NUOVO RILANCIO DI RENZI: VIA BONAFEDE, GUALTIERI E CATALFO
CANALE BETTINI-GIANNI LETTA… IL PARADOSSO DI UN GOVERNO SOTTO RICATTO DA UN PARTITO CHE NON ENTREREBBE NEANCHE IN PARLAMENTO
“Lo stile dell’ultimo minuto non può più funzionare” dice la ministra della Famiglia Elena Bonetti quando ormai alle sette della sera il testo definitivo del Recovery plan non era ancora arrivato (arriverà solo in tarda serata, verso le 22).
Ma la moral suasion del Colle sembra aver funzionato, ed è sempre la ministra renziana a spiegare che “prima del Consiglio dei ministri non ci sarà alcuno strappo”.
Dal Quirinale si sono moltiplicati i segnali sull’importanza dell’incassare il piano di rilancio prima di aprire un’eventuale crisi, e questo obiettivo minimo Giuseppe Conte sembra poterlo incassare.
È su cosa succede dopo che la trattativa non fa passi avanti. Renzi avrebbe posto condizioni esose per un eventuale Conte-ter: via Alfonso Bonafede, reo di aver portato avanti una linea giustizialista al ministero della Difesa, via Nunzia Catalfo, alfiere del reddito di cittadinanza, via Roberto Gualtieri per la necessità di una discontinuità al ministero dell’Economia.
Ovviamente oltre all’ingresso di una nuova pattuglia di suoi nell’esecutivo, Maria Elena Boschi compresa, ipotesi che sta già creando non pochi mal di pancia nel Movimento 5 stelle.
Ma è il pacchetto nel suo complesso a essere giudicato irricevibile.
Dai pentastellati anzitutto, che non sono intenzionati a farsi dettare la lista dei ministri nè disposti a incassare veti, specialmente su una figura chiave in quella galassia come il Guardasigilli. Ma raccontano anche di un Nicola Zingaretti sfibrato da una trattativa che se si dovesse arenare alle richieste iniziali sarebbe finita ancor prima di iniziare.
“È un modo per alzare la posta? Altrimenti è incomprensibile”, spiega una fonte di governo.
Forse anche per questo Goffredo Bettini, gran tessitore del Nazareno, lancia una frecciata a Renzi: “Mi pare che quello che punta i piedi è Renzi, che dice di essere disponibile, di voler entrare nel merito, poi, quando si entra nel merito e si parla di una possibile riorganizzazione, ho la sensazione che non abbia le idee chiare lui”.
I pontieri sono alacremente al lavoro per ricomporre una situazione che tuttavia sembra da giorni aver toccato un punto di non ritorno, senza che per questo nessuno si decida a mettere le carte sul tavolo.
Italia viva è sempre più convinta dello strappo, in qualunque modo finisca la partita del piano di ricostruzione: “Non tutto è risolvibile con il Recovery plan”, mette le mani avanti Teresa Bellanova.
Matteo Renzi torna per l’ennesima volta ad alzare la posta chiedendo l’attivazione del Fondo salva stati: “È stato presentato il Piano pandemico nazionale. Dice: “Se ci sono poche risorse, bisogna scegliere chi curare.” Ho una idea più semplice. Se ci sono poche risorse, prendiamo il Mes. Ci vuole tanto a capirlo?”. L’esigenza è quella di tenere la tensione alta in una fase di stallo totale.
I renziani vorrebbero dare il benservito a Conte, non escludendo di appoggiarne un terzo governo alle loro condizioni, ma seminando dubbi e sospetti: “Si dimettesse, poi vediamo”, taglia corto un dirigente di Iv. Nutrendo la diffidenza del premier, che si è mostrato disposto a cedere su Recovery, Servizi e nuova squadra di governo ma non ha nessuna intenzione di uscirne umiliato.
Spiega chi frequenta spesso i corridoi di Palazzo Chigi: “Se si dimettesse chi gli garantirebbe un nuovo incarico? Renzi? Ma per favore…”.
È in questo clima che le diplomazie lavorano faticosamente a uno schema che preveda una crisi pilotata, che si svolga nel perimetro della stessa maggioranza, preveda un nuovo programma, delle nuove priorità e un riequilibrio che irrobustisca la squadra renziana di governo ma che sia potabile anche per gli altri partiti di maggioranza.
È Bettini a uscire per primo allo scoperto: “Dobbiamo avere un’alleanza molto solida, che abbia un’intesa politica e che concordi un programma di fine legislatura. Un programma preciso, chiaro. E fare anche un riassetto del governo. C’è una disponibilità a fare questo, persino con una crisi breve, gestibile, parlamentare”.
Ecco lo schema: dare a Renzi una via d’uscita onorevole, per non perdere la faccia e poter sventolare lo scalpo di un Recovery riscritto e di un nuovo impulso al fine legislatura, potendo intestarsene il merito, cercando di mettere al sicuro il paese – e i partiti di governo – dallo scenario delle urne.
Ma le condizioni poste dall’ex rottamatore sono al momento considerate irricevibili. Proprio Bettini avrebbe attivato un canale con Forza Italia tramite Gianni Letta. “Non sono affatto convinto che da Forza Italia possa venire un sostegno soltanto da qualche disperato isolato”, ha spiegato l’ex senatore che sta lavorando a un soccorso azzurro concordato: una pattuglia di forzisti, con il silenzio assenso dei vertici, che possano puntellare la maggioranza in caso di addio di Italia viva. Operazione complessa di cui sono state poste le basi, anche se il piano A prevede di riportare Renzi a più miti consigli.
Conte non si fida, e non è un caso che il Cdm, previsto domani sera, che dovrà dare l’ok al Recovery non preveda lo scostamento di bilancio, oggetto di una nuova riunione dei ministri più in là nella settimana.
I 24 miliardi di debito sono necessari a finanziare l’ultimo decreto Ristori, ma sarebbero complicati da deliberare per un esecutivo dimissionario e in carica per il disbrigo degli affari correnti. Un modo per guadagnare un altro po’ di tempo, insieme al necessario passaggio parlamentare previsto sul piano di rilancio, e dare respiro a una trattativa al momento bloccata.
Anche perchè il premier è stato messo in guardia da una conta al buio in Parlamento. Il Pd è scettico, i 5 stelle hanno paura di venirne sbriciolati, e anche dal Quirinale sono filtrati i dubbi su questo scenario. Domani nella tarda serata, con il favore delle tenebre, i primi nodi verranno al pettine.
(da “Huffingtonpost”)
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