INTERVISTA AL POLITOLOGO PANEBIANCO: “LA FEDERAZIONE DI CENTRODESTRA NON VA DA NESSUNA PARTE”
“MELONI E SALVINI SONO EQUIVALENTI, MANCA UN ASSETTO CHIARO E UNA FIGURA FORTE”
“Nel centrodestra non c’è un assetto chiaro e netto come quando c’era Silvio Berlusconi, per questo la federazione di centrodestra di cui parla Matteo Salvini non va da nessuna parte. E in Europa il leader della Lega deve trovare una nuova collocazione, dal momento che la strategia di Marine Le Pen non funziona più”.
Angelo Panebianco, professore emerito dell’Università di Bologna, politologo e saggista, fotografa con l’Huffpost l’attuale situazione politica e prova a immaginare quale futuro avrà il centrodestra: “Salvini non intercetta al Sud il voto in uscita dei 5Stelle, che invece guarda a Fratelli d’Italia. Mentre sul referendum ha fatto un’ottima mossa perché ha messo in difficoltà sia Meloni sia il Pd”.
Professore Panebianco, il centrodestra prova a rinnovarsi. Matteo Salvini ha chiamato Silvio Berlusconi per parlare di una federazione di centrodestra, su cui il leader della Lega pare stia puntando. La convince o è una reazione per contenere un’emorragia di voti a destra verso Fratelli d’Italia?
La federazione di centrodestra non va da nessuna parte. Ha senso quando c’è un leader forte, ma adesso non c’è più nessuno forte come Silvio Berlusconi. La cosa più probabile sarà un centrodestra molto instabile, poiché non c’è una gerarchia ma due forze quasi equivalenti.
A proposito di instabilità, siamo di fronte a un paradosso. Il centrodestra, dato per maggioritario nel Paese, non riesce a trovare candidati nelle principali città italiane. E i nomi che circolano non sembrano particolarmente entusiasmanti. Come se lo spiega?
Tra Lega e Fratelli d’Italia c’è una competizione per l’egemonia. Non c’è un assetto chiaro e netto come quando c’era Silvio Berlusconi. Salvini è forte ma deve fare i conti con una Meloni in crescita e non sottovaluterei il fatto che il centrosinistra è perdente sul piano nazionale ma non su quello locale. Se il centrosinistra perderà le prossime elezioni locali sarà per demerito proprio e non per bravura degli altri.
Vede una debolezza insita nel populismo nel formare classi dirigenti? Vale per Salvini, per la Meloni. C’è anche un problema di leadership?
Un problema di leadership è un problema diverso rispetto a quello di mancanza di classe dirigente. L’unico partito di establishment è il Pd, può sembrare più forte perché ha più capacità di attrarre persone che fanno parte di un mondo che detiene il potere politico ed economico. Il centrodestra questa forza non ce l’ha.
Però è innegabile che Salvini stia provando strade nuove o quantomeno a costruire una destra di governo. La mossa di sostenere il referendum dei Radicali va in questa direzione?
Salvini ha cercato di intraprendere nuove strade, come quella del Sud quando ha aperto una sede a Bari, ma questa strada si sta rivelando molto difficile perché ha a fare con un leader in ascesa come la Meloni. Invece ha fatto una mossa intelligente aggregandosi al referendum dei Radicali e mettendo in difficoltà sia Meloni sia il Pd, come si è visto. I Radicali sono aperti a tutti, come da tradizione sono trasversali. Invece Salvini deve conciliarle questa sua mossa con le altre posizioni del partito che non sono poi così garantiste. Tuttavia la Lega può sposare i referendum Radicali per le stesse ragioni per cui non può sposarle il Pd. Dipende dal fatto che la Lega è in un conflitto con la magistratura, come dimostrano i processi in corso, mentre il Pd ha sempre scelto una linea di non belligeranza con la magistratura, l’ha scelta sin dai tempi di Mani pulite e non può abbandonarla. Una parte del Pd garantista condivide i quesiti ma il partito non può permettersi di seguirlo.
Si dice che il progetto in campo sia quello di un’annessione di ciò che resta di Forza Italia alla Lega. Al centro si parla di un rassemblement Toti, Brugnaro, Carfagna, Renzi. Solo un’operazione di Palazzo o questa ipotesi può avere una consistenza reale nel Paese?
Non mi sembra possibile, una buona parte di Forza Italia è incompatibile con la Lega.
Anche sul piano europeo Salvini ha bisogno di uscire dall’angolo e vuole entrare nel gruppo dei conservatori e riformisti o nel Ppe dove c’è Forza Italia. Vede possibile una reunion del centrodestra italiano almeno a livello continentale?
Salvini ha il vantaggio di aver preso un partito con percentuali molto basse e di averlo portato in alto. Ma ha il problema di conciliare un partito alla Le Pen, partito nazionale, con un partito che è fortemente locale. Ha dovuto tentare di tenere tutto insieme. Adesso ha una concorrenza molto forte, non è lui a intercettare il voto in uscita dei 5Stelle al Sud, sarà Meloni. E se la strategia lepenista non funziona più, lui deve trovare una nuova collazione anche in Europa. Ciò per cui lavora Giorgetti, ovvero il passaggio ai popolari, non mi sembra vada bene. Le due cose sono strettamente legate.
Il governo Draghi è un passaggio epocale per le forze politiche. In parecchi dicono: è sempre successo che il centrodestra si divide sul governo, ma poi si rimette insieme quando c’è da andare a votare. Anche lei la fa così facile?
Sì, io penso di sì. Alla fine la convenienza sarà di andare uniti, anche perché questa legge elettorale favorisce le alleanze. Ma non è detto che poi il centrodestra andrà a governare insieme o che quel governo duri tutta la legislatura.
(da Huffingtonpost)
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