LA FOTO DEI VIGILI DEL FUOCO STREMATI, SIMBOLO DELL’EMERGENZA INCENDI: QUESTI SONO I VERI PATRIOTI, ALTRO CHE I FIGHETTI SOVRANISTI
“SUDORE E CAPOGIRI, MA QUANTO AFFETTO DAI CITTADINI”
Stremati, con addosso i dispositivi di protezione individuale più pesanti per fronteggiare le fiamme alte e una temperatura di 46 gradi che nel corpo può salire fino a 50, 60 gradi.
L’immagine simbolo che ritrae i vigili del fuoco a Carlentini, in provincia di Siracusa, stremati e piegati a terra dopo aver domato gli incendi che per oltre 24 ore hanno minacciato i centri abitati della zona racconta una pagina di eroismo quotidiano.
Sono i vigili del fuoco del distaccamento di Lentini. Capo squadra Mario Rocca con Tullio Scionti, Alessandro Rinato, Christian Pelligra, Andrea Carfì, Giuseppe Accetta. Persone che hanno rischiato la vita mentre la Sicilia prendeva a fuoco su più fronti.
“Eravamo reduci da due importanti interventi, il giorno prima avevo fatto un turno straordinario. Poi alla mattina siamo andati nella zona archeologica di Carlentini, inizialmente si trattava di sterpaglie e cumuli di spazzatura in fiamme dovuti come spesso capita alla mancata prevenzione. Nel pomeriggio gli incendi hanno minacciato i centri abitati, la gente in strada che urlava, i tetti delle case che prendevano a fuoco, fumo ovunque. Abbiamo così indossato i dispositivi di protezione più pesanti e con i nastri, tubi ad alta pressione, abbiamo cercato di domare quell’inferno. Quando abbiamo finito ho avuto dei giramenti di testa e mi sono accasciato a terra”, è il racconto di Tullio Scionti, 52 anni, il terzo dei vigili del fuoco a destra nella foto, con lo sguardo perso nel vuoto. “In quei momenti ti accorgi che non sei più di aiuto, soprattutto nei confronti dei colleghi che devono continuare a fronteggiare il fuoco”, così in quegli istanti del tardo pomeriggio di martedì 25 luglio i cittadini carlentinesi notano i tre pompieri in difficoltà.
Portano acqua e frutta: “Un signore si è avvicinato dicendomi che era un vigile del fuoco in pensione, gli ho chiesto aiuto e mi ha levato il giubbotto antifuoco, in gergo nomex, perché non avevo le forze per farlo da solo”. Dopo pochi minuti, è arrivata un’ambulanza del 118 chiamata dagli stessi cittadini e i tre eroi che avevano bassi livelli di saturazione sono stati portati in ospedale.
“Dopo che siamo stati trasferiti in ospedale è arrivata un’altra squadra da Agrigento e un’altra da Enna. In tutta la Sicilia non ci siamo mai fermati, ma siamo davvero troppo pochi, una squadra è ridotta in ogni distaccamento a cinque, sei persone”, conclude Mario Rocca.
(da La Repubblica)
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