LEADER OGGI, CAPRO ESPIATORIO DOMANI: LETTA, CONTE E SALVINI HANNO EPURATO LE OPPOSIZIONI INTERNE, MA DOVRANNO PORTARE A CASA RISULTATI ALTRIMENTI NEI RISPETTIVI PARTITI SCATTERA’ LA RESA DEI CONTI
SE SALVINI PORTA LA LEGA SOTTO IL 10% VERRA’ GIUBILATO (IL SUO MANDATO VA IN SCADENZA IL PROSSIMO INVERNO) – NEL PD LETTA RISCHIA MENTRE CONTE DEVE GUARDARSI DA RAGGI E DI BATTISTA
La battaglia (almeno quella sulle liste) è finita. Ma la guerra rischia di essere appena cominciata. Perché lo scontro intestino che per giorni ha avvelenato l’aria nei partiti, complice il numero ben più ristretto di scranni parlamentari sicuri che i leader hanno potuto elargire rispetto al passato, ha lasciato sul campo un numero insolitamente alto di caduti e di feriti. Decisi, a destra come a sinistra, a farla pagare ai loro generali.
Per ora da una parte e dall’altra ci si limita a far filtrare il malumore. Ma non è difficile intuire che la musica, all’indomani del voto, cambierà. E che i delusi di oggi si stiano già preparando a presentare il conto il 26 settembre.
I bersagli dei rispettivi redde rationem rischiano di essere (almeno) tre: Matteo Salvini, Enrico Letta e Giuseppe Conte.
Non è un caso se nei bisbigli che trapelano da via Bellerio, quartier generale leghista, già da qualche tempo girano vorticosamente un paio di numeri: 10 e 15 per cento. Da intendere come la forchetta di risultati in grado di segnare il destino del segretario federale del Carroccio. Il cui mandato neanche a farlo apposta da statuto dovrà essere rinnovato il prossimo inverno. «Se Salvini alle urne fa più del 15%, la riconferma è scontata […] Se fa di meno, si può aprire una discussione. Ma se dovesse avvicinarsi al dieci, o addirittura andare sotto quel risultato…».
Nel Pd non mancano le vittime del «rinnovamento generazionale» che a Enrico Letta hanno già giurato battaglia. E per dare il la al day after aspettano solo di veder passare nel fiume il cadavere (politico) del segretario. Ha fatto rumore la scelta di escludere nomi di peso come quello dell’ex ministro dello Sport Luca Lotti. E da Nord a Sud ribolle il malcontento dei vertici locali, imbufaliti con Roma per i candidati catapultati dal Nazareno. Ed ecco che le possibilità di un congresso post-voto. E c’è chi già individua un papabile successore: il governatore emiliano Stefano Bonaccini.
E i Cinquestelle? Dai rumors in uscita in via di Campo Marzio, per il presidente M5S la soglia «di non ritorno» sarebbe intorno al 10 per cento. Sotto quella cifra, addio al «partito di Conte», come lo chiamano critici ed esclusi. Esclusi come l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, che molti vedono già scaldarsi a bordo campo. Pronta a tornare in partita in caso di batosta elettorale dell’avvocato. Magari in tandem con Alessandro Di Battista. Che sì, aveva escluso un ritorno nelle file stellate. Ma in caso di addio di Conte, suggeriscono voci grilline, «potrebbe sempre ripensarci».
(da il Messaggero)
Leave a Reply