LA SOPRINTENDENZA CERCA DI METTERE UN ARGINE AI DANNI DEL MEGALOMANE TOTI
“PER IL RED CARPET SARANNO NECESSARIE AUTORIZZAZIONI, NON SI PUO’ TAPPEZZARE LA LIGURIA DI TAPPETI ROSSI CON DANNI AL PATRIMONIO ARTISTICO”… LA VICENDA DEI CHIODI “SPARATI” SUI SELCIATI DI PREGIO PER FISSARE IL TAPPETO
Chiodi piantati in aree protette, autorizzazioni mancate e polemiche senza fine. Avrebbero dovuto essere un volano per il turismo ma ora i red carpet promossi dalla Regione rischiano di trasformarsi in un boomerang.
I tappeti rossi, dopo il primo esperimento con la posa da Santa Margherita Ligure a Portofino ora stanno comparendo in molti altri centri dell’entroterra e nei luoghi più suggestivi della riviera, ma arrivano anche negli uffici della Soprintendenza.
Da ieri i tecnici sono al lavoro con la direzione generale del Mibact per capire come intervenire su modalità , autorizzazioni e luoghi in cui poter posare le passerelle rosse che, senza alcun controllo, rischiano di intaccare il patrimonio e la storia del territorio.
“Fino a oggi non siamo mai stati contattati nè dalla Regione nè dai comuni in merito a questa iniziativa – spiega il dottor Vincenzo Tinè, soprintendente unico della Liguria per il ministero dei Beni culturali – la situazione sembra stia sfuggendo di mano, non possiamo ritrovarci tutto la riviera tappezzata di red carpet. Si tratta di operazioni con un forte impatto estetico, il loro utilizzo deve essere limitato e temporaneo. Già nei prossimi giorni forniremo nuove indicazioni su autorizzazioni ed eventuali sanzioni”.
A scatenare il caso l’inaugurazione di domenica scorsa del red carpet di Porto Venere a cui hanno partecipato anche il governatore Giovanni Toti e gli assessori regionali Ilaria Cavo e Raul Giampedrone.
La passerella rientra nel progetto “Emozioni da Star”, un itinerario tra 32 borghi liguri e 27 tappeti rossi dalla costa all’entroterra.
Nel borgo spezzino, patrimonio Unesco dal 1997 visitato ogni anno da migliaia di turisti di tutto il mondo, il red carpet attraversa i caruggi e arriva fino alla chiesa di San Pietro ma sono bastate poche ore per dare il via alle polemiche.
“Il red carpet di Toti ha offeso Portovenere. Non è solo uno sfregio volgare a un patrimonio storico e artistico unico ma rappresenta anche un vero e proprio danno materiale – spiegano i consiglieri regionali del Pd Raffaella Paita e Juri Michelucci –
Abbiamo già scritto alla Soprintendenza e all’Unesco in merito ai chiodi con cui è stato fissato il tappeto danneggiando le antiche pietre del selciato. Quali autorizzazioni ha avuto la Regione per avviare un’operazione del genere?”.
E i due consiglieri sottolineano anche la stridente contraddizione fra la modernità della passerella e le peculiarità del borgo sottoposto a specifiche misure di tutela.
“A nessuno che ami davvero questa terra aspra e bellissima, riservata e orgogliosa com’è la Liguria sarebbe mai venuta in mente un’operazione così ridicola – continuano – Una regione costruita con la fatica umana, da gente umile che ha rispetto per la sua terra. E adesso si trova vittima di un’operazione di marketing penosa, che non ha nulla a che fare con la sua storia”.
I tecnici della Soprintendenza sono già al lavoro: “Ci troviamo in una situazione limite che sfugge alle nuove normative – conferma il dottor Vincenzo Tinè – da una parte con il decreto di semplificazione i red carpet non rientrano nei vincoli paesaggistici e anche dal punto di vista monumentale non risulta alcuna indicazione in merito, ma stiamo parlando di interventi che andrebbero in qualche modo autorizzati ed è proprio su questo punto che stiamo cercando di trovare una soluzione con la direzione del Ministero dei beni artistici e culturali”.
(da “La Repubblica”)
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