NEL DIALOGO RENZI-BERLUSCONI ANCHE IL PENALISTA FRANCO COPPI ALLA CORTE COSTITUZIONALE
UNO DEI MAGGIORI AVVOCATI ITALIANI PER UN ACCORDO BIPARTISAN
Quando Berlusconi e Renzi ricominciano a parlare, c’è sempre un versante “giudiziario” del Nazareno.
Questa volta ha un profilo alto, autorevole del professor Franco Coppi, uno dei più grandi penalisti italiani. E che da un po’ di tempo segue le non poche vicende giudiziarie del Cavaliere. L’idea è nata nelle stanze di Arcore: “E se candidassimo Coppi alla Corte Costituzionale?”.
La questione è urgente. Proprio nel suo ultimo e importante intervento, quando convocò al Quirinale i presidenti di Camera e Senato, il capo dello Stato invitò a sanare questo vulnus.
Perchè di vulnus si tratta, in un paese civile: un organo dello Stato, chiamato a giudicare le leggi e i conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato, che ancora non ha un plenum completo.
Ecco le parole di Mattarella: “Il Parlamento — disse Mattarella – provveda sollecitamente al compimento di due importanti adempimenti istituzionali: la nuova normativa elettorale e l’elezione di un giudice della Corte costituzionale”.
Urgente la legge, urgente il giudice di un organo costituzionale dove la legge potrebbe arrivare, come accaduto con le ultime due, Porcellum e Italicum.
Gli azzurri rivendicano il posto vacante lasciato da Frigo, che venne eletto membro della Consulta nell’ottobre del 2008 in quota centrodestra.
E l’intrigo è sembrato, fino ad oggi, irrisolvibile, proprio perchè ne va eletto uno solo di giudice e non un paio, il che favorirebbe la classica coppia, “uno in quota Pd”, uno in quota “Forza Italia”.
Ora la ripresa del dialogo diretto tra Renzi e Berlusconi potrebbe favorire l’elezione, con un candidato del “Nazareno”.
Raccontano i frequentatori Arcore che avrebbe ambito al ruolo anche l’avvocato Niccolò Ghedini, che però è apparso troppo divisivo anche in clima da ritrovata intesa tra il Cavaliere e Renzi.
Coppi è un profilo perfetto per un accordo col Pd. È stimato, stimatissimo, “Coppi? Il numero 1” dicono nel Palazzo, in cui gode di una stima trasversale cresciuta in decenni di processi pesanti: Giulio Andreotti, difeso nel processo per mafia a Palermo e come mandante dell’omicidio del giornalista Mino Pecorelli a Perugia; l’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio; l’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro indagato per le violenze al G8 di Genova; il generale Vito Miceli, accusato del golpe Borghese; Vittorio Emanuele di Savoia, indagato dal pm John Henry Woodcock; Piero Angela, che era stato denunciato per diffamazione dal presidente dell’associazione dei medici omeopatici; i dirigenti della ThyssenKrupp, accusati del rogo nella fabbrica di Torino.
E tanti altri, fino ad arrivare ai proprio a tutti i protagonisti del Nazareno. Celebre la sua difesa di Berlusconi, in vari processi, ma soprattutto nel processo Ruby, dove ribaltò la tesi delle cene eleganti, ammettendo che quelle cene erano molto lussuriose e che le signorine che vi partecipavano non era prettamente delle educante e che, se vogliamo dirla tutta, il loro essere disinibite veniva ampiamente ricompensato, c’era tutto questa ineleganza, però mancava la prova che il Cavaliere sapeva che Ruby era minorenne. Assolto.
Proprio questo giganteggiare del processo deve aver spinto Denis Verdini, quando ha visto davvero le brutte, ad affidargli la sua difesa nel processo per il crack del Credito cooperativo.
Con meno fortuna, almeno per ora, perchè in primo grado l’ex plenipotenziario di Berlusconi è stato condannato a sette anni di reclusione per la bancarotta del Credito cooperativo fiorentino, più altri due anni di pena per la truffa ai danni dello Stato sui fondi per l’editoria.
Riservato, scaramantico al punto che leggenda vuole che vada in giro con un cornetto in tasca, superstizioso con quel vezzo di scrivere sempre a penna con una penna Ferrari rossa, Coppi è refrattario alla mondanità sguaiata della Capitale, tra terrazze e paparazzi.
Al suo studio che pare una biblioteca sobria sono arrivati anche i potenti dell’ultima generazione. Lì si è precipitato Luca Lotti quando è rimasto coinvolto nell’inchiesta Consip dove è indagato per rivelazione del segreto di ufficio.
I ben informati, anche nel Pd, assicurano che un profilo di questo tipo e con tali clienti passerebbe facilmente.
Finora, quando il Cavaliere ha accennato l’argomento, l’avvocato ha preso tempo, anche perchè l’elezione alla Corte comporterebbe la rinuncia al lucrosissimo business del suo studio.
Sarebbe però un gran finale di carriera, alla soglia degli ottant’anni, di grande prestigio, con la prospettiva anche di ricoprirne il ruolo di presidente.
Se dicesse, sì, sarebbe fatta. Alla Corte l’avvocato del Nazareno.
(da “Huffingtonpost”)
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