MALATI DI SLA, QUEI 250 MILIONI CHE IL GOVERNO HA SOLO SULLA CARTA
LE REGIONI SENZA SOLDI POSSONO ATTINGERE A QUEI FONDI PER ALTRE SPESE
Per i malati gravissimi, come quelli affetti da Sla, il governo Letta ha stanziato 250 milioni di euro. Anzi no: per i malati gravissimi il governo Letta ha stanziato zero euro. Entrambe le affermazioni sono vere, ma i malati che hanno bisogno di assistenza ventiquattro ore su ventiquattro sono preoccupati dall’incertezza: le risorse per il Fondo per la non autosufficienza esistono soltanto sulla carta.
Nella legge di stabilità in discussione al Senato, l’articolo 7 comma 3 autorizza la spesa di 250 milioni di euro per il 2014 per gli interventi “di pertinenza” del fondo per le non autosufficienze.
Ma quando si guarda all’impatto sul fabbisogno (cioè quanti soldi devono uscire dalle casse del Tesoro) e a quello sull’indebitamento netto (cioè sul deficit), il numero che si legge nelle tabelle è zero.
Com’è possibile?
Il Fondo non esiste come entità autonoma, le risorse per i malati più gravi sono parte dei trasferimenti complessivi dal governo centrale alle Regioni. Sarà poi ogni singola Regione a decidere come usarle, sapendo che 250 milioni di euro vanno destinati alle non autosufficiente, suddivisi pro-quota (nel 2013 la Lombardia ha avuto il 15 per cento delle risorse, il Lazio l’8,7, l’Emilia il 7,9).
Problema: i malati di Sla non possono contare su risorse a loro dedicate, ma devono sperare che le Regioni facciano bene i conti e tengano da parte le risorse per loro. Vincolate dal patto di Stabilità , se le Regioni si trovano a spendere più di quanto previsto non possono finanziare l’assistenza andando in deficit.
O tagliano altre voci, oppure niente.
Lo conferma il sottosegretario al Tesoro Pier Paolo Baretta, Pd, che sta seguendo la questione: “Ne abbiamo discusso pochi giorni fa in conferenza Stato-Regioni. Bisogna evitare che le amministrazioni attingano ai fondi per la non autosufficienza e a quelli per i pagamenti dei debiti con le imprese per contribuire al saldo netto da finanziare. Per questo il governo si è impegnato a trovare 800 milioni di coperture alternative”.
Tradotto: se il governo non trova questi 800 milioni, le Regioni potrebbero trovarsi ad attingere ai fondi per i non autosufficienti e per le imprese per pagare tutt’altro.
La situazione è intricata. Baretta sta provando a ripristinare almeno la dotazione di 275 milioni del 2013 e deve quindi trovare 25 milioni in più.
Ma la cifra vera da reperire, per dare garanzie ai malati, è quella di 800 milioni. Altrimenti tutto può succedere, in un quadro finanziario in cui le Regioni contano anche gli spiccioli, dopo anni di tagli.
Le associazioni dei malati apprezzano l’impegno del governo che sta provando anche ad accelerare i tempi far avere ai malati di Sla la pensione di invalidità . E c’è anche l’ipotesi di impostare su base triennale, invece che di anno in anno, il fondo per la non autosufficienza. Ma i soldi, per ora, ci sono soltanto sulla carta.
Il fondo per la non autosufficienza è nato nel 2006 per garantire su tutto il territorio nazionale livelli di assistenza minimi, nell’ambito del federalismo fiscale.
Nel 2011 ha subito un taglio pesantissimo, del 75 per cento, riducendosi a 100 milioni. Non è stato finanziato nel 2012 mentre nel 2013 sono tornate un po’ di risorse, 275 milioni.
La somma di 250 milioni prevista per il 2014, ammesso che finiscano davvero ai malati, “è inadeguata, anche considerando che 100 milioni di questi sono da destinarsi ai malati di Sla”, ha detto la Cgil nell’audizione per la legge di stabilità .
A fine ottobre Raffaele Pennacchio, 55 anni, è morto dopo una manifestazione di protesta sotto il ministero dell’Economia proprio per ottenere un aumento delle risorse per l’assistenza a domicilio.
Per domani è prevista un’altra manifestazione. In attesa che il governo spieghi dove intende trovare le coperture alternative per garantire davvero le cure.
Stefano Feltri
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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