L’APERTURA AL NULLA DI BERLUSCONI SPIAZZA I SUOI
FA SPONDA A SALVINI MA IN FORZA ITALIA MOLTI SONO CONTRARI, A PARTIRE DA GELMINI E CARFAGNA
“Sono di nuovo con voi, mi sento in famiglia”. Silvio Berlusconi apre così il video-collegamento con i vertici del suo partito che durerà due ore e mezzo. Lasciati alle spalle i guai di salute, pensa al futuro: promette interviste, colloqui su Zoom a tu per tu. E poi: “Valutiamo l’idea di federazione del centrodestra” lanciata da Salvini in un’intervista al “Giornale” di casa.
E’ un attimo e la prospettiva per Forza Italia cambia: il progetto a cui il Cavaliere si era sempre fieramente opposto adesso è “preso in considerazione”. Nessuna annessione – rassicura l’ala moderata – Nessun appiattimento sulla linea leghista: “Saremo sempre la guida culturale del centrodestra con i nostri valori europeisti, garantisti, liberali, riformisti”.
E in Europa, la strada resta quella del Ppe, perché – è il succo – Washington e Bruxelles non lasceranno mai governare i sovranisti.
Insomma, si vedrà, si pondererà, si convocheranno gli organismi. A tempo debito. I gruppi unici non sono all’ordine del giorno, tantomeno a giugno come vorrebbe il Capitano.
La suggestione però è in campo, ed è potente. Berlusconi la accarezza, la orienta, chissà se la manipola come abilmente in passato: dopo aver divorato più figli di Crono è tentato di lasciare l’eredità politica al “ragazzo”, ritagliarsi il ruolo del padre nobile – presidente onorario, sussurra più d’uno – di un grande rassemblement dei moderati, sganciarsi dal partitino rissoso e balcanizzato che è diventato il suo.
Sia pure consegnando le chiavi di casa al “Matteo redento”, con cui i rapporti sono “ottimi” e la telefonata “amichevole”: il leader che regala rosari, dispensa rose, e soprattutto blinda Draghi fino al 2023.
Un po’ come nelle aziende: il presidente mediatore e “garante” con i mondi di riferimento; il Ceo frontman, cui toccano beghe e grane.
L’ex ministro dell’Interno spalanca le braccia: è impaziente, chiama a sé Toti e i centristi, disegna le stanze della “casa comune”, studia iniziative condivise.
Certo, il partito unico resta tabù: evocato e poi smentito.
Gianni Letta, dicono, contrarissimo. Lo spettro della “fusione a freddo” aleggia. Eppure, una forza di massa sullo stampo dei Repubblicani Usa, un Great Old Party tricolore come avrebbe dovuto essere il Pdl, resta il sogno nel cassetto berlusconiano. Insieme alla vocazione del “federatore”, tanto che nel ragionamento la sinergia si estenderebbe a FdI, che però si chiama fuori: “Operazione giusta ma non riguarda chi sta all’opposizione”.
L’effetto dell’annuncio è deflagrante. Lo stato maggiore azzurro si divide plasticamente: Bernini, Cattaneo, Mulé sono pronti a discuterne.
Le ministre Gelmini e Carfagna restano fredde, fiutano il pericolo di finire inglobati. Vogliono difendere “valori, identità e storia” di Fi, ora che a insidiarli dal versante centrista è arrivato Brugnaro con le sue disponibilità economiche.
La titolare del Sud si spinge a chiedere il congresso. I parlamentari si dividono tra scetticismo sulla fattibilità dell’operazione e speranza di un futuro: se la legge elettorale non cambia, le liste comuni sarebbero la manna ma già l’alleanza con la Lega salverebbe i collegi del Nord.
I rumors raccontano del gruppo al Senato più favorevole mentre la maggior parte dei deputati sarebbe perplessa. Nessuno fa le barricate, molti predicano cautela. Solleticano l’orgoglio di Berlusconi, spingono sul rilancio del “suo” partito. Giacomoni sta organizzando i gazebo per la raccolta firme sulla riforma fiscale. Si tratta di tornare alle origini: il partito delle imprese, meno tasse per tutti. Vincerà l’originale che col piccolo schermo sedusse i moderati e oggi è precipitato sotto le due cifre, o l’emulatore che flirta con Orban e fa le capriole sui licenziamenti ma guida il primo partito italiano?
Non è quella la vera partita: “Questo è il nuovo predellino di Salvini – ragiona l’ex forzista Napoli, che ha già fatto le valige in direzione Toti – per evitare il sorpasso della Meloni. Se riesce, FdI resterà seconda forza della coalizione”.
Con la benedizione del Cavaliere. Se sono rose, come quelle offerte dal Capitano a Lilli Gruber, fioriranno. In anticipo sulla prossima primavera.
(da Huffingtonpost)
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