LE RIPRESE DELLA GIUDICE DI CATANIA PASSATE DA UNA “MANINA” CHE DOPO CINQUE ANNI TENUTE IN ARCHIVIO VENGONO UTILIZZATE PER DENIGRARE UNA GIUDICE CORAGGIOSA
PARLA UN OPERATORE CHE RIPRENDEVA DALL’ALTO: PER NOI OFF LIMITS ZONA CON AGENTI, POTEVA FILMARE SOLO LA DIGOS”… LA LEGA: “REPERITE ON LINE” MA ON LINE NON ESISTONO
La nota della Questura di Catania arriva alle 19:26 di ieri sera. Prova a mettere un punto sul caso del video della giudice di Catania, Iolanda Apostolico, pubblicato da Matteo Salvini due giorni fa. Due giorni di silenzio e di mancate risposte, soprattutto dal ministro delle Infrastrutture che ancora non ha chiarito da dove provenga il video postato sul suo Facebook.
Anche ieri, alla fine del processo Open Arms a Palermo, ha lasciato l’aula bunker dell’Ucciardone evitando i cronisti. Non risponde lui, ma lo fa la Questura di Catania con una nota che in serata sembra voler placare le polemiche: “Si comunica che il video pubblicato non risulta tra gli atti d’ufficio relativi all’evento in questione. Inoltre, negli atti redatti dagli operatori a seguito del servizio relativo alla suddetta manifestazione, non risulta menzionata la presenza della dottoressa Iolanda Apostolico né del marito”.
A voler dire: non siamo stati noi a consegnare al leader della Lega quel video, peraltro non presente negli archivi, né tanto meno la giudice è stata mai schedata. Nessuna verifica, invece, secondo quanto risulta al Fatto è stata avviata dal Viminale, che però presto si ritroverà a dover rispondere alle diverse interrogazioni parlamentari annunciate dalle opposizioni.
La provenienza del video però continua a restare un mistero. Quelle riprese, se non sono presenti tra gli atti della Questura, da dove arrivano? E poi chi è l’uomo calvo con una t-shirt blu scuro che si vede dietro gli agenti con in mano una videocamerina rivolta verso i manifestanti?
È lui l’autore delle immagini pubblicate dal leader leghista? La visuale del video postato da Salvini sembra essere compatibile con la posizione di questo misterioso uomo individuato due giorni fa dal Fatto. Abbiamo chiesto se fosse un agente delle forze di polizia, senza ottenere risposte. Nemmeno ieri, stando alla nota della Questura di Catania.
Chi c’era di sicuro quel 25 maggio 2018 al porto di Catania durante la manifestazione per lo sbarco della Diciotti è Alessio Tricani, giovane videomaker e autore delle immagini di LocalTeam visibili nella ricostruzione video fatta due giorni fa dal ilfatto.it.
Tricani ricorda bene come, quel giorno, né ai giornalisti né ai manifestanti fosse stato concesso accedere all’area delimitata dai mezzi delle forze dell’ordine. “Io riprendevo dal molo di Levante e ricordo con precisione quel giorno perché la stampa non era stata lasciata libera di muoversi. – ha detto Tricani – Mi svegliai alle 5 del mattino per occupare la postazione per le riprese, in alto, in modo da poter inquadrare con un campo largo l’eventuale sbarco dalla Diciotti e l’area portuale generale, dove, all’altezza del molo turistico, si trovavano i manifestanti.
Ma era vietato, per ragioni di sicurezza, spostarci da sopra e sotto, o avvicinarci – lato forze dell’ordine – al presidio. Una volta piazzate le camionette delle forze dell’ordine era impossibile anche solo arrivarci, lì, per noi operatori”.
Sulle immagini postate da Salvini e sulla possibilità che a riprenderle sia stato un videomaker, Tricani risponde: “Lo vedo altamente improbabile, impossibile. – spiega – Poi ovviamente sono passati diversi anni e qualcosa può essermi sfuggito, ma l’impossibilità a muoverci liberamente nell’area, per ordine degli agenti, quella me la ricordo bene. Erano giorni particolari, molto caldi…”.
Oltre alla questione della visuale del video postato da Salvini, c’è il nodo “inquadratura”. Il taglio orizzontale delle immagini e lo zoom visibile a un certo punto del video è compatibile con una ripresa da videocamerinae non con una da telefonino.
Per tutta la giornata di ieri, ambienti leghisti e uomini molto vicini a Salvini, hanno sostenuto che il video sarebbe stato reperito online, ma non se ne trova traccia.
(da Il Fatto Quotidiano)
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