PORTOGALLO: REGOLARIZZATI STRANIERI E RICHIEDENTI ASILO
COSI’ IL PAESE RIESCE A CONTENERE IL CORONAVIRUS E L’OPPOSIZIONE DI CENTRODESTRA NELL’EMERGENZA NON FA POLEMICHE E COLLABORA
‘Solo’ 25mila casi, nemmeno mille decessi. Nel suo piccolo, il Portogallo fa scuola in Europa. E’ riuscito a contenere l’epidemia da coronavirus, pur essendo confinante con la Spagna, che ormai è seconda dopo gli Stati Uniti nella triste classifica mondiale sulla pandemia, con oltre 213mila casi e quasi 25mila morti.
Secondo gli esperti, uno dei motivi di questo risultato è il fatto che il governo portoghese ha deciso di riconoscere la cittadinanza a lavoratori stranieri e richiedenti asilo, in via temporanea, almeno fino al primo luglio. In controtendenza in tutta Europa e anche a livello globale
Dall’altro lato dell’Atlantico, Donald Trump ha invece bloccato le domande della nota ‘carta verde’, il documento necessario per poter vivere da immigrati negli Stati Uniti. Lo ha fatto al primo affacciarsi dell’epidemia che pure il presidente degli Stati Uniti all’inizio negava.
Di fronte a quanto deciso dalla Casa Bianca, la scelta del governo portoghese, guidato dal socialista Antonio Costa e sostenuto da una coalizione di sinistra, appare ancora più singolare.
Ma lo è anche guardando al panorama europeo, dove nessuno Stato membro si sogna nemmeno lontanamente di regolarizzare i lavoratori stranieri. Eppure in molti paesi ce ne sarebbe bisogno, come testimoniano numerosi appelli che guardano anche alle esigenze del settore agricolo a ridosso della stagione del raccolto.
In molte regioni, la manodopera viene a scarseggiare perchè i lavoratori non regolarizzati temono i controlli, rafforzati per verificare il rispetto delle norme di distanziamento sociale.
Ma in Portogallo la scelta del governo si poggia anche su basi sanitarie. Regolarizzare gli stranieri significa garantire loro accesso ai controlli medici e alle cure. In altre parole: risponde anche all’esigenza di controllare la diffusione del virus nelle loro comunità .
Ancora più stupefacente il fatto che il governo Costa abbia deciso subito, il 29 marzo scorso, nemmeno dieci giorni dopo la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per coronavirus.
E l’opposizione di centrodestra? Bassa polemica politica, collaborativa con il governo anche su una decisione di questa portata che farebbe infuriare qualsiasi altro partito sovranista in altri Stati europei. A cominciare dall’Italia, dove l’argomento non è nemmeno trattato, al di fuori degli appelli delle associazioni più interessate al tema e dei sensibili ai diritti degli ultimi.
Naturalmente, il segreto del ‘successo’ del Portogallo nella lotta al virus non sta solo nelle regolarizzazioni dei migranti. C’è anche il fatto che il paese si è trovato a gestire i primi casi tre settimane dopo l’emergenza Covid-19 in Italia e una settimana dopo la Spagna.
Questo ha dato al governo il tempo di preparare le strutture sanitarie e alla popolazione la possibilità di fare pace con l’idea di stare a casa, sull’esempio degli altri paesi europei. Ma il caso portoghese resta comunque particolare, considerato che la popolazione è molto anziana.
“E’ importante garantire i diritti dei più fragili, come nel caso dei migranti”, sono le parole del ministro degli Interni portoghese Eduardo Cabrita. “In tempi di crisi è dovere di una società solidale assicurare che gli immigrati abbiano accesso alla sanità e al welfare”. Parole che suonerebbero come bestemmie in molti degli altri paesi europei, anche nei più ricchi del nord.
Eppure il Portogallo che solo dieci anni fa ha patito le cure della troika per rimettere i conti a posto, si prepara ad affrontare un’altra crisi forse ancora più pesante della precedente. Ma evidentemente nel paese vale quanto scriveva uno degli scrittori nazionali Fernando Pessoa: “E dopotutto ci sono tante consolazioni! C’è l’alto cielo azzurro, limpido e sereno, in cui fluttuano sempre nuvole imperfette”.
Capacità di pianificazione, malgrado l’orizzonte non lasci ben sperare. Possibile a patto che non ci sia una propaganda politica ad inquinare i pozzi.
(da agenzie)
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