PER SALVARE ALITALIA AVREMO MENO TRENI A DISPOSIZIONE: SE RIMANETE A TERRA RINGRAZIATE I CAZZARI
LA MARCHETTA SOVRANISTA LA PAGHERANNO I PENDOLARI DEI TRENI REGIONALI… TRE MILIARDI PRENDONO IL VOLO
Quanto dovranno pagare ancora per il salvataggio di Alitalia gli italiani?
E quali altri costi occulti dovranno sostenere per il piano di fusione con le Ferrovie dello Stato?
Ettore Livini su Repubblica oggi fa i conti del piano del governo per creare un carrozzone infinito tra FS e Alitalia e avverte che i soldi che le Ferrovie metteranno negli aerei dovranno essere essere tolti da quelli necessari per i treni regionali e dei pendolari:
A occhio e croce, in una prima fase, tra uno e due miliardi.
Il Tesoro – se Tria e la Ue daranno il via libera (difficile) – convertirà una quota del prestito ponte in capitale per entrare con il 15% nel gruppo. Spesa – viste le cifre indicate da Di Maio – tra i 250 e i 300 milioni, soldi che arrivano dritti dritti dalle casse dello Stato.
Poi le Fs rileveranno il resto delle azioni, visto che malgrado i «tanti soggetti esteri interessati alla compagnia» (Di Maio dixit) e un iter di vendita che dura da più di un anno, nessuno per ora pare disposto a metterci un centesimo.
Se l’equity – come ha detto il vice-premier – della nuova Alitalia sarà tra 1,5 e 2 miliardi, le Ferrovie dovranno mettere sul piatto (si vedrà se in contanti o come) almeno un miliardo.
Soldi distratti al tesoretto da 6 miliardi necessario per rinnovare e ringiovanire i treni dei pendolari.
Con il rischio, oltretutto, che Alitalia (in rosso per 500 milioni nel 2018) possa azzerare gli utili di Fs (che guadagna più o meno la stessa cifra).
Chi paga a piè di lista, anche in questo caso, sono i cittadini, visto che i bilanci delle Fs stanno in piedi solo grazie a un ingente trasferimento di denaro pubblico, pari a circa 3 miliardi l’anno.
Cifra abbastanza capiente per ammortizzare i guai di Alitalia e buona, dice il tam tam romano, anche per assorbire un po’ di esuberi del vettore – si parla di un migliaio – rendendolo più appetibile per un eventuale partner.
Nulla però è gratis. Mille dipendenti in più in carico ai treni sono mille stipendi in più da pagare, le risorse buttate in queste buste paga finirebbero per drenare altre risorse. E con la coperta finanziaria sempre più corta causa spese del matrimonio, il rischio è che possano rallentare gli investimenti sulle rotaie e si dilazionino nel tempo gli acquisti dei nuovi treni destinati a migliorare la vita quotidiana dei pendolari.
La speranza delle Fs è quella di non trovarsi il cerino in mano quando sarà il momento di mettere mano al portafoglio per rinnovare la flotta a lungo raggio – anche qui balla qualche miliardo – necessaria a rilanciare il vettore.
Onere che però – ha ventilato Di Maio – potrebbe essere girato a Cdp. Che procederebbe all’operazione, tanto per cambiare, con i quattrini degli italiani.
(da “NextQuotidiano”)
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