“LONDRA STA CERCANDO DI INDEBOLIRE GLI SFORZI DI MOSCA E WASHINGTON, SPINGENDO I PARTNER DELLA NATO SU UN BARATRO PERICOLOSO”: LA PORTAVOCE DEL MINISTERO DEGLI ESTERI, MARIA ZAKHAROVA, ATTACCA STARMER E DICHIARA CHE LA RUSSIA NON È D’ACCORDO CON LA PRESENZA IN UCRAINA DI UN CONTINGENTE STRANIERO CON LA PARTECIPAZIONE DI PAESI DELLA NATO
I MEDIA RUSSI SCATENATI CONTRO L’UE PARAGONATA A “UNA VECCHIA SBILENCA CHE A MALAPENA ALZA IL BRACCIO” E CONTRO MACRON: “UN GORILLA FRANCESE”… SONO GLI UNICI DUE CHE NON VOGLIONO CEDERE A MOSCA, I SERVI NON SONO CITATI
Le aspettative erano alte, e dopo l’Alaska non poteva essere altrimenti. La cautela sparsa a piene mani da Dmitry Peskov è un conto. «Sappiamo che il processo di pace sarà lungo» ha avvertito il portavoce del Cremlino. Ma ieri toccava a Volodymyr Zelensky vedere Donald Trump, in folta compagnia. Come accade spesso in queste occasioni, Vladimir Putin ha sentito al telefono i presidenti di Brasile, India, e Sudafrica. Per mettere al corrente gli amici Brics delle ultime novità. Oppure per sottolineare di non essere isolato, nel giorno dell’incontro dei leader occidentali alla Casa Bianca.
La prudenza non può venire naturale, alla luce di quella che è stata definita in tutto il mondo come «una vittoria russa». Prendiamo due commentatori di area più o meno moderata. «Trump ha convocato Zelensky per annunciargli la decisione presa durante l’incontro con Putin» scrive il politologo Vladimir Zharikhin, direttore dell’Istituto dei Paesi della Comunità degli Stati Indipendenti. «Per questo, un gruppo di compagni dell’Ue ha deciso di sostenere il capo dell’Ucraina. Come quando il superiore chiama un dipendente per una lavata di capo e la squadra in cui lavora cerca di persuadere il dirigente a graziare il colpevole».
Tutto vero, forse. Almeno in premessa. Ma a vertice di Washington in corso, mentre Zelensky è nello Studio Ovale della Casa Bianca, la portavoce del ministero degli Esteri, Mari
Zakharova, dichiara che la Russia non è d’accordo con la presenza in Ucraina di un contingente straniero con la partecipazione di Paesi della Nato.
È una precisazione di un certo peso. Alla quale si aggiunge una invettiva nei confronti del Regno Unito, ormai saldamente in cima alla lista dei nemici occidentali della Russia. «Ossessionata dal desiderio di alzare costantemente la posta in gioco nel conflitto, Londra sta cercando di indebolire gli sforzi di Mosca e Washington, spingendo i partner della Nato su un baratro pericoloso, oltre il quale un nuovo conflitto globale non è lontano».
Anche i telegiornali e i talk show della tarda serata, i primi a riportare qualche commento sul vertice nella capitale americana, si dedicano soprattutto a noi, intesi come Vecchio Continente. La propaganda russa non esamina tanto la possibile fine della guerra quanto l’eventuale sconfitta dell’Europa. Ce n’è per tutti. «Tutta la coalizione europea di guerrafondai è volata insieme a Zelensky alla Casa Bianca, ma nemmeno il loro sostegno ha saputo proteggere Zelensky da una bella ramanzina» afferma un servizio di Primo Canale.
Nel programma di approfondimento condotto da Olga Skabeeva, un esperto paragona l’Ue ad «una vecchia sbilenca che a malapena alza il braccio». Il presentatore di un altro talk show definisce Emmanuel Macron «un gorilla francese». Secondo l’americanista Aleksey Naumov, anche il vertice di Washington è la prova che «sono ormai arrivati gli ultimi mesi di questo conflitto, di questa guerra». Intanto, nessuno dei programmi usa più i concetti di denazificazione e demilitarizzazione. La Russia
ha vinto, l’Europa ha perso, il senso è sempre questo. Sarà anche vero, chi può dirlo.
(da La Stampa)
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