LODO ALFANO: LE PREVISIONI SONO PER LA BOCCIATURA
IL 6 OTTOBRE LA CONSULTA DOVRA’ PRONUNCIARSI: SE VENISSE BOCCIATO SI RIAPRIREBBERO 3 PROCESSI AL PREMIER… LE PREVISIONI DICONO 8 OTTO VOTI CONTRARI, 5 FAVOREVOLI E 2 ASTENUTI… IN CASO DI BOCCIATURA COSA FARA’ IL GOVERNO?
Nel 2003 il lodo Schifani congelò i processi delle più alte cariche dello Stato, compreso il presidente della Consulta, ma dopo sei mesi la Corte Costituzionale lo bocciò.
Ora ci risiamo con il lodo Alfano: alle prese con il processo Mills, i diritti Tv, la compravendita dei senatori, il nuovo governo aveva approvato nuovamente la norma, escludendo solo il presidente della Consulta.
La procura di Milano e il suo legale, il presidente dei costituzionalisti italiani, Alessandro Pace, contro Nicolò Ghedini e Pietro Longo, che sostengono le ragioni del premier.
Una guerra legale a colpi di memorie a fronteggiarsi per annullare o difendere una legge che vede uno scontro tra giuristi progressisti e conservatori: cento costituzionalisti che hanno firmato contro il lodo Alfano, etichettandola come incostituzionale e altri trentasei che invece la difendono. Mancano ormai meno di venti giorni all’appuntamento giudiziario più importante dell’anno e la tensione è visibile anche nel governo.
Reggerà o meno lo scudo che consente di sospendere i processi alle quattro più alte cariche dello Stato, ma che in definitiva ha finora congelato solo tre processi contro Berlusconi, ovvero Mills e diritti Tv a Milano e compravendita di senatori a Roma?
Quanto ci metteranno a decidere i giudici nel corso dell’udienza pubblica del 6 ottobre?
Tutto dipenderà dalla discussione e dagli schieramenti: le indiscrezioni di Palazzo danno su 15 giudici, 8 schierati per la bocciatura del lodo, 5 favorevoli e 2 astensioni.
Se la legge venisse cassata ci sarebbero problemi non da poco per il governo che si ritroverebbe nuovamente il premier sui banchi di un tribunale, con rischio incombente di nuove azioni giudiziarie ventilate.
Il prof. Pace sostiene l’incostituzionalità della legge in due memorie di 44 e 36 pagine, sostengono l’opposto Ghedini e Longo in 7 più 7 pagine.
Secondo questi ultimi, il lodo non è un’immunità , ma garantisce il diritto alla difesa e ha tenuto conto della bocciatura da parte della Consulta del vecchio lodo Schifani.
Sostiene l’opposto Pace che si rifà a una sentenza della Suprema Corte Usa che nel ’97 vide negare a Clinton la sospensione di un processo, in quanto quei reati non attenevano alla sua funzione pubblica, nonchè al fatto che il governo avrebbe in pratica riproposto la stessa norma contenuta nel lodo Schifani che era stato poi bocciato dalla Consulta, dando luogo al processo Sme.
Pace ritiene che il lodo Alfano sia in palese violazione degli art. 3 e 24 della Costituzione. I punti critici sono nel fatto che la parità di trattamento tra il premier e un cittadino comune risulta violata pure per reati comuni, si tratterebbe di un lodo senza alcun filtro e il premier finirebbe per godere di un privilegio che i ministri non hanno, cosi come non lo hanno neanche i presidenti delle Regioni. Ma la questione resta squisitamente politica: senza il lodo Alfano, Berlusconi sarebbe stato sotto processo e tale ritornerebbe in caso di dichiarazione di incostituzionalità .
Sapete come la pensiamo fin dall’inizio: un politico non deve avere privilegi e deve accettare i processi, il lodo Alfano è stato un pessimo segnale in tal senso.
Se sei innocente lo dimostri senza sfuggire ai processi.
Come siamo convinti che debba finire la prassi che i magistrati si giudichino da soli, in caso di errori gravi, con voti discutibili all’interno del Csm.
Chi sbaglia deve pagare sia esso un politico che un procuratore della Repubblica: non ci devono essere più zone franche.
E’ indubbio che se saltasse il lodo Alfano potrebbe succedere di tutto.
C’è chi parla di crisi di governo e dell’intenzione di Berlusconi di andare a marzo a nuove elezioni politiche, ma si tratterebbe di una manovra a rischio: è vero che l’opposizione di sinistra non desta preoccupazione, ma il pericolo potrebbe arrivare dalla costituzione di un “Grande Centro” con dentro Casini, Rutelli e spezzoni de Pdl e del Pd in libera uscita e magari una candidatura forte come quella di Luca di Montezemolo.
E per Berlusconi sarebbero dolori, attaccabile sul fronte giudiziario e politico.
C’è chi parla di governo istituzionale, in caso di crisi, ma il presupposto è che venga a mancare una maggioranza in Parlamento.
Terza ipotesi, la peggiore, ventilata già da qualche sciocco esponente del centrodestra è che “bocciata una legge, se ne fa un’altra simile” e si va avanti facendo finta di nulla.
Ma quanto pagherebbe al Pdl un atto di arroganza del genere di fronte all’elettorato?
Nel breve il governo sopravvivrebbe, ma darebbe la netta immagine di chi vuole sottrarsi alla giustizia, mentre i comuni mortali non possono fare altrettanto.
E alla lunga questo atto si tramuterebbe in una emorragia di voti moderati: meglio in ogni caso cadere combattendo che volgendo le spalle al nemico.
Leave a Reply