LA RIVOLTA DEI PARROCI: “LA VERA CHIESA E’ ALTRO, ORA PULIZIA”
“NOI DIAMO SANGUE PER STARE VICINO ALLA GENTE, FA MALE LEGGERE CHE C’E’ CHI SPRECA SOLDI”… “E’ GIUSTO CHE SI SAPPIA COME STANNO LE COSE, BEN VENGANO QUEI DUE LIBRI”
“Qui gira troppo sterco del diavolo. E allora è davvero il momento di cambiare. Se il Papa ha la forza di imporsi su chi contrasta la sua azione, alla fine la gran parte dei fedeli gli sarà grata”.
Oportet ut scandala eveniant, dice l’evangelista Matteo.
E dunque, se è necessario che gli scandali avvengano, perchè la verità , anche quella più dura, faccia bene alla Chiesa, la voce critica dei sacerdoti che in questi giorni guardano con stupore al Vaticano finisce per saldarsi con quella dei fedeli ugualmente sconcertati: “Il Papa, povero diavolo, si è trovato delle serpi in seno”.
A girare per cardinali, nei palazzi bellissimi e lussuosi che si susseguono uno in fila all’altro, fra abitazioni e uffici dicasteriali, percorrendo la via della Conciliazione che si allarga su Piazza San Pietro, alla fine gira sul serio un po’ la testa.
Bisogna allora scendere gli scaloni, rimettere i piedi a terra, allontanarsi dal centro, battere la periferia, visitare le parrocchie di zone meno cruciali. E parlare con i sacerdoti di qualche chiesa lontana da Roma.
Come il don Vincenzo di San Benedetto del Tronto, che si autodefinisce semplicemente “un prete”. L’altro giorno ha preso il telefono e chiamato un programma di Rai Radio3 per parlare di “questo benedetto Vatileaks, che mi appassiona tantissimo “.
Don Vincenzo non vede lo scandalo scoppiato come del tutto negativo: “Io, come prete, come faccio a non amare la mia Chiesa? La amo con passione, con lucidità . E proprio perchè amo la mia Chiesa non la voglio vedere sporca. Io voglio una Chiesa bella, pulita, voglio una Chiesa evangelica. Quindi, ben venga la chiarezza, la verità , la conoscenza anche dei fatti negativi. Si è detto di attacchi dall’esterno, di manovre ispirate da chissà chi. Ma quali manovre? Le facciamo da soli le cose brutte. Siamo noi, all’interno della Chiesa, che dobbiamo fare una pulizia”.
Così il malessere di questi giorni difficili, di accuse e tensione, di prime pagine che straboccano di titoli, di foto sui settimanali pieni di attici e terrazze nelle disponibilità dei prìncipi del Vaticano, erompe nelle parrocchie lontane da Piazza san Pietro. Dove i primi a storcere il naso non sono soltanto i credenti, ma i sacerdoti.
Un sentimento, questo, che comincia a essere pienamente avvertito da chi ha il polso della situazione fra i vescovi.
Dice a Repubblica una voce dentro la Cei, la Conferenza episcopale italiana: “Questa è una cosa che riguarda direttamente noi clero. E allora ben venga una Chiesa pulita. Perchè quello che emerge dai libri appena pubblicati è tutt’altro che carità , tutt’altro che povertà , è miseria umana. Di più: è commercio di beni sacri. È simonia!”. Dunque, è peccato.
Don Renzo Zocca, parroco di Santa Lucia a Pescantina, in provincia di Verona, ha avuto il suo momento di celebrità come “il prete della Renault 4” regalata a Papa Francesco, in Vaticano divenuta una papamobile inconfondibile.
L’altro ieri ha detto ad Avvenire: “La missione del Papa è grande, quello che sta capitando in questi giorni fa male, ma non deve offuscare nè quello che lui sta facendo nè quello che la Chiesa fa, anche seguendo il suo esempio. Se ci sono stati episodi disdicevoli in Vaticano, si faccia ordine, si chieda scusa. Ma sia ben chiaro che la Chiesa è un’altra cosa”.
Padre Sebastiano Giuseppe Lai, invece, a Roma è parroco di San Giuseppe all’Aurelio: “Noi sacerdoti siamo i più arrabbiati – afferma – in tanti diamo il sangue nelle nostre parrocchie, poi la gente scopre queste storie. È come per i preti pedofili: quella è la mia rabbia più grande. Io sto coi bambini, ridiamo e scherziamo, non vorrei mai che qualche genitore dicesse al figlio di stare attento”.
Aggiunge un ecclesiastico spagnolo – in questi giorni alcuni di loro sono spesso interpellati per via del presunto “corvo” in cella, il monsignor Lucio Vallejo Balda oggi nella guardina della Gendarmeria vaticana: “Lui non è affatto uno stupido. Era solo un po’ megalomane, si sentiva vicino al Papa. Qualcuno probabilmente lo ha usato. Ma questa vicenda, adesso, è diventata una questione di credibilità per la Chiesa. È vero che molti sacerdoti sono spesso ingenui, e questa purtroppo è una caratteristica di buona parte del clero: cadono in tranelli finendo per essere manipolati da altri. Ma che ci voglia pulizia all’interno, questo è poco ma sicuro “.
Insieme con i sacerdoti ci sono tanti fedeli arrabbiati. Alcuni, addirittura, disgustati dal tipo di Chiesa che esce a pezzi dal caso Vatileaks 2: “La gente – commenta qualcuno – è nauseata per quello che sta venendo fuori”. Commenta Vittorio Bellavite, coordinatore nazionale del movimento riformista “Noi Siamo Chiesa”, un cristiano in prima linea e spesso critico: “Siamo d’accordo con gli autori dei due libri pubblicati. Siamo con Papa Francesco nella sua opera di pulizia. Bisogna che le cose si sappiano. Perchè qui la realtà supera ormai l’immaginazione “.
Marco Ansaldo
(da “La Repubblica”)
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