LITI TRA REAZIONARI: “IL PARTITO UNICO NON C’È, ABBIAMO GIÀ UN GRANDE PARTITO CONSERVATORE ED È FRATELLI D’ITALIA”
FAZZOLARI BOCCIA IL RASSEMBLEMENT DI CENTRODESTRA VAGHEGGIATO DA BERLUSCONI SUL MODELLO DEI REPUBBLICANI AMERICANI… IL FORZISTA GASPARRI LO AZZANNA: “NESSUNO E’ AUTOSUFFICIENTE. SERVE UMILTÀ. DA SOLI NON POTRESTE VINCERE”
Il partito unico resta uno dei principali obiettivi politici di Forza Italia. Lo ha detto Berlusconi, lo hanno ribadito i suoi: un partito conservatore per lanciare un bipolarismo compiuto che renda ancor più efficace il confronto democratico. «Berlusconi come sempre, con lucidità e generosità, propone un orizzonte unitario per il centrodestra», spiega il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, commentando la proposta del leader azzurro sul partito unico tagliato sul modello del partito repubblicano americano. «Fin dal ’94, come giustamente afferma, ha cercato un’unità più avanzata del centrodestra e con il PdL l’ha messa in pratica.
Ma alcuni, con un’ottusità che poi si è rivelata suicida, hanno contrastato quella saggia idea. Ora Berlusconi ripropone un orizzonte di questo tipo, parlando di un modello simile a quello del Partito Repubblicano americano».
«Alcuni rispondono dicendo che hanno già autonomamente creato questo modello Ma nessuno è autosufficiente», sottolinea Gasparri, riferendosi alla bocciatura arrivata da Fratelli d’Italia per voce di Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario all’Attuazione del programma e tra i più ascoltati consiglieri di Giorgia Meloni, che nel corso di un’intervista ieri liquidava la proposta con un lapidario: «Il partito unico non c’è, abbiamo già un grande partito conservatore ed è Fratelli d’Italia».
Da Forza Italia fanno notare che i tempi per il partito unico non soltanto sono maturi ma aiutano anche a introdurre i lavori per la riforma costituzionale che la stessa Meloni ha auspicato. Una riforma che prevederebbe l’elezione diretta del Capo dello Stato, altro vecchio sogno di Berlusconi. Insomma una strategia politica che si compierebbe in un contesto ampio. Resta infatti l’urgenza di un bipolarismo e di una democrazia più efficace che proprio dalla nascita del partito unico del centrodestra potrebbe trovare lo stimolo necessario.
«Berlusconi traccia, con sapienza e profondo senso delle istituzioni, il futuro di una democrazia moderna, capace di coniugare efficienza e stabilità – commenta Alessandro Cattaneo, capogruppo azzurro alla Camera -. Lo fa rilanciando quel progetto di un grande partito conservatore». Eppure da Fratelli d’Italia l’accoglienza alla proposta resta del tutto tiepida. In un momento, oltretutto, estremamente delicato visto che la coalizione che dà corpo alla maggioranza di governo è chiamata a mostrare tutto l’affiatamento e la compattezza necessaria per affrontare le urne. A metà febbraio, infatti, ci sono da rinnovare i consigli regionali di Lazio e Lombardia e di scegliere i rispettivi governatori.
E sul tema si è diffuso Marco Osnato, presidente della Commissione finanze di Montecitorio. Il deputato di Fratelli d’Italia non nasconde l’ambizione del suo partito nel voler ottenere una buona affermazione alle regionali in modo da risultare il primo partito della coalizione. Dimostrando, insomma, che una sana competizione resiste anche dentro la stessa coalizione. In questo caso, almeno per quando riguarda la Lombardia, con la prospettiva di riconfermare il leghista Fontana a capo di una coalizione dove il partito di maggioranza, stando ai sondaggi di questi giorni, potrebbe essere proprio quello fondato e guidato da Giorgia Meloni.
«Ci interessa che vinca il centrodestra – puntualizza Osnato -. Lo abbiamo dimostrato in Sicilia, dove pur essendo il partito più forte abbiamo fatto sì che il presidente uscente lasciasse il posto a un esponente, altrettanto apprezzato, di Forza Italia. Non ci siamo mai impuntati nel mettere la nostra bandierina. Ma non abdichiamo al ruolo di leader della coalizione. Se Salvini e il leader azzurro intraprendono la strada del partito unico sono liberissimi di farlo. Berlusconi ha avuto un ruolo benemerito nel 1994, non può essere colui che incarna la novità nel 2023».
(da Il Giornale)
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