NEL PDL TUTTI CONTRO TUTTI: LITI NEL LAZIO E A MILANO, GUAI A MERANO E IN VENETO, SOMMOSSA ANTIVELINE IN CAMPANIA
GASPARRI SOSTIENE UNA LISTA CIVICA CONTRO IL PDL A MERANO, LATINA MINACCIA UNA SCISSIONE E GLI ESCLUSI IN REGIONE LAZIO ATTACCANO I VERTICI DEL PDL…IN CAMPANIA POLEMICHE PER LE VELINE RUGGIERO E DEL GIUDICE SPINTE AD ASSESSORATI… A MILANO SCONTRI TRA LARUSSIANI E CIELLINI
Più che un partito dell’amore, il Pdl sembra una pentola a pressione, pronto ad implodere nelle periferie dell’impero.
Non solo nel caso noto ed eclatante della Sicilia, dove Lombardo governa con metà Pdl, mentre l’altra metà sta all’opposizione, non solo le divergenze tra il premier e Fini.
Nella maggior parte dei casi si tratta di mere lotte interne per questioni di potere e di bassa cucina politica.
Con alcune vicende persino ridicole.
Prendiamo il “caso Merano”: a pochi giorni dal voto comunale, il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, e l’on. Pdl Giorgio Holzmann sostengono la lista civica “Alleanza per Merano” del candidato sindaco Carmelo Genovese.
Il problema è che il Pdl ufficialmente punta invece su Claudia Benedetti, per la quale si stanno spendendo la coordinatrice provinciale Michaela Biancofiore e il ministro Franco Frattini.
Qua Fini non c’entra e Gasparri tra le Dolomiti (e non solo) è stato bollato come “traditore”.
Viene da chiedersi, visto che minaccia sempre i dissidenti finiani di esplusione dal Pdl, se in questo caso si espellerà da solo per non aver rispettato le direttive del partito.
Nel Lazio gli esclusi dalla lista per le regionali, rimasti fuori anche dalla giunta Polverini, attaccano il coordinatore romano, Gianni Sammarco, reo di fare il capocorrente.
Come se non bastasse, dopo il ritrovo a Fossanova-Latina, le province minacciano una Pontida laziale e vogliono una regione autonoma da Roma. A Viterbo il presidente della Provincia, Marcello Meroi, si era addirittura dimesso a cuasa dei contrasti interni nella composizione della Giunta.
A Roma il sindaco Alemanno si trova ad avere a che fare con maggioranze che vanno e vengono.
Spaccato il partito ad Avellino, a causa della nomina ad assessore regionale di Antonia Ruggiero e di quella, nello staff di Caldoro, di Giovanna Del Giudice, meteorina di Emilio Fede, imposte entrambe dal premier.
Anche a Castellammare di Stabia polemiche per la nomina ad assessore di Emanuela Romano, animatrice del comitato “Silvio ci manchi”, invisa alla base locale.
A Verona non ci si mette invece d’accordo sulla divisione della poltrone, dopo il passaggio in Comune di un assessore dall’Udc al Pdl e di uno di area An a quella di Brancher.
A Milano rapporti tesi tra Letizia Moratti e il coordinatore del Pdl, Guido Podestà , con liti tra larussiani, ciellini e area moderata.
Non sono mai d’accordo su nulla: dall’ecopass alle moschee, dal Leoncavallo al piano regolatore.
Pare si decida tutto durante le riunioni trimestrali a casa Moratti tra Lupi, Podestà , La Russa e Casero, senza che i consiglieri sappiano mai nulla.
Per ritorsione allora questi ultimi non si presentano alle riunioni del consiglio comunale, facendo saltare il numero legale.
Altro che attaccare Fini perchè vuole venga riconosciuta una minoranza interna sui contenuti.
Questi soggetti le correnti sulle poltrone le gestiscono da anni, ma sia ben chiaro che loro conducono sempre “una battaglia unitaria ed etica”.
E se, di fronte a questo marciume, il Pdl perde consensi?
Colpa dei finiani ovvio.
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