bisogna anzi tirare fuori 23 miliardi per la manovra d’autunno. Questi sono i dati, ma nella sala da pranzo di palazzo Chigi il messaggio che viene confezionato è quello di un nuovo inizio, che con enfasi viene chiamato “fase 2”.
Il brusco risveglio ha innestato una nuova dose di fibrillazione nei rapporti tra i due vicepremier. L’allarme di Tria su un aumento delle tasse per poter realizzare quanto prevede il Contratto, a iniziare dalla flat tax, ha curvato i già fragili equilibri.
Se il segretario della Lega è il più esposto perchè la tassa piatta è un suo cavallo di battaglia, anche Di Maio non può esultare perchè la rincorsa per trovare le risorse necessarie a coprire la prossima legge di bilancio non lascia spazio alla possibilità di andare avanti con i propri progetti.
Per questo l’incontro di oggi è stato più un messaggio di ottimismo da lanciare all’esterno che una vera e propria programmazione dei prossimi mesi. La prova del nove è l’accettazione, confermata dalle parole di Conte, che la flat tax per ora resterà una promessa, così come è stata scritta nel Def.
Solo dopo l’estate si inizierà a ragionare sulle aliquote, ma il problema di dove recuperare le risorse è la portata principale di questo pranzo a tre, in cui il grande assente è il ministro dell’Economia, volato a Washington, ma forse non troppo gradito da alcuni dei commensali.
Spending review, revisione delle agevolazioni fiscali, crescita nel secondo trimestre: le soluzioni annunciate da Conte e Salvini al termine del vertice svelano la fragilità dei prossimi passi che il governo intende compiere per ottemperare agli obblighi sui conti pubblici.
Sono coperture a cui ci si è aggrappati più volte nel recento passato, dai governi di centrodestra a quelli del Pd: mai nessuno è riuscito nell’intento. La revisione della spesa pubblica si è schiantata contro privilegi e interessi, mettere mano alle agevolazioni significa scontentare chi oggi ne gode.
Sperare ancora nella crescita durante il secondo semestre è alquanto complesso e soprattutto irreale. A maggior ragione che al momento non ci sono segnali positivi in vista.
Ma nel day after l’ostentazione della serenità è alla base della strategia comunicativa. “Non prevediamo la patrimoniale e eviteremo l’aumento dell’Iva”, ribadisce Conte da Bruxelles. “Non ci saranno nuove tasse, niente aumento dell’Iva, niente tasse sulle casse, niente tasse sui risparmi, niente patrimoniale”, conferma Salvini parlando con i giornalisti davanti a palazzo Chigi.
Ma il tono di voce tradisce più di qualche dubbio di non riuscire le promesse elettorali, trovandosi così in grande difficoltà già pensando a una flat tax che potrebbe non arrivare mai. Davanti a questa debolezza, che forse Salvini non aveva mai provato fino ad ora, l’antidoto è lanciarsi in un bagno di folla. Il vicepremier leghista percorre a piedi il centro di Roma, in maniche di camicia bianca. È qui,
nel cuore della Capitale, in uno dei posti più affollati dai turisti si fa riprendere dalle telecamere mentre scatta un selfie dopo l’altro con i suoi ammiratori incrociati per strada per far vedere che il consenso è ancora dalla sua parte.
Ora le parole suonano come frasi di circostanza, ma l’allarme lanciato da Tria è già scattato.
(da “Huffingtonpost”)
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