PER IL M5S L’UNICO GIORNALISTA INDIPENDENTE E’ QUELLO CHE SI CANDIDA CON LORO
MULE’ E CERNO QUINDI SONO “SERVI”, MENTRE PARAGONE E’ UN EROE INDIPENDENTE
Secondo il M5S è uno scandalo che tra le tante figure professionali rappresentate dai candidati alle Politiche 2018 ci siano anche i giornalisti.
O meglio che ci siano due giornalisti come Giorgio Mulè e Tommaso Cerno.
Il primo, candidato con Forza Italia, è stato fino a qualche giorno fa direttore di Panorama.
Il secondo invece correrà per il Partito Democratico ed è stato condirettore di Repubblica. I due rappresentano quindi due giornali sgraditi al MoVimento 5 Stelle che infatti oggi gli ha dedicato un post dove deplora la mancanza di indipendenza della grande stampa italiana.
Questi giornalisti-candidati, come si legge in un post su Facebook pubblicato sulla pagina ufficiale del MoVimento, «fanno le loro buone carriere obbedendo al padrone, poi vengono premiati per la loro fedeltà ».
In poche parole sono dei giornalisti-servi che fanno solo la convenienza del padrone (perchè i servi sono in vendita quindi hanno padroni).
Gli unici veramente danneggiati invece «sono i lettori che non possono contare su una stampa veramente indipendente!».
Poco importa a questo punto che Tommaso Cerno abbia annunciato qualche sera fa ad Otto e Mezzo di voler lasciare il giornalismo perchè, spiegava, il mestiere di giornalista non è uno che si può continuare a fare dopo aver intrapreso la carriera politica.
La macchina del fango del M5S si è messa in moto e quindi il fatto che due giornalisti si siano candidati con Forza Italia e con il Partito Democratico è la prova provata che in Italia la stampa non è libera.
O meglio, lo è ma solo quando asseconda il MoVimento 5 Stelle, come ebbe già a farci capire qualche tempo fa Roberto Fico.
E deve essere per questo che il MoVimento 5 Stelle ha candidato quattro importanti e famosi giornalisti.
Il primo è Emilio Carelli che stranamente il M5S presenta come “direttore di SkyTg24” dimenticando di ricordare che dal 1980 al 2003 Carelli ha lavorato per tutte le reti Finivest facendo (proprio come Mulè!) “una carriera nelle aziende del condannato incandidabile”.
Il secondo è l’ex direttore de Il Centro Primo Di Nicola per trent’anni firma de L’Espresso (lo stesso dove ha lavorato Cerno!).
Il terzo è Gianluigi Paragone, che viene ricordato generalmente come il conduttore della Gabbia ma che ha diretto a lungo La Padania, il quotidiano della Lega Nord che ha intascato una notevole somma di contributi pubblici (gli stessi che il M5S vuole abolire!). Tra le altre cose Paragone ha affibbiato a Rocco Casalino il simpatico nomignolo di “Botulino”.
Ma evidentemente questo, nel partito che fa largo uso di termini come “psiconano”, “ebetino” o “gargamella”, è sicuramente un punto a suo favore. Infine ci sarebbe anche la Iena Dino Giarrusso, anche lui giornalista buono perchè candidato con il MoVimento. Last but no least: Alessandro Di Battista.
Il grillino di lotta (ma non di governo) prima di diventare scrittore si definiva “giornalista”. Anche se non è iscritto all’albo al contrario di Luigi Di Maio, che stando al sito della Camera esercita la professione di giornalista pubblicista.
I problemi del MoVimento 5 Stelle con i giornalisti e la libertà di stampa sono ben noti.
E non ci sono solo le liste di proscrizione del “giornalista del giorno” pubblicate sulla vecchia versione del Blog di Grillo e ora disponibili sul sito ufficiale del M5S.
Non si tratta nemmeno della solita tirata di Alessandro Di Battista contro gli “editori spuri”. C’è anche la faccenduola della classifica della libertà di stampa stilata da Reporter sans frontieres che Grillo interpreta ogni volta in un modo diverso.
E per finire c’è Beppe Grillo che ai giornalisti disse: «Vi mangerei per il solo gusto di vomitarvi Un minimo di vergogna voi la percepite per il mestiere di che fate, sì o no? O perchè fate il vostro lavoro da 10 euro al pezzo pensate che giustifichi tutto questo».
Prendiamo ad esempio le dichiarazioni fatte dal senatore pentastellato Carlo Martelli a Linea Notte di mercoledì 31.
In studio c’era il giornalista del Manifesto Loris Campetti che ha chiesto a Martelli “ho sentito Di Maio in più circostanze dire che bisogna reintrodurre l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, solo che ogni volta Di Maio che va a incontrare gli imprenditori oppure a Londra questo aspetto salta per aria”.
Martelli ha candidamente risposto “chiaramente quando Di Maio va a parlare dagli imprenditori dirà altre cose”.
Il che è ovvio, ma il fatto che Martelli lo abbia detto così, “rivelando” ad un giornalista quello che pensa sulla politica, ovvero che — come scrive Massimo Bordin sul Foglio — “la politica sia solo imbroglio e menzogna e chi la fa deve, per l’intanto, adeguarsi”.
Un clamoroso autogol fatto nella più assoluta buonafede, proprio come il post contro Mulè e Cerno.
Un atteggiamento che non solo rivela la scarsa considerazione che il M5S ha per i giornalisti che non seguono la loro linea politica ma anche per gli elettori, ai quali si può raccontare qualsiasi cosa.
Per il MoVimento i giornalisti non meritano di ricevere risposte, ma di essere compatiti perchè poverini non ci arrivano a capire il grande gioco della campagna elettorale. Se si vuole una stampa libera però forse bisognerebbe smettere di considerare i giornalisti e chi dà le notizie come dei semplici megafoni o “portavoce”.
Anche perchè i parlamentari a 5 Stelle hanno ampiamente dimostrato di non essere in grado di essere dei portavoce nemmeno loro che erano stati eletti per farlo.
(da “NextQuotidiano”)
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