LE CASE DEL CAMPIDOGLIO IN AFFITTO A 52 EURO
SPRECHI: E’ QUESTO IL CANONE MENSILE MEDIO DEI 43.000 IMMOBILI DI PROPRIETA’ DEL COMUNE DI ROMA… CHE POI SPENDE 21 MILIONI L’ANNO PER UTILIZZARE 5.000 ABITAZIONI PRIVATE
Le dimensioni del problema sono in tre numeri.
Per affittare uffici e appartamenti destinati alle carenze abitative, nonchè per gestire il patrimonio immobiliare comunale, il Campidoglio ha speso lo scorso anno 138,9 milioni di euro: incassando 27,1 milioni (dato 2013) di canoni per i propri beni affittati ai privati. Perdita secca, 111,8 milioni l’anno.
Quaranta euro per ogni cittadino, neonati e vegliardi compresi.
Sono le cifre impressionati di un pozzo senza fondo, ma che non dicono neppure tutto del modo assurdo con cui è stato gestito dalla notte dei tempi l’immenso patrimonio immobiliare della Capitale.
Le maxi-spese del Comune
Per capire le difficoltà che si parano davanti a chiunque voglia invertire la rotta facendo cessare innanzitutto lo scandalo indicibile degli affitti irrisori, come ha promesso l’attuale amministrazione, bisogna infatti scendere nelle profondità di questo abisso.
Quei 27,1 milioni sono il rendimento di 43.053 beni immobili: ognuno dei quali frutta al Comune in media 52 euro e 46 centesimi al mese.
Fermo restando che è persino difficile dire quanto davvero rimanga nelle casse comunali. Nei 138,9 milioni di spesa sono compresi i cinque sborsati per la manutenzione degli ascensori e i nove che incassava la società Romeo per altre manutenzioni e gestioni amministrative tramite due diversi contratti, uno dei quali ora cessato e l’altro in attesa di gara.
Non ci sono invece nel conto i molti milioni spesi per le bollette dell’acqua, nè l’Imu seconda casa che il Campidoglio paga per sue diverse proprietà in centri extracomunali come Albano Laziale o Guidonia.
Parliamo in questo caso di almeno sei milioni l’anno.
Il caso Armellini
In compenso per 4.801 abitazioni affittate dai privati, 1.042 dei quali riconducibili a quell’Angiola Armellini che secondo le Fiamme Gialle invece l’Ici non la pagava, il Campidoglio ha tirato fuori nel 2013 la bellezza di 21 milioni 349.652 euro.
Mediamente, 370 euro e 57 centesimi al mese per ciascuna di esse: sette volte quello che incassa per i propri appartamenti.
Ed è ancora niente, tuttavia, in confronto a certe vette raggiunte dai Centri di assistenza abitativa temporanea, ossia l’emergenza dell’emergenza, per cui il Comune era arrivato a pagare, tenetevi forte, anche quattromila euro al mese per appartamento. Una follia.
Tanto più, stanno facendo scoprire i controlli avviati per stroncare gli abusi, che gran parte degli assegnatari non ha neppure i requisiti per stare lì.
Gli immobili commerciali
Il problema, poi, non riguarda soltanto le case.
Roma ha 598 immobili non residenziali e spende 50,9 milioni per affittare uffici.
Il sito comunale informa che nel 2014 sono stati risparmiati 2,1 milioni.
E che molti contratti sono stati rimessi in discussione, come del resto quelli relativi agli usi residenziali: operazione che dovrebbe portare da 42 a 27 milioni l’esborso per l’emergenza abitativa più emergenziale.
Il Comune dice che la spesa complessiva per il patrimonio immobiliare dovrebbe scendere dai 138,9 milioni del 2014 a 99,5 nel 2015, a 83 nel 2016,a 72 nel 2017.
Auguri.
Poi c’è il piano di dismissioni avviato dall’amministrazione guidata da Ignazio Marino. Che sta facendo discutere non poco in consiglio comunale soprattutto a causa dello sconto previsto per gli inquilini che decidessero di comprare.
La legge fantasma
Il Comune argomentava l’esistenza di una legge, che però non si è mai trovata.
L’unico riferimento erano le modalità utilizzate dieci anni fa per le disastrose dismissioni degli enti previdenziali. E il consigliere radicale Riccardo Magi non si è fatto scappare l’occasione per proporre con suoi emendamenti di abolire quel beneficio, riservando agli inquilini solo il diritto di prelazione sul prezzo risultante da una gara.
Anche perchè fra i 600 immobili da mettere in vendita ce ne sono parecchi assai appetitosi, in strade prestigiose del centro storico come Via dei Coronari, e quartieri dove le quotazioni non sono proprio modeste come Trastevere o Prati.
La storia spesso poco edificante delle cessioni di immobili pubblici deve consigliare estrema prudenza.
Auguri bis.
Sergio Rizzo
(da “il Corriere della Sera”)
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