POCHI MEDICI, TURNI PESANTI E RICOVERI IMPOSSIBILI: L’INFERNO DEI PRONTO SOCCORSO
E INTANTO GLI SPECIALIZZANDI SCAPPANO
La crisi è nerissima e va avanti ormai da anni. I pronto soccorso italiani sono in affanno e via via che il numero dei medici scende, come un cane che si morde la coda, sempre meno professionisti vogliono lavorare nell’emergenza. E per chi resta è sempre più dura. Ma sono tanti i fattori che hanno fatto peggiorare le condizioni di questi reparti, che spesso si trovano in difficoltà, come racconta la storia di Tor Vergata a Roma.
Orari pesanti e niente attività privata
Chi lavora al pronto soccorso deve sopportare turni pesanti, con molte notti al mese e anche weekend. In altri reparti i turni sono più agevoli. Poi c’è un problema economico. Lo stipendio è considerato troppo basso anche dallo stesso ministro alla Salute, Orazio Schillaci, che ha promesso aumenti. La paga è la stessa degli altri medici pubblici, ma chi lavora al pronto soccorso, come chi esercita altre specialità, non fa praticamente mai attività privata, che permette a tanti professionisti di arrotondare.
Quei 5mila medici in meno
Secondo Simeu, la società scientifica dell’emergenza, mancano oggi circa 5.000 medici nei pronto soccorso. E la situazione non sembra destinata a sbloccarsi a breve. Basta vedere le scuole di specializzazione. Proprio le condizioni di lavoro difficili spingono i giovani medici verso altre attività. E quest’anno il 70% delle borse di studio in medicina di urgenza sono andate deserte. Nel frattempo ci sono moltissimi medici assunti, circa 600 l’anno scorso, che lasciano. Si spostano magari nel privato, provano ad andare all’estero oppure partecipano ai bandi per i medici di famiglia o professionisti di altri reparti ospedalieri.
Il caso turnisti
Le Regioni sono disponibili a fare di tutto per assumere ma ai concorsi si presentano sempre molti meno professionisti di quelli necessari. Qualcuno punta sui turnisti, cioè paga liberi professionisti anche 100 euro l’ora, cioè 1.200 euro per un turno di notte. Si tratta di una pratica che presto dovrà finire, visto che in un decreto di maggio si è previsto che debba concludersi entro un anno. Ma non sono da escludere proroghe, visto che in alcune Regioni il sistema si regge sui turnisti.
Niente spazio nei reparti
Il lavoro è difficile anche perché il pronto soccorso è diventato un punto di riferimento per i cittadini, pure quelli che hanno problemi lievi,che si potrebbero risolvere altrove e cioè sul territorio. L’iper afflusso, anche di casi banali, rende il lavoro più difficile. Ma il presidente di Simeu Fabio De Iaco sottolinea un’altra criticità, che ha a che fare anche con quello che sta succedendo a Tor Vergata in questi giorni. Si tratta del cosiddetto “boarding”.
Nei reparti di degenza spesso non si trova posto per chi ha bisogno del ricovero e quindi la persona interessata rimane parcheggiata anche molto a lungo nei corridoi o nelle stanze del pronto soccorso. E’ questa la causa forse più importante del sovraffollamento, visto che i pazienti con problemi banali rappresentano un problema soprattutto per se stessi, visto che sono spesso costretti a una lunga attesa prima di essere visitati.
(da La Repubblica)
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