PER IL CENTROSINISTRA LE PRIMARIE DIVENTANO UN PROBLEMA
DA PALERMO A GENOVA PD E SEL IN DISACCORDO, A TARANTO A RISCHIO PERSINO LA CONSULTAZIONE… IN TROPPE CITTA’ LE PRIMARIE SONO VISSUTE COME UNA RESA DEI CONTI INTERNA
“Il centrosinistra rompa gli indugi e dia il via a una campagna elettorale che continui la straordinaria opera di cambiamento incarnata da un grande sindaco”.
È tutta qua, nell’appassionata dichiarazione di Nichi Vendola a favore di Ippazio Stefà no, sindaco di Taranto uscente, la chiave per capire che le primarie sono gravemente malate. Sì, perchè Vendola, proprio lui, quello che impose le primarie per la guida della Puglia, nonostante il niet del Pd, e vinse in maniera schiacciante contro Francesco Boccia, il candidato democratico, sta dicendo che a Taranto, dove si vota a maggio per scegliere il sindaco, le primarie non si devono fare.
Perchè il candidato c’è, ed è il suo.
Taranto, però, è solo uno dei casi in cui le consultazioni rischiano di saltare.
Se è per Brindisi, la coalizione di centrosinistra si sta affidando a “un candidato unico”. Se è per Palermo, le consultazioni sono state congelate per l’impossibilità di mettersi d’accordo pure sullo schieramento di riferimento dei partecipanti.
A fronte di questo, ci sono casi, come quello di Genova, in cui le consultazioni assomigliano di più a una guerra interna (in questo caso al Pd) che a un’occasione di scelta per i cittadini.
Città importanti, che danno il segno dei tempi, anche se poi in tante realtà minori le consultazioni si fanno e la gente a votare ci va.
E dunque, c’erano una volta i gazebo, i volontari, le file per indicare prima Prodi e poi Veltroni candidati leader del centrosinistra.
C’erano una volta le consultazioni che rovesciarono quelle che sarebbero state le scelte dei partiti: la vittoria di Giuliano Pisapia contro Stefano Boeri a Milano, la più plateale, oltre quella dello stesso Vendola.
Ora è di nuovo tempo di tavoli, di accordi di segreterie, di patti (e ricatti) incrociati tra partiti.
D’altra parte, il bipolarismo sembra già un ricordo e un’utopia: si ragiona in termini proporzionali, di alleanze, compromessi e schieramenti.
A Lecce in realtà delle primarie ci sono state: il 23 gennaio ha vinto Loredana Capone, candidata del Pd, vicepresidente della giunta Vendola con il 49 per cento dei consensi.
E ha battuto Carlo Salvemini, sostenuto da Sel, che ha ottenuto il 42 per cento.
Un colpo inaspettato per il governatore.
Da qui, il teorema del suo braccio destro, Nicola Fratoianni: “Organizziamo le primarie soltanto nelle città guidate dalla destra e per i sindaci che sono al secondo mandato”. Vizio del centrosinistra, quello di trovare una regola per ogni occasione.
ATaranto, dove, appunto, Stefà no è il sindaco uscente, le primarie in realtà le ha chieste a gran voce un Comitato appositamente costituitasi, e composto da elettori del Pd, dell’Idv e del Movimento jonico per la legalità (Mjl).
Il coordinatore del Mjl, Antonio Asaro, così scriveva a Vendola: “In questi quattro anni di amministrazione Stefà no ne abbiamo visto di tutti i colori: dall’accordo con Cito per piazzare un suo autorevole consigliere comunale nel Consiglio di amministrazione dell’Amiu alla distruzione della maggioranza con cui aveva vinto le elezioni del 2007, alla rimozione di ben 13 assessori senza dare motivazioni o dandole assolutamente risibili. Le forze che lo avevano portato alla vittoria ora sono all’opposizione”.
Il Pd, nel frattempo, avrebbe individuato il suo candidato alle primarie, Michele Pelillo. Che allarga le braccia: “Sono candidato alle primarie? Mah, se ce le fanno fare…”.
Sergio Blasi, coordinatore regionale dei Democratici, non perde occasione: “Non ci voglio credere e non ci posso credere, mi sembra che si sia capovolto il mondo. Ma come, chi chiede le primarie ovunque, non vorrebbe farle in Puglia?”.
Sulle posizioni di Vendola, sta però anche il sindaco di Bari, Michele Emiliano, anche lui del Pd.
Spiega Blasi: “Noi le vorremmo per allargare la coalizione”.
Più o meno la stessa motivazione con la quale si dice che però a Brindisi è meglio non farle. “Non le chiama nessuno”, precisa Blasi. In realtà il Pd ha già stretto un accordo con Mimmo Consales come “candidato unitario” per le elezioni.
Dopo aver chiesto il ritiro al suo candidato naturale, Giovanni Carbonella, il presidente provinciale del partito.
Nel frattempo, Vendola sarebbe pronto ad offrire una contropartita all’appoggio di Stefà no a Brindisi: la rinuncia di Giovanni Brigante (sostenuto non da tutta Sel, ma da Puglia per Vendola) a sfidare alle primarie appunto Consales. Da due possibili primarie a zero, insomma.
A Palermo, le primarie ci sarebbero dovute essere domenica scorsa.
Poi, si era indicata la data del 18 febbraio. Adesso sono state congelate.
Impossibile mettersi d’accordo, stavolta sullo schieramento di riferimento.
I candidati ufficiali erano Leoluca Orlando per l’Idv, Rita Borsellino, candidata ufficiale del Pd, Davide Faraone, il renziano (quindi di nuovo vicino al Pd) e Fabrizio Ferrandelli, consigliere comunale Idv, in rotta col suo partito, sostenuto dall’ala più vicina al governo Lombardo dei Democratici, rappresentata dal senatore Beppe Lumia e dal capogruppo all’Ars Antonello Cracolici, e in grado di attrarre nella propria orbita il Terzo polo.
E proprio nel nome del no a Lombardo è saltato il tavolo.
Ovvero, sono saltate le primarie, in favore di un tavolo che dovrà decidere quale sarà la coalizione di riferimento per le primarie.
In realtà , a questo punto le consultazioni non le vuole nessuno.
E Orlando (che ci tiene a precisare “sono candidato alle elezioni”) spera in un ticket con la Borsellino (anche lei candidata).
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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