“NON SIAMO TUTTI NARCISI, TANTI RAGAZZI CI METTONO LA VOGLIA E IL SUDORE”
LA LETTERA AL “CORRIERE” DI ANDREA, 20 ANNI IN RISPOSTA AD ANTONIO POLITO… “C’E’ CHI STUDIA, LAVORA E AIUTA IN FAMIGLIA. UNA GIOVENTU’ CHE SI E’ INVENTATA NUOVE OCCUPAZIONI”
Sono Andrea Chimenti, studente dell’università di Firenze e figlio di questa cultura narcisista come l’ha
definita lei.
Sarà l’ultima volta che estrapolo un concetto dal contesto del suo articolo; odio quando viene fatto da giornalisti e politici, sarei incoerente a farlo anch’io.
Per questo vorrei focalizzarmi con lei sul totale.
Mi dispiace ma lei di questa società moderna, di questi giovani, di questi ragazzi del nuovo millennio ha analizzato soltanto quello che risalta di più, e quello che risalta di più, in televisione, sui giornali e molto spesso sui media «tradizionali» è quello che ha descritto lei.
Si è perso più di metà del mondo dei giovani italiani. Si è perso chi studia, chi lavora, chi aiuta in famiglia.
Si è perso tutte quelle storie che non fanno numeri in televisione e sui giornali. Si è perso tutta quella gioventù che non trovando più le possibilità e i lavori che facevano i padri, si è inventata nuove occupazioni; grazie a Internet, grazie alle start-up, grazie alla voglia di fare e alla fantasia. Youtubers innovativi, sviluppatori di app, giovani agricoltori e giovani imprenditori nati grazie ai fondi Ue, ragazzi che affrontano studi innovativi, tutte queste persone, uomini e donne, sono dimenticate dai suoi discorsi.
Quello che le voglio dire è che il mondo narcisista che ha analizzato lei è solo una parte, e nemmeno così vasta, che ha creato questo mondo.
Questo mondo ha creato anche molti che del narcisismo se ne fregano, e se ne fregano perchè cresciuti da genitori capaci di fare i genitori, insegnanti che fanno gli insegnanti; e non da genitori che si permettono di fare gli insegnanti.
Fare il genitore di un ragazzo di questo millennio è più difficile, perchè come ha scritto lei il benessere si è abbassato, ma anche perchè il mondo si evolve velocemente, il linguaggio, i media, la tecnologia.
Infine, però, i principi sono gli stessi e se un genitore è capace di farli vedere e di trasmetterli, non importa del linguaggio, della tecnologia e di tutto il resto.
Si ricordi di vedere anche chi non viene mai raccontato e prenda le loro storie così da poter far vedere a quelli che ha descritto lei che in questo mondo l’unica cosa che conta è la voglia e il sudore, soprattutto il secondo.
Non mi è piaciuto il suo articolo, troppo negativismo e nessuna propensione verso una soluzione o un riferimento da seguire.
Un consiglio spassionato da un ragazzo di vent’anni: giornalisti e media in generale, raccontateci storie da cui poter imparare, raccontateci anche quello che secondo voi non va ma dateci sempre la parte positiva.
Cercatela, c’ è sempre
Andrea Chimenti
(da “Il Corriere della Sera”)
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