PATTO SEGRETO TRA COLOMBE PER ALLUNGARE I TEMPI, ECCO LA STRATEGIA
OBIETTIVO RINVIARE LA SCELTA DELLA GIUNTA IN ATTESA DELLA CORTE D’APPELLO DI MILANO…COSI’ SARA’ IL TRIBUNALE A DECIDERE SULLA INTERDIZIONE E A TOGLIERE LE CASTAGNE DAL FUOCO AL PD E AL GOVERNO
«Care amiche, cari amici, care compagne, cari compagni. (…) Come a tutti noto, il 9 settembre la Giunta per le elezioni del Senato inizia a dibattere sulla questione della decadenza di Silvio Berlusconi. (…) Il Pd voterà la decadenza» ma – si legge qualche riga più tardi – «non si possono certo ignorare una serie di problematiche tecnico-giuridiche sulle quali è in corso un ampio dibattito che coinvolge autorevoli giuristi e costituzionalisti. Particolarmente rilevanti sono state le questioni sollevate da Luciano Violante in un’intervista al Corriere …»
In cima alla lettera c’è il logo del Senato.
E, come si capisce dall’incipit, i firmatari sono del Partito democratico.
Di più, sono tutti i senatori del Pd eletti in Piemonte con l’esclusione del renziano Stefano Lepri, che non l’ha condivisa.
C’è la firma di Stefano Esposito, che l’ha promossa. E, a seguire, quelle di Federico Fornaro, Vannino Chiti e dei loro colleghi Borioli, Ferrara, Fissore, Favero, Manassero, Zanoni, nonchè quella del socialista Enrico Buemi, che è anche membro della giunta che deciderà sulla decadenza del Cavaliere.
È una lettera in difesa di Violante, che è stato invitato per domani pomeriggio a discutere del suo «lodo», che riguardava il possibile rinvio del «caso Berlusconi» alla Consulta, in un incontro pubblico nella sede del Pd di Torino.
Ma è anche, implicitamente, «l’apertura» di un pezzo del Pd a un possibile allungamento dei tempi nella giunta.
Soprattutto se riguardano un tema, come quello del possibile esame alla Consulta del tema della decadenza, «peraltro condiviso – si legge nel testo – da giuristi non certo imputabili di berlusconismo».
Accelerare verso il voto su Berlusconi oppure no?
«Questo è un tema troppo serio per essere ignorato. E il Pd è una comunità che su queste cose ha il dovere di discutere», spiega Esposito.
Che aggiunge: «A me non frega nulla che Civati o altri attacchino Violante su Twitter. Visto che sulla vicenda di Berlusconi è in corso una contesa su cui il fior fiore dei costituzionalisti sta dibattendo, io con Violante mi voglio confrontare…»
Sembra un piccolo tassello di un ingranaggio più sofisticato.
E può anche essere il viatico per portare al vero obiettivo su cui una task force di «governisti» di Pdl e Pd sta lavorando da settimane.
L’obiettivo è lo stesso su cui anche i ministri berlusconiani si sono soffermati nei loro colloqui riservati.
E cioè evitare che la Giunta del Senato arrivi a votare la decadenza di Berlusconi prima dell’intervento della Corte d’appello di Milano, a cui la Cassazione ha rinviato la definizione della pena accessoria per il Cavaliere.
Lo schema è molto semplice.
Se i giudici di Milano definiscono l’interdizione dai pubblici uffici per l’ex premier prima che Palazzo Madama voti per la decadenza, a quel punto nessuno – nemmeno i falchi del Pdl – potrà minacciare rappresaglie sul Pd.
Perchè a decidere della perdita del titolo di senatore da parte del leader del centrodestra saranno stati i magistrati, non il Pd
Di modi per guadagnare tempo ce ne sono.
Alcuni, come il voto negativo rispetto alla relazione che il pidiellino Andrea Augello leggerà in Giunta il 9 settembre, sono addirittura automatici (anche perchè, in caso di voto contrario, la Giunta deve nominare un nuovo relatore scelto tra i membri che avranno votato contro).
Altri, come la «ricusazione» (virgolette d’obbligo) del presidente Dario Stefano, presuppongono lo scenario di una «guerra» a colpi di regolamento in cui il Pd non potrebbe far altro che affiancare Sel e Cinque Stelle.
Per questo è il dibattito sul «lodo Violante» la strada migliore per prendere tempo.
E Berlusconi deve essersene convinto se è vero, com’è vero, che dopo Ferragosto sembrava escludere la presentazione di memorie difensive che invece sono state annunciate
Perchè gliel’hanno detto o fatto capire in tanti, a Berlusconi. «Difenditi in Senato e non dal Senato».
Alcuni di loro, casualmente, ieri erano in Val d’Aosta, a Cogne, al Gran Paradiso Film Festival.
Come il ministro Gaetano Quagliariello, sicuro che i dubbi normativi sulla decadenza del Cavaliere «ci sono anche a sinistra».
E come Luciano Violante, che ha sottolineato di «non sentirsi sotto processo» per l’idea del coinvolgimento della Consulta su cui è d’accordo anche un ex presidente della Corte come Valerio Onida, anch’egli ieri atteso a Cogne.
I governisti trattengono il fiato ascoltando le ultime bordate del Cavaliere.
C’è una clessidra in movimento. Se supera il 15 ottobre, si chiuderà l’ultima finestra elettorale.
E se la Corte d’appello di Milano chiudesse la pratica della decadenza di Berlusconi prima che lo faccia il Senato, la maggioranza sarebbe ancora più al sicuro.
Tommaso Labate
(da “il Corriere della Sera“)
Leave a Reply