LA PANDEMIA DEL CENTRODESTRA: SALVINI E MELONI PAZIENTI ZERO
“UNA CLASSE DIRIGENTE SENZA IDEE E SENZA VISIONE CHE SI FA GUIDARE DAI PROPRI FOLLOWER”
“Un centrodestra così meglio perderlo che trovarlo”, sancisce Claudio Cerasa sul Foglio. Aggiungendo che un centrodestra così rappresenta “una classe dirigente senza idee, senza orizzonti, senza prospettive, senza visione, inadatta a mediare, incapace di fare sintesi, decisa a farsi guidare dai propri follower senza provare minimamente a guidarli e desiderosa infine di presentarsi di fronte agli elettori con il profilo incosciente di chi è pronto a rinunciare a ogni principio di responsabilità pur di raggranellare un voto in più”.
La verità? La suggerisce lo stesso Cerasa nel suo articolo. Il centrodestra è da “vaccinare”, il centrodestra è un “corpo politico” affetto da un virus che lo rende sempre più un “corpo morto”, un morto vivente con il solo e irrazionale scopo di uccidere la buona politica, quella fatta di scelte strategiche, di decisioni responsabili, di visioni future.
Ma come è nata questa maledetta pandemia, tutta italiana, fatta di pericolosa propaganda populista? Dove è il nostro Wuhan? La causa di tutto questo?
Matteo Salvini e Giorgia Meloni, sarebbe facile rispondere. Ma no, davvero troppo facile. Bisogna andare più a fondo.
I due leader della destra sovranista italiana sono al limite i pazienti zero, gli untori oggi leader indiscussi di un esercito di zombie infettati di odio e paura.
No, la responsabilità vera di tutto questo va cercata nell’assenza della buona politica, nel vuoto assoluto di cordoni “sanitari”, di minime regole di igiene culturale e ideologica. Per troppi anni tutto è stato possibile e tutto giustificabile. Ogni zozzeria e nefandezza ideologica veniva accettata quando non addirittura applaudita. Ogni rantolo estremista veniva visto con accondiscendenza. Qualsiasi piaga morale non veniva curata ma, anzi, giustificata. Nessuna accortezza, nessuna prevenzione.
Il virus di oggi è nato nella politica malsana di ieri. Salvini e Meloni non sono altro che il frutto malato della superficiale e arrendevole indulgenza di ieri.
Cosa fare a questo punto? In primo luogo riconoscere la malattia come tale, senza stupidi negazionismi. Ed é già tardi, perché il virus estremista esiste, eccome se esiste. Ed è anche normale che gli untori, chi guadagna dalla morte della buona politica, lo neghino con tutte le loro forze: loro vivono della malattia stessa, se ne nutrono, hanno il terrore che qualcuno la combatta davvero. O che addirittura trovi l’antidoto per sconfiggerla.
Riconoscere la malattia e combatterla con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione. Il vaccino della cultura, intanto. E poi la medicina di un governo che finalmente decide con razionalità senza fare lurida propaganda.
Basta? No, non può bastare. Bisogna essere più duri ancora: la destra sana, che per fortuna c’è ancora trasversalmente in tutti i partiti dell’attuale alleanza, deve espellere il virus estremista. Sarà magari doloroso come tutte le amputazioni, ma se non lo facciamo la cancrena dei morti viventi prima o poi prenderà il sopravvento.
(da Huffingtonpost)
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