LA PARTITA DI POKER CON BLUFF DI MELONI CON L’EUROPA: DAL 1 GENNAIO SE ROMA NON RATIFICA IL MES, TUTTI GLI ALTRI 26 STATI MEMBRI DELL’UNIONE EUROPEA SAREBBERO SENZA OMBRELLO DI SALVATAGGIO IN CASO DI DEFAULT
LA DUCETTA RISCHIA DI RESTARE COL CERINO ACCESO, L’UNICO PAESE CHE RISCHIA IL DEFAULT, DALL’ALTO DI UN DEBITO PUBBLICO MOSTRUOSO (2.844 MILIARDI DI EURO) SAREBBE L’ITALIA. E SENZA MES, I MERCATI LA PUNIREBBERO CON LO SPREAD IN SALITA
Dal 1 gennaio del 2024, se il governo Meloni non ratifica il Mes, tutti gli Stati membri dell’UE sarebbero senza ombrello di salvataggio in caso di default. Portando avanti, come se fosse al mercatino di Porta Portese, la contrattazione di scorporare nel Patto di Stabilità alcuni investimenti in cambio della ratifica del Fondo Salva Stati (Mes), l’Evita Peron di Colle Oppio rischia di rimanere col cerino acceso in mano.
Cotonandosi l’ego di arroganza mista a incoscienza, il duplex Meloni-Fazzolari ha cogitato che non era il caso di presentarsi al Consiglio Europeo del 15 dicembre con le armi spuntate, cioè col Mes approvato, meglio, molto meglio ingaggiare una tosta battaglia contro gli euro-burocrati e far vedere quante palle ha l’Italia della destra-destra.
Non siamo per niente Gentiloni, da una parte. Dall’altra, per il duplex Meloni-Fazzolari la riuscita della trattativa sarebbe l’unica via d’uscita per cantar mediaticamente vittoria e contemporaneamente nascondere sotto il polverone la firma di un trattato internazionale che ieri l’ex compagna di Giambruno liquidava come “anticamera della troika” e “cappio al collo”.
Ecco perché, in barba alla calendarizzazione in Parlamento fissata per il 14 dicembre, lo stop al Mes arrivato dalla Lega per bocca del capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, non ha creato alcun dispiacere ai Fratellini d’Italia. Anzi: Giorgetti è troppo tonto per riuscire a trasformare una sconfitta in un successo, qui ci vuole l’eloquio coattello della Sora Giorgia, una capace di mutare la Coca Cola in Pepsi, il fascismo in un fascio di rose, un cognato in un ministro.
Il camaleonte Meloni, ingranata la modalità democristiana, sa bene come gestire davanti alle telecamere la comunicazione di una tale dirompente “rogna”, evitando di così di venir sbertucciata come “Giorgia Zelig” – o peggio: “la cazzara della Fiamma” – non solo dall’opposizione (si fa per dire) ma soprattutto infilzata come un tordo dal suo nemico più intimo Matteo Salvini, che sulla ratifica del Mes non aspetta altro per sputtanarla e riacchiappare i voti perduti.
Per gli euro-poteri di Bruxelles, che non vogliono sentir parlare del “pacchetto Meloni”, quella del governo italiano è una mera minaccia da mercatino arabo, che regge poco, in quanto nell’Unione sanno che l’unico paese a correre un serio rischio di default, dall’alto di un debito pubblico mostruoso (2.844 miliardi di euro), sarebbe l’Italia. E senza la ratifica, i mercati la punirebbero con lo spread in salita e conseguente aumento del debito pubblico.
La furbetta della Garbatella, scrivono oggi “La Stampa” e “Repubblica”, potrebbe siglare il trattato a gennaio, nella bolgia delle feste tra capodanno e l’Epifania, con l’opinione pubblica in prognosi riservata sul divano per overdose di panettoni e cotechini, ma avrebbe contro i ventisei paesi incazzati che hanno già firmato.
A questo punto, la domanda sorge spontanea: fino a quando può andare avanti il poker con bluff di Giorgia Meloni con l’Unione Europea?
(da Dagoreport)
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