PRIMARIE, DIMISSIONI E VELENI: A GENOVA HARAKIRI PD
DOPO LA VITTORIA DEL CANDIDATO DI SEL SALTANO I VERTICI LOCALI E L’EX SINDACO ATTACCA INTELLETTUALI E GRUPPI DI POTERE INTERNI
Il monte di Portofino che frana in mare. Sarebbe stato più facile, a Genova, credere a questo.
Invece sessantacinque anni di storia, di dominio, si sono sciolti in ventiquattro ore. La città volta pagina, ma resta rossa, conserva la sua anima.
Ecco la sfida. Come dire: non siamo noi a lasciare il Partito, è il Partito che ha abbandonato noi.
Le primarie che dovevano servire per fare le scarpe a Marta Vincenzi, le fanno anche al Pd. Si dimettono il segretario regionale Lorenzo Basso e quello genovese, Victor Rasetto, che pure non erano i veri artefici dell’operazione.
L’avevano, però, silenziosamente accettata mettendo il loro volto giovane a una manovra che aveva padri più scafati. I veri signori del Pd ligure.
Nessuno l’avrebbe detto: non i partiti, non i sondaggi.
Sabato il primo segnale.
Basso pronuncia la frase fatidica: “Se le nostre candidate perdessero, mi dimetterei”. Ma soprattutto erano i suoi occhi lucidi, smarriti, a parlare.
Poi è cominciato il diluvio: Marco Doria (Sel) 46%, Marta Vincenzi (27,5%), Roberta Pinotti (23,6%). Ed è il tracollo.
Vincenzi si mette a postare messaggi a raffica su twitter, sparando contro tutti: “Gruppi di potere dentro e a fianco del Pd . Dovevo dargli una mazzata subito.” Ancora: “Ho provato a tenere insieme una maggioranza impossibile”.
Anche ironia su don Gallo, sostenitore di Doria: “Basta con ‘sta fissa delle infrastrutture, di Smart cities. Vuoi mettere come è meglio parlare di beni comuni? Specie se benedice Don Gallo”.
Infine l’eventuale appoggio a Doria: “Deciderò solo dopo aver letto il programma”. Che strano effetto: Vincenzi e Pinotti che per sembrare nuove usano Twitter e poi sembrano avere difficoltà a parlare semplicemente con la città .
Si fa capire meglio Doria con la ruvidità di frasi apparentemente suicide: “Non sono contrario alle tasse”.
Pensare che Genova non sembrava pronta per un Pisapia.
Non c’era stato un esame di coscienza sulla gestione del potere degli ultimi anni, sulla benedizione da parte del centrosinistra (dal Pd all’Idv) alla cementificazione selvaggia che ha spalancato le porte alla ‘ndrangheta.
Per non dire delle inchieste che hanno travolto uomini del Pd. Niente.
“Un potere radicatissimo, spalmato per accontentare anche la destra e blandire perfino la Curia, cui la Regione ha lasciato un posto nel cda della banca cittadina”, racconta Attilio Formigine, che per cinquant’anni ha votato il Partito e ieri ha detto basta.
All’improvviso domenica Genova si è scoperta diversa da come la dipingevano i giornali.
Da come credeva di essere.
Ma loro, i vertici del Pd, che cosa dicono?
“Momentaneamente non raggiungibile”, rispondevano ieri mattina decine di cellulari, da Basso a Rasetto, tramortiti dalla botta. Poi le dimissioni.
E Claudio Burlando? “E impegnato in una riunione delle Asl”, comunicano i suoi. Tace il dalemiano Burlando, come durante la campagna per le primarie.
Ma il Pd ligure è costruito a sua immagine e somiglianza.
Tanti lo indicano come l’uomo che ha acceso la miccia delle primarie (per lui non erano state fatte).
“Alla fine il Pd è riuscito a perdere le sue stesse elezioni. Un record”, sorride amara Maria Vicedomini, una vecchia militante di Sestri Ponente.
Ma adesso? “Speriamo che non si finisca per regalare la città agli scajoliani”, è l’avvertimento di don Paolo Farinella, il sacerdote dei vicoli.
Molto dipenderà dalle liste che Doria presenterà alle elezioni. “Ora non voglio sentir parlare di poltrone”, avverte il vincitore.
“Sapessi quanti vogliono salire sul nostro carro!”, sorride Mariuccia Cadenasso, una delle pasionarie di Doria.
Già , se le liste sapranno raccogliere le tante forze che la città può esprimere, il cammino sarà in discesa.
Anche perchè Doria il “rosso” ha stravinto soprattutto a Levante, nei quartieri borghesi, dove ha sfiorato il 55%.
Se, però, le liste saranno la raccolta di figurine delle vecchie glorie della politica locale, l’entusiasmo si disperderà .
Doria oggi ha la forza per impedirlo. Ma i partiti del centrosinistra, già dalle voci delle prime ore, sembrano pronti ad aiutare ancora gli avversari, dal centrista Enrico Musso (ex Pdl) al candidato che il centrodestra agonizzante non ha ancora trovato.
L’Idv, che da queste parti ama il cemento, potrebbe non appoggiare Doria perchè contrario alla Gronda autostradale che divide la città .
E all’Udc un sindaco “comunista” non va giù.
Dopo essersi scannato per le primarie, il centrosinistra potrebbe dividersi anche per le elezioni. Ma i genovesi forse non se ne accorgeranno nemmeno.
Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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