PARLANO I MILITANTI DEL PD: LA FRATTURA VIENE DA LONTANO
“LA DITTA SI E’ SQUAGLIATA MOLTO PRIMA DELL’ITALICUM”… GLI ISCRITTI CALANO E SONO SEMPRE PIU’ DIVISI
“La ditta s’è sfasciata, e da un bel po’. A Montecitorio ne ha dato l’annuncio Pier Luigi Bersani, che si era inventato il nome e aveva incarnato quell’idea di partito, fino alle primarie che hanno messo il Pd nelle mani di Matteo Renzi.
Nei territori, invece, ne danno l’annuncio tantissimi militanti.
Dal 2009 al 2014 gli iscritti sono più che dimezzati, passando da 831.042 a 366.641. Anche chi è rimasto, nei giorni dell’Italicum, non si sente tanto bene.
Bologna Festa dell’Unità addio
Il caso più clamoroso è quello del capoluogo emiliano. A Bologna i militanti di diversi circoli minacciano il boicottaggio della Festa dell’Unità domenica, quando sul palco salirà il presidente del Consiglio.
Mirella Signoris è una militante “rossa” di lunga data della sezione Pratello.
“Le condizioni sono tali — dice — che per la prima volta in vita mia potrei disertare la festa. Ma quel che conta è che non riconosco più il mio partito, e con me tantissimi iscritti bolognesi. Non condivido la linea politica e il modo con cui il segretario impone le sue decisioni, dal Jobs Act all’Italicum. Siamo stati trasformati in comitati elettorali.
Il programma non esiste più: è il segretario del partito. Noi cresciuti a sinistra soffriamo profondamente”.
Alberto Aitini è un altro militante, ex coordinatore dei Giovani democratici. Per combattere il drastico calo degli iscritti nei circoli della città , si è inventato una campagna di tesseramento porta a porta.
“Da Roma non ci danno una mano — sorride —, questo clima non contribuisce ad avvicinare al Pd”.
Ha saputo della fiducia sull’Italicum proprio mentre lavorava da volontario in uno dei ristoranti della Festa dell’Unità felsinea. È molto meno critico di altri nei confronti di Renzi (“Il governo ha portato a casa tanti risultati”), ma riconosce che la fiducia sull’Italicum è stata un errore: “Renzi ha sbagliato. E sbaglia ancora di più Bersani: la fiducia non andava messa, ma arrivati a questo punto non ci si poteva rifiutare di votarla”.
Roma Fiducia, prova di debolezza
Daniele Piva, 26 anni, si è iscritto al Pd quando ne aveva 21. Non ha fatto in tempo a frequentare Ds e Margherita: non può essere accusato di avere nostalgia di quello che c’era prima.
Oggi è il segretario del circolo Pd di San Paolo. “La fiducia è stata una forzatura che si poteva evitare — dice — ma la sofferenza non inizia certo oggi. Renzi gode dell’appoggio di una buona parte della base, ma quelli che sono depressi o incazzati sono sempre di più. Tanti se ne sono già andati, altri lo faranno. Non solo e non tanto per l’Italicum. Ci sono state scelte più gravi, come la cacciata di Letta o le scelte sul lavoro”.
Melissa Mongiardo è una giovane consigliera del Comune di Viterbo, delegata dell’Assemblea nazionale del Pd: “La fiducia? La fanno passare come prova di forza. Invece per me quando non ti fidi dei compagni di partito è una prova di estrema debolezza. Renzi ha distrutto il Pd: il calo degli iscritti è mostruoso. Qui sono più o meno un terzo di quelli che c’erano ai tempi di Bersani. Ma anche la minoranza del partito ha dato il suo contributo. Invece di ‘rompere’ sull’Italicum avrebbero dovuto fare battaglia sui temi che definiscono l’identità di sinistra, come immigrazione e lavoro”.
Milano ”I rapporti sono difficili”
“La composizione degli iscritti a Milano è cambiata tantissimo nell’ultimo anno e mezzo: oggi c’è una forte predominanza renziana. E i rapporti interni sono sempre più difficili, da diverso tempo”.
Parla Alessandro Giungi, quarantenne della truppa dei civatiani, consigliere comunale del Partito democratico, iscritto al circolo Caponnetto: “Il malessere c’è, sì, ma da un bel po’. L’Italicum è l’ultimo dei problemi, ci sono questioni politiche che ci dividono molto più della legge elettorale”.
Trapani L’esodo di massa
In Sicilia la situazione è precipitata pochi mesi fa, quando il Pd — per opera del renziano Davide Faraone — ha accolto i cosiddetti “Articolo 4”, un quintetto di deputati ex cuffariani e lombardiani.
Tanti hanno stracciato la tessera allora, come la trapanese Sabrina Rocca: “Gran parte di noi aveva votato un Pd diverso da questo — spiega — e la vittoria di Renzi si è trasformata nella nostra sconfitta. L’Italicum è l’ultimo atto. Alcuni si sono arresi e se ne sono andati, altri provano a resistere”.
Tra questi ultimi c’è il sindacalista Saverio Piccione: “Io resto dentro e faccio le mie battaglie. Il Pd di Renzi è un partito che in questo momento guida la regressione democratica del Paese. Io voglio cambiarlo e per farmi andare via mi devono cacciare”.
Tommaso Rodano
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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