MEDIOBANCA GELA I FALSI ENTUSIASMI: “GIU’ VENDITE E OCCUPATI, CRISI CONTINUA”
AZIENDE ITALIANE IN FUGA: LE GRANDI IMPRESE PRODUCONO IL 70% ALL’ESTERO
La crisi non è ancora finita per le grande imprese italiane e solo nella manifattura si rivedono segnali di ripresa.
Un dato su tutti allarma il paese: il 70% di quanto prodotto dalle grandi imprese italiane è “estero su estero” – senza quindi coinvolgere impianti e manodopera nel Paese – anche perchè i margini di redditività sono ben inferiori rispetto a quelli oltreconfine: il ritorno sul capitale (Roe) è del 5,2% contro il 14,3% all’estero.
Per l’industria e i servizi anche nel 2014 abbonda il segno meno, ma mentre la manifattura vede la ripresa grazie alla spinta dell’estero, il terziario, chiuso nel recinto domestico, soffre ancora.
Questa la fotografia dell’Ufficio studi di Mediobanca, che ha analizzato i dati di 2055 società industriali e terziarie di grandi e medie dimensioni operanti in Italia.
Per le grandi imprese che producono in Italia nel 2014 le vendite sono scese del 2,2% (-4,3% sul solo mercato interno), con l’occupazione in calo dell’1,1%.
Le stime per il 2015 non molto diverse: il miglioramento più probabile è nei soli investimenti.
Nel rapporto sono incluse tutte le aziende con più di 500 dipendenti e il 20% di quelle di medie dimensioni e i dati si riferiscono alle sole attività esercitate nella penisola italiana.
FATTURATO
L’industria e i servizi italiani chiudono il 2014 con un calo di vendite del 2,2%.
Cresce l’estero (+2,2%), cade il mercato interno (-4,3%) e flette l’occupazione (-1,1%), mai in positivo dal 2008.
Perdono vendite sia le imprese pubbliche (-5,7%) che le società private (-1%).
Segnali positivi arrivano comunque dalla manifattura (+1,1%), soprattutto quella di grandi dimensioni (+4,8%), che beneficia dell’effetto Fiat Chrysler.
In luce i servizi pubblici tariffati (+3,1%) e i trasporti (+2,1%). Boom dei grandi contractor di opere pubbliche (+6,1%).
Il fatturato delle 2055 imprese considerate nell’indagine resta del 4,3% sotto il 2008.
Solo le medie imprese sono oltre (+3,4%). I settori migliori sono pelli e cuoio(+33,6%), contractor (+26,8%), tutto l’alimentare (col conserviero a +21,7%) e le local utilities (+17,5%).
Male i prodotti per l’edilizia (-38,7%), l’editoria (-36,8%) e le tlc (-24,1%).
Ancora più lontani, segnala l’area studi di Mediobanca, i margini del pre-crisi (2007): -25,5% per le 2055 imprese, -21,5% per la manifattura.
“La stagnazione del mercato domestico – scrive Mediobanca – smaschera la debolezza dell’industria pubblica. La manifattura tiene il passo, anche grazie ai gruppi maggiori (effetto Fiat Chrysler). Senza il traino dell’estero si affievoliscono anche le imprese di costruzioni e trasporti”.
LAVORO
La riduzione della forza lavoro riguarda soprattutto la base operaia (-8,5% tra 2014 e 2008), in misura minore i “colletti bianchi” (-2%).
La manifattura, evidenzia il rapporto, taglia pesantemente le “tute blu” (-12,3% sul 2008), mentre tengono impiegati e quadri (-0,5%), che crescono nelle medie imprese (+6,6%), nelle medio-grandi (+3,2%), nei gruppi maggiori (+3,5%) e nel made in Italy (+5,6%). Cade al contempo il potere d’acquisto dei salari: -2,3% dal 2006.
Segnali positivi solo dalla manifattura (+1%), specialmente nella media impresa (+4,9%) e nel made in Italy (+5%).
Il costo del lavoro delle imprese pubbliche, segnala ancora l’indagine, resta del 25% superiore a quello dei privati.
(da “Huffingtonpost“)
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