MEDAGLIA ALL’EROE ITALIANO: SALVO’ 14 NAUFRAGHI A SANTO DOMINGO
EX CARABINIERE IN PENSIONE SOCCORSE UN GRUPPO DI UOMINI AL LARGO DI BOCA CHICA
«Il mare era in tempesta e non si vedeva nulla all’orizzonte. Incrociai il primo cadavere appena arrivato sul posto, in mezzo a onde altissime, e poi, in lontananza, vidi questi disperati aggrappati a un bidone che galleggiava e la barca rovesciata con altre persone allo stremo. Le raggiungemmo e le issammo a bordo una alla volta».
A parlare è Sergio Cipolla, 55 anni, ex luogotenente dei carabinieri in pensione.
Nell’Arma è stato per trentacinque anni, prima del congedo era istruttore di tiro a Chieti. Poi si è dedicato al volontariato.
L’anno scorso Cipolla ha salvato quattordici persone nel corso di un naufragio costato la vita a tre uomini al largo di Boca Chica, davanti alle coste di Santo Domingo.
Ed è per questo che, qualche settimana fa, ha ricevuto il premio per il migliore e più importante salvataggio effettuato nell’area dei Caraibi, un riconoscimento prestigioso che viene assegnato ogni anno dall’Afras (Association for Rescue at Sea), l’organizzazione americana che sostiene i volontari della guardia costiera, e che gli è stato consegnato da una delegazione della Coast Guard statunitense.
La cerimonia ufficiale si è svolta a Santo Domingo alla presenza del comandante generale della Marina dominicana e del vice ministro della Difesa, che hanno insignito Cipolla anche della medaglia d’onore al merito.
È la prima volta, hanno sottolineato i cronisti locali, che il premio Afras per i salvataggi nei Caraibi viene assegnato alla Repubblica Dominicana.
Sergio Cipolla vive a Santo Domingo ma, fino a tre anni fa, risiedeva a Pescara ed era responsabile del nucleo sommozzatori di protezione civile “Insieme nel Blu”, un gruppo di volontari distintosi alcuni anni fa per una serie di collaborazioni in ambito archeologico (tra le quali il ritrovamento di prove che dimostrerebbero l’esistenza della città sommersa di Buca al largo di Termoli) e ha operato anche a L’Aquila dopo il terremoto.
Qui l’ex carabiniere dirigeva il campo di accoglienza a San Martino d’Ocre.
Da L’Aquila ai Caraibi
Il primo contatto con la Repubblica Dominicana Cipolla l’ha avuto proprio dopo l’esperienza post-sisma.
Era andato per una breve vacanza («Volevo stare al caldo dopo aver patito tanto freddo») e invece, in breve tempo, ha maturato la decisione di prendere la residenza «dove fa caldo tutto l’anno, la vita è più tranquilla, si possono mangiare piatti locali con tre euro e le tasse non sono un incubo».
La moglie Francesca Toro e i due figli Valerio e Luca, rispettivamente 30 e 23 anni, lo vanno a trovare regolarmente e presto si stabiliranno definitivamente con lui per aiutarlo ad avviare un’impresa o un’attività «che abbia a che fare con il mare».
A Santo Domingo, attualmente, Cipolla è il comandante dell’unità di salvamento e soccorso in mare appartenente agli “Auxiliares Navales Dominicanos” e collabora con la Marina per le attività di addestramento, ricerca e soccorso in mare.
Dall’Italia ha portato l’esperienza accumulata in tema di sicurezza.
«Qui erano indietro rispetto a noi e la mortalità per incidenti in mare era alta — spiega -, io ho iniziato facendo prima una serie di lezioni di primo soccorso agli assistenti bagnanti e poi, man mano, creando una unita di soccorso composta da uomini presi da ogni corpo dello Stato». Sergio non ha intenzione di tornare in Italia.
«Sono nauseato dalla situazione in cui versa il nostro Paese, rovinato dalla politica e senza prospettive per i giovani».
Tornerà , promette, «ma solo per una vacanza, ora le parti si sono invertite».
Nicola Catenaro
(da “il Corriere della Sera”)
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