LO STRANO CASO DEL CONSULENTE LEGALE SCELTO DA BELSITO PER IL MINISTERO: NON ERA NEANCHE AVVOCATO
BRUNO MAFRICI FU NOMINATO CONSULENTE LEGALE DEL MINISTERO DI CUI BELSITO ERA SOTTOSEGRETARIO, MA ERA SOLO UN MEDIATORE D’AFFARI CON UN CURRICULUM MEDIOCRE…. LAUREATO IN GIURISPRUDENZA NON E’ MAI DIVENTATO AVVOCATO
Aveva la tessera della Presidenza del Consiglio dei Ministri in tasca, quando sono andati a perquisirgli lo studio e la casa.
Un documento che ha fatto saltare sulla sedia gli investigatori della Dia di Reggio Calabria, e che lui ha giustificato affermando di essere stato per oltre un anno (esattamente un anno e tre mesi) consulente legale del Ministero della Semplificazione normativa.
L’avvocato Bruno Mafrici, durante l’interrogatorio a cui è stato sottoposto dal Pm della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, ha detto che l’incarico gli era stato assegnato grazie all’allora sottosegretario Francesco Belsito.
Era stato il suo amico e tesoriere della Lega, negli anni del Ministro Roberto Calderoli, a chiamarlo a Roma, negli uffici di Piazza San Lorenzo in Lucina.
Una scelta, quella fatta a favore di Mafrici, che non convince gli inquirenti.
L’uomo, originario di Reggio Calabria, infatti risulta essere laureato in Giurisprudenza, ma non è abilitato alla professione.
Insomma non è neppure avvocato, nel senso pieno del termine.
Eppure da oltre sei anni lavora a Milano, allo studio legale “Mgim”, uno dei più in noti del capoluogo Lombardo, nella qualità di “Consulente legale, di diritto societario, societario e finanziario”.
Mafrici – ufficialmente consulente e mediatore d’affari, con un curriculum, dicono gli investigatori, “piuttosto mediocre” – tuttavia di strada ne ha fatta tanta se si considera che ha poco più di 35 anni ed è partito da Condofuri, paesello in provincia di Reggio Calabria.
A Milano Mafrici è entrato in uno studio prestigioso e nel giro di pochi anni ha creato una serie di società con le quali fattura tutte una serie di operazioni sia in Italia che all’estero.
Un giro d’affari e consulenze sulle quali la Procura calabrese sta indagando a partire dall’accusa di riciclaggio mossagli dalla Dda reggina.
L’inchiesta ricostruisce rapporti che aveva con Belsito, con l’imprenditore Stefano Bonet e con Romolo Girardelli, socio a sua volta del tesoriere del Carroccio.
Sul gruppo, con ruoli e funzioni diverse, c’è l’ombra di movimenti di denaro sospetti.
Che in qualche caso porterebbero al reimpiego di capitali del clan De Stefano in Lombardia, Liguria e in Francia.
(da “La Repubblica“)
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