“NEPPURE ALL’INFERNO MI SAREI FATTA TOCCARE DA LUI, MI RICORDAVA MIO NONNO”
LA TESTIMONIANZA DI UNA DELLE DUE AMERICANE VIOLENTATE DAI CARABINIERI A FIRENZE
Si erano rivolte ai carabinieri perchè non riuscivano a trovare un taxi e loro si offrirono di portarle a casa.
La 21enne statunitense, che insieme a un’amica di 19 anni, accusa due carabinieri di violenza sessuale, racconta così in un’intervista trasmessa da Porta a Porta l’inizio di quello che per le due ragazze è stato l’incubo vissuto nell’androne e nelle scale del palazzo del centro storico di Firenze, dove abitavano, la notte del 7 settembre scorso.
Dopo l’incidente probatorio, in modalità protetta, che ieri ha visto le due giovani rispondere alle domande del gip di Firenze Mario Profeta, la 21enne stasera racconta nuovamente in tv come loro, che avevano bevuto ma “non troppo”, una volta davanti al portone di casa avevano cercato di andarsene, di salire in casa.
I due militari non le hanno lasciate andare e “uno dei due mi ha chiesto di baciarlo e, anche se ho detto di no, lo ha fatto lo stesso”.
Non vuole entrare nei dettagli, ma le ha fatto fare cose che lei non voleva fare: “ci sono voluti circa 20 minuti” prima di riuscire ad entrare in casa.
Di certo con l’appuntato Mario Camuffo non ci sarebbe andata spontaneamente, assicura l’avvocato di parte civile Francesca D’Alessandro che l’assiste.
“Mi ricorda mio nonno. Neppure all’inferno mi farei toccare da lui”, aveva risposto ieri al giudice, come ha raccontato stasera l’avvocato, ripetendo le parole della ragazza quando ieri gli ha posto una delle 250 domande che i difensori di Camuffo e del carabiniere scelto Pietro Costa avevano preparato.
“Lo considerava sexy, le piaceva, provava interesse per lui?”. Questo era il tono della domanda, continua l’avvocato, “che dimostra il tenore dato all’incidente probatorio dalle difese dei due militari, tanto è vero che il gip ha ammesso pochissime delle loro domande sottolineando che lui stesso non voleva tornare indietro di 50 anni quando anche nei tribunali circolava una diversa, e retriva, concezione della donna”.
La sua amica “piangeva”, ribadisce stasera in tv la studentessa: “Sono scappata prima che loro potessero dire qualcosa” e “ho chiuso la porta a chiave”.
Subito dopo “sono andata dalle mie amiche e ho chiamato mio padre in America”.
“La ragazza – ha poi aggiunto l’avvocato Floriana De Donno, l’altro avvocato che la difende – non ricorda come sia finito nella sua rubrica il numero di telefono del carabiniere. Ha ripetutamente risposto ‘non ricordo'”.
La spiegazione più semplice è l’abbia preso durante il viaggio dalla discoteca a casa, quando la situazione era ancora tranquilla.
La studentessa, però, vuole tornare in Italia anche in futuro: “Amo l’Italia, non incolpo il Paese”, ma lo farà “non appena sarà fatta giustizia” dice davanti alle telecamere.
(da “Huffingtonpost”)
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