PAOLO BORSELLINO, IL GIORNO DELLA MEMORIA. FINI: “VIA I SOSPETTATI DAI PARTITI”. GIUSTO GIANFRANCO, ALLORA INIZIA DA GENOVA
PALERMO RICORDA LA STRAGE DI VIA D’AMELIO 19 ANNI DOPO…FINI: “NELLA BATTAGLIA CONTRO LA CRIMINALITA’, QUELLO POLITICO E’ UN FRONTE DECISIVO: I PARTITI SONO TENUTI A SVOLGERE UN’OPERA DI PULIZIA AL LORO INTERNO”
“I partiti sono tenuti a svolgere un’opera di pulizia al loro interno”.
Così il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel corso della commemorazione della strage di via D’Amelio in cui 19 anni fa morirono il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Fini è intervenuto nell’aula magna del palazzo di giustizia di Palermo. “Nella battaglia contro la criminalità organizzata – ha detto – quello politico è un fronte decisivo. È un fronte che passa sia per l’attività di governo e per quella legislativa sia per la forza di mobilitazione dell’opinione pubblica. Passa soprattutto per la capacità degli stessi partiti di fare pulizia al proprio interno eliminando ogni ambigua zona di contiguità con la criminalità e il malaffare”
Sul fronte delle indagini si parla di almeno «due verità possibili» e di almeno un tentativo di depistaggio.
Sullo sfondo, come unica certezza, resta la pista della trattativa, l’accordo tra Stato e Mafia che il braccio destro di Giovanni Falcone, ucciso pochi mesi prima, avrebbe scoperto alla fine di giugno 1992, mettendosi forse di traverso.
Per questo la sua eliminazione sarebbe stata affrettata.
Il procuratore nisseno Sergio Lari si appresterebbe infatti a concludere sulla base di queste ipotesi le indagini che porteranno alla richiesta di revisione del processo per alcuni condannati con sentenze definitive.
La svolta, attesa per settembre, dovrebbe coinvolgere anche investigatori – tre sono iscritti nel registro degli indagati per falso e calunnia – che avrebbero pilotato le accuse di Vincenzo Scarantino, il collaboratore di giustizia della prima ora smentito prima da Gaspare Spatuzza e poi da Fabio Tranchina, fedelissimi di Giuseppe Graviano, il boss di Brancaccio che avrebbe organizzato l’attentato premendo perfino il telecomando per innescare l’auto-bomba.
L’ombra del sospetto si allunga intanto sul gruppo di investigatori, guidati da Arnaldo La Barbera, questore morto nel 2002, che per Lari avrebbe allestito un «colossale depistaggio».
Tre funzionari risultano attualmente indagati, ma l’indagine tocca altri investigatori tra cui il poliziotto che avrebbe alterato un verbale del 1994.
Accanto alle dichiarazioni di Scarantino sono state trovate le annotazioni di un poliziotto che avrebbe svolto, si sospetta, un ruolo di «suggeritore».
Ma è tutto l’impianto accusatorio basato sulle indagini del pool di La Barbera a essere smentito su molti punti dalla Procura di Caltanissetta e dalle rivelazioni di Spatuzza considerato un collaboratore attendibile.
I nuovi indirizzi dell’inchiesta stanno insomma delineando quella che il procuratore Lari definisce una «deriva istituzionale».
Il Presidente della Camera Fini ha sollecitato un maggior impegno della politica sul fronte etico.
«La memoria deve infondere coraggio. Significa proseguire l’opera di chi ha sacrificato la vita per lo Stato, continuare a cercare la verità sul passato e sul presente perchè il diritto a conoscere non può andare in prescrizione.Sono qui perchè sono alla ricerca della verità , altrimenti non sarei venuto”.
Chiaro l’invito rivolto alle forze politiche: «Eliminare dai partiti quelle figure sospette per un principio di opportunità politica e di etica pubblica».
Siamo d’accordo Gianfranco, ora dalle parole passa ai fatti: inizia da Genova, dimostra di essere il leader del primo partito italiano che non fa allontanare da Fli gli onesti e i capaci per lasciare spazio a soci in affari di pregiudicati e a segnalati e attenzionati dalla Dia.
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