L’ITALIA E’ PIU’ POVERA, L’UFFICIO PARLAMENTARE DI BILANCIO GELA E SMENTISCE IL GOVERNO: LA CRESCITA ECONOMICA DELL’ITALIA RIMARRÀ SOTTO L’1% PER TRE ANNI
TANTI SALUTI ALLE PREVISIONI SBANDIERATE DA GIORGETTI, BASATE SUI DATI “ADDOMESTICATI” FORNITI DALLA SUA FEDELISSIMA, LA RAGIONIERA DI STATO, DARIA PETRROTTA. E DOPO IL 2026 SARANNO CAZZI PERCHE’ SVANIRA’ IL “BOOSTER” DEL PNRR
La lettura dello scenario congiunturale per l’Italia, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), è modesta rispetto alle stime del governo.
Nel 2024 la crescita si è attestata allo 0,7%, tre decimali sotto le previsioni contenute nel Piano strutturale di bilancio presentato dall’esecutivo in autunno. Non ci sarà un miglioramento nemmeno per il 2025, quando il Pil salirà dello 0,8%, e per il 2026, quando crescerà dello 0,9 per cento. Vale a dire, quattro e tre decimi in meno sulle previsioni del Psb. Il quadro si potrà complicare, tuttavia, nel caso di una intensificazione delle tensioni geopolitiche globali.
Fra i dazi doganali annunciati dagli Usa e l’emergenza climatica, l’Upb rimarca quanto siano elevate le incognite che dovrà affrontare Roma.
Ma l’Upb ha pochi dubbi per sancire la debolezza dell’espansione economica italiana. «Mentre le revisioni per lo scorso anno riflettono il trascinamento statistico dei nuovi dati dell’Istat sul 2023, le revisioni sul 2025-26 sono prevalentemente ascrivibili al deterioramento delle proiezioni sugli scambi internazionali e all’aumento del prezzo del gas», spiegano gli economisti guidati da Lilia Cavallari
«Il 2025 inizia con alcune novità a livello globale, in particolare sul cambiamento climatico e sugli equilibri geoeconomici, mentre si prospettano effetti avversi dalle nuove politiche protezionistiche dell’Amministrazione degli Stati Uniti d’America, che potrebbero essere considerevoli», fa notare l’Upb
Le novità e le variabili quasi imprevedibili della presidenza Trump non possono che avere «un forte peso specifico su un’economia molto aperta agli scambi come quella italiana», dice l’Ubp, che sottolinea come l’incertezza pesi anche sui mercati valutari e delle materie prime.
(da “la Stampa”)
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