“NON MI BUTTERETE A MARE”: BERLUSCONI CERCA IL SALVAGENTE E PRETENDE UN “RISARCIMENTO POLITICO”
ORA NEL MIRINO C’E’ LETTA: “FA IL DURO CON ME PER BATTERE RENZI”…ALFANO CONTRO LA CRISI: “SE ROMPIAMO E RESTA L’IMU GLI ITALIANI CI PUNIRANNO”
«Io pretendo un risarcimento politico, non mi interessano questi giochetti sul rinvio del voto in giunta». Berlusconi l’ha ripetuto ieri sera ad Arcore a uno sconfortato Angelino Alfano, entrato in udienza con la speranza di convincere il Cavaliere che qualcosa nel fronte del Pd si sta effettivamente muovendo.
Ma il tempo delle mediazioni scorre troppo lento per chi vede avvicinarsi sul calendario la data della propria uscita definitiva di scena. Il Cavaliere non ci sta. E se la prende ora anche con Enrico Letta: «Mi ha deluso, non è più neutrale»
Nonostante i ministri Lupi e Quagliariello si stiano dannando per convincere «gli amici del Pd» a concedere il sospirato approfondimento costituzionale sulla legge Severino, che eviterebbe il 9 settembre un «drammatico» voto nella giunta di palazzo Madama.
Nonostante lo stesso Denis Verdini gli abbia sussurrato in un orecchio che «almeno tre o quattro membri della giunta non sono mozzaorecchi e si possono convincere ».
Nonostante gli spiragli e le tante mediazioni in corso, Berlusconi sembra sempre più convinto di far saltare il tavolo.
E da ultimo, appunto, ha smesso di fidarsi anche del «nipote di Gianni»
Già l’aveva messo nel mirino per i suoi silenzi, come se la questione della condanna di «un signore grazie al quale lui siede a palazzo Chigi» non lo riguardasse.
Ma quando ieri sera Alfano gli ha riferito del rifiuto di Letta di farsi carico del «dramma umano e politico» del leader del Pdl, invitando a mantenere separato il destino del governo dalla vicenda «tecnica» del voto sulla decadenza da senatore, il Cavaliere è sbottato.
E ha ripetuto quanto lo avevano già sentito dire martedì pomeriggio ad Arcore durante la riunione del vertice del partito.
Parole di fuoco e sospetti pesanti sulle intenzioni di Enrico Letta: «Fa il duro perchè ha deciso di giocarsi la sua partita contro Renzi per la premiership».
I falchi, trovando un varco aperto, in quell’occasione avevano stillato altre gocce di veleno nel suo orecchio. Insinuando il dubbio sui reali progetti del premier che, secondo la disamina dei vari Capezzone, Verdini e Santanchè, potrebbe trarre vantaggio da una crisi del suo governo, comunque arrivato a un impasse, e ricompattare dietro di sè tutte le correnti del partito democratico ostili al sindaco di Firenze.
«Con le elezioni anticipate salterebbe il congresso, i bersaniani si terrebbero il partito e Letta potrebbe aspirare a vincere le primarie cucendosi al petto la medaglia di quello che ti ha mandato agli arresti».
Veleni che hanno trovato un terreno permeabile in Berlusconi, da settimane sospettoso di tutto e di tutti.
Arrivato persino a guardare di traverso chi insiste troppo nel proporgli la strategia del rinvio davanti alla giunta e l’ipotesi di un ricorso incidentale davanti alla Corte costituzionale.
Anche perchè allungare i tempi dell’esame sulla presunta non retroattività della legge Severino renderebbe ancora più difficile il ricorso al voto anticipato.
Che nel suo “cronoprogramma” potrebbe arrivare giusto il 24-25 novembre, con una speranza di vittoria affidata alla risalita del Pdl «in tutti i sondaggi disponibili»
Eppure il Cavaliere, se da una parte preferisce dare ascolto ai falchi e pretende senza mezzi termini che Napolitano gli cancelli la pena trasformandola in una multa, tiene aperto anche uno spiraglio per consentire alle colombe di esperire fino all’ultimo tutte le strade possibili.
È la promessa che ha fatto ieri sera ad Alfano.
Anche perchè il ministro dell’Interno si è presentato ad Arcore con argomenti solidi. Uno su tutti, l’-Imu.
«Se il governo tra una settimana abolisce per decreto l’imposta noi che facciamo? Con la crisi di governo il decreto non verrebbe convertito e gli italiani dovrebbero pagare la prima e la seconda rata. E darebbero la colpa a noi. Cioè a te»
L’altro punto dirimente della faccenda è quello dell’atteggiamento del capo dello Stato.
Dopo averne discusso a lungo con Maurizio Lupi durante una cena al Meeting di Rimini, il segretario Pdl ha ribadito al Cavaliere una convinzione diffusa tra le colombe che tengono aperto il canale di comunicazione con il Colle: Napolitano non scioglierà mai le Camere ad appena sei mesi dal voto.
Non senza aver prima fatto l’impossibile per cambiare la legge elettorale e arrivare almeno alla primavera del prossimo anno.
E se anche il Pdl dovesse togliere il sostegno all’esecutivo, con le dimissioni dei ministri, il capo dello Stato rimanderebbe Letta di fronte alle Camere per trovare una maggioranza e andare avanti.
Con o senza Berlusconi.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
Leave a Reply