LETTA NON GRAZIA BERLUSCONI, ALFANO: “TUTTA COLPA DEL PDâ€
DOPO L’INCONTRO A PALAZZO CHIGI, GLI UOMINI DI B. RIBADISCONO: “SARà€ CRISI” MA ENRICO E ANGELINO PROVANO A SOPRAVVIVERE: “PROSSIMI AD ABOLIRE L’IMU”
Posizioni distanti”, “incontro duro”, “atteggiamento pregiudiziale” da parte del Pd. Dura oltre due ore il faccia a faccia tra Angelino Alfano e Enrico Letta a Palazzo Chigi e alla fine fonti del Pdl lo raccontano così.
Con una sfumatura in più. “Il Pdl non vuol far cadere il governo, ma non va l’atteggiamento del Pd”.
Dal canto suo il presidente del Consiglio ribadisce: “Non accetto ultimatum, non accetto ricatti”.
Lo show era iniziato alle 18 e 20 con l’arrivo di Angelino Alfano. Ma il dialogo con il Presidente del Consiglio — al terzo piano di Palazzo Chigi e non nello studio al primo — inizia solo alle 19. I due sono da soli.
E che si debbano incontrare, dopo che l’interlocuzione tra loro è quotidiana, non è esattamente un buon segno.
Sono passate le nove di sera quando il vertice si conclude e per un’altra, ennesima giornata, il paese resta appeso alle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi.
Che in nome della sua “agibilità politica” non sente ragioni.
Angelino Alfano ha avuto un mandato per cercare una mediazione. Al premier è andato a dire che il Pdl non rimane in un governo in cui il Pd fa decadere il suo leader per un atteggiamento pregiudiziale senza alcun approfondimento.
E soprattutto, senza tener conto del parere di illustri giuristi che esprimono dubbi sulla retroattività della legge Severino.
Ma Enrico Letta non ci sta a entrare in questo campo: perchè, dice, c’è la separazione dei poteri.
E le decisioni della Giunta attengono al Parlamento, non al governo.
Allo stesso modo, non ha intenzione di entrare nelle dinamiche interne dei Democratici.
Non intende salvare l’esecutivo a tutti i costi, ribadiscono i suoi. Anche se ci tiene a dire che “sarebbe paradossale farlo cadere adesso” perchè “la terra promessa” è vicina. Già a Rimini aveva detto che chi fa cadere il governo se ne assume le responsabilità . La ricerca di una “mediazione” sulla decadenza di B. dal seggio in Senato non ha successo. Ma altre mediazioni sono possibili.
Premier e vice premier ci tengono a far sapere che sull’Imu e sull’Iva la soluzione è vicina. Anzi, dicono da Palazzo Chigi, il Cdm del 28 settembre affronterà e risolverà la questione.
Insomma, i due sono sulla stessa barca: entrambi vogliono portare avanti il governo, entrambi cercano una soluzione. Entrambi cercano un modo per aggirare Berlusconi. Sul piano delle “politiche” per dirla con Letta (che qualche giorno fa ha avvertito: “Se cade il governo, pagherete l’Imu”).
Quelli che l’esecutivo vogliono tenerlo in piedi e che mal sopportano l’impuntatura di Berlusconi sono al lavoro.
Gaetano Quagliariello in questi giorni sta tenendo colloqui a tutto tondo nel tentativo di trovare una strada che salvi il governo, al di là della rabbia di Berlusconi e delle posizioni del Pd. Un filo che non si trova.
Lui stesso sul Foglio ha usato parole forti: la Giunta non diventi il plotone d’esecuzione della Costituzione. Sarebbe necessario un approfondimento sulla legge, che definisce “frettolosa”. E a quel punto, anche Berlusconi dovrebbe accettare le conseguenze.
Ma se il Senato vota la decadenza di Berlusconi, il governo cade, vanno ripetendo nel Pdl. È il Caimano che non accetta ragioni . È pronto a puntare tutto sul voto.
Il suo partito non ha la forza di distaccarsi dalla sua linea. Almeno per ora.
Ma molti — e anche lo stesso Alfano — subiscono questa linea più che approvarla in pieno.
In realtà Berlusconi in queste ore è depresso, sfiduciato, teme il tradimento dei suoi. Ha paura che alla fine non lo seguano sulla strada delle elezioni anticipate, magari per un incarico in un Letta bis.
Per quel che riguarda premier e Democratici la sfiducia è massima: solo l’altro ieri il premier ha detto che “il Pd farà la cosa giusta”, subito dopo aver visto Epifani.
Parole che hanno alimentato nel Pdl il sospetto che il capo del Governo guardi già a un “dopo” larghe intese, sia più interessato ad accreditarsi rispetto al suo partito come l’anti-Renzi, sia pronto a giocare in proprio e a lasciar perdere quest’alleanza.
Se non salva Berlusconi, significa che non gli interessa andare avanti, la traduzione più o meno grossolana di questi timori.
E fonti del Pdl dopo l’incontro ricordano che far circolare la voce che al Senato ci sarebbero già 20 grillini pronti a sostenere il governo è un ricatto bello e buono.
Se cade l’esecutivo è tutta colpa del Pd. Epifani in serata ribadisce da Siena: “Nessuno ci farà cambiare idea. Per noi la bussola sono gli interessi del Paese”.
Domani nuovo vertice a villa San Martino con Alfano e i falchi del Pdl per riferire dell’esito della mediazione al capo.
Nella concitazione del dibattito qualcuno si lascia andare a dichiarazioni un po’ distratte.
Come Laura Ravetto che a In Onda dichiara: “Berlusconi dimostrerà la sua innocenza”.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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