ORA COSA SUCCEDE DOPO LE DIMISSIONI DI NAPOLITANO?
LE TAPPE PER L’ELEZIONE DEL NUOVO PRESIDENTE
Giorgio Napolitano si è dimesso. E ora cosa succede?
Secondo l’articolo 86 della Costituzione il Presidente della Camera dei deputati indice la elezione del nuovo Presidente della Repubblica entro quindici giorni, ” salvo il maggior termine previsto se le Camere sono sciolte o manca meno di tre mesi alla loro cessazione”.
Laura Boldrini convocherà il Parlamento in seduta comune a Montecitorio il 29 gennaio alle ore 15, come ha detto il presidente del gruppo M5S a Montecitorio Alessio Villarosa.
Da allora inizieranno le votazioni.
Quindici giorni, quindi, per completare la platea per grandi elettori per eleggere il successore di Giorgio Napolitano e per trovare quella convergenza politica e partitica il più ampia possibile, come più volte auspicato dallo stesso capo dello Stato.
Con le dimissioni, formalizzate oggi dal capo dello Stato ai due presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, si apre ufficialmente la corsa al Colle.
Una procedura studiata dal presidente dimissionario nei minimi particolari e costituzionalmente consentita, come ha precisato lo stesso Napolitano nel corso del suo discorso di fine anno.
Lo stesso capo dello Stato infatti anticipò le sue dimissioni anche nel 2013, una sorta di cortesia istituzionale per accelerare l’elezione del successore al Quirinale.
A partire da oggi quindi si dovrà procedere all’individuazione dei delegati regionali per raggiungere il numero di 1008 grandi elettori, che molto probabilmente già a partire dal 29 gennaio si riuniranno in seduta comune del Parlamento per eleggere il nuovo inquilino del Quirinale. In questi quindici giorni sarà il presidente del Senato, Pietro Grasso, che oggi lascerà l’assemblea nelle mani di Valeria Fedeli (vicaria per il maggior numero di voti ottenuti il giorno del la sua elezione a vicepresidente di palazzo Madama) a fare da supplente in mancanza del presidente della Repubblica, trasferendosi nell’ufficio al secondo piano di palazzo Giustiniani.
In totale, i cosiddetti “grandi elettori” del presidente della Repubblica sono 1009: 630 deputati, 321 senatori e 58 designati dai consigli regionali.
I Grandi elettori così ripartiti in Parlamento: Partito democratico 415, Movimento 5 Stelle 137, Forza Italia 130, Nuovo centrodestra-Unione di centro 70, Misto 52, Lega Nord e autonomie 35, Scelta Civica per l’Italia 32, Sinistra ecologia libertà 26, Per le autonomie 16, Autonomie e libertà 15, Per l’Italia 13, Fratelli d’Italia 9.
A cui si aggiungono i 58 dei designati dai Consigli regionali e il voto del neo senatore a vita Giorgio Napolitano.
Per un totale, appunto, di 1009 voti.
Al quarto piano invece è stato allestita la stanza che utilizzerà Napolitano come presidente emerito, la stessa che fu di Oscar Luigi Scalfaro, a pochi metri da quella di Carlo Azeglio Ciampi.
Per le prime tre votazioni del Parlamento in seduta comune è richiesta la maggioranza qualificata dei due terzi dell’Assemblea (pari a 672 voti) mentre dal quarto si scende a 505, ovvero la maggioranza assoluta.
L’articolo 84 della Costituzione stabilisce che può essere eletto presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d’età e goda dei diritti civili e politici.
L’ufficio di presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica. L’assegno e la dotazione del presidente sono determinati per legge.
Eletto il nuovo presidente della Repubblica, Napolitano salirà nuovamente al Quirinale per l’ultima volta e per il passaggio di consegne con il suo successore, che avrà già giurato davanti alla nazione.
Il nuovo capo dello Stato quindi riceverà le dimissioni del presidente del Consiglio che, secondo quanto recita la Costituzione, deve essere nominato dal presidente della Repubblica.
Anche qui si tratta di ‘dimissioni di cortesia’, regolarmente respinte dal capo dello Stato.
(da “Huffingtonpost“)
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