PRIMARIE: UN ELETTORE SU CINQUE “ESTRANEO” AL CENTROSINISTRA
NEL 2008 IL 10% SI ERA ASTENUTO, L’ 8% AVEVA SCELTO LA DESTRA… IL 77% NON E’ ISCRITTO AD ALCUN PARTITO, IL 42% NON AVEVA MAI PARTECIPATO ALLE PRIMARIE… I PRO-MONTI SCELGONO RENZI
Tre milioni e centomila elettori alle primarie del centrosinistra.
Chi sono? Da dove vengono? E soprattutto, con chi vanno?
La Sisp, Società italiana di Scienza Politica, ha istituito un gruppo di ricerca sulle primarie, guidato da i professori Luciano Fasano e Fulvio Venturino, che in collaborazione con «Il Mulino» ha sondato i votanti del centrosinistra.
Scoprendo che non tutti sono dei militanti di sinistra, anzi.
La scelta del candidato premier ha attratto anche chi nel 2008 aveva votato l’Idv (3,5% del totale): otto elettori su cento avevano votato il centrodestra, il 10 per cento non aveva votato.
Come già più volte evidenziato, Matteo Renzi, rispetto agli altri candidati, è stato più in grado di attrarre voti «nuovi».
Il 16% del suo elettorato, quattro volte più di Bersani.
«Questa è una capacità innata di Renzi spiega Fasano -. Anche nelle primarie per il sindaco di Firenze più di un elettore su dieci proveniva da chi in passato aveva votato per il centrodestra». L’esatto opposto di Bersani, che ha un elettorato più militante (l’88% è del Pd contro il 64% del «rottamatore»).
È anche per questo che quasi la metà (il 42%) dei sostenitori di Renzi è «matricola», non aveva cioè mai votato prima alle primarie; mentre Bersani ha fatto il pieno tra i «veterani» (85% come Puppato, tra l’altro), coloro che avevano già votato nel 2005 per la scelta del premier o nel 2007 (o nel 2009) per la scelta del segretario del partito.
Per Fasano, «la distinzione fra veterani e matricole demarca una sorta di confine fra i candidati che raccolgono consensi prevalentemente nel tradizionale recinto dei partiti di una coalizione che ha ormai familiarizzato i propri elettori al rito delle primarie e candidati che, viceversa, sono in grado di mobilitare un elettorato nuovo rispetto a questo tipo di consultazione».
Il 77% dei votanti non è iscritto ad alcun partito.
Secondo Fulvio Venturino, «per costoro, cioè il bersaglio grosso, Renzi è il candidato preferito, mentre Bersani risulta essere sottorappresentato. Il segretario del partito è invece molto popolare fra gli iscritti al Pd, che sono un quinto del totale, ma ben un terzo dei suoi votanti». Gli iscritti al Pd, però, «sono abbastanza ecumenici, visto che si distribuiscono in una certa misura anche fra gli altri due candidati del partito, Renzi e Puppato».
All’opposto, tutti gli iscritti a Sel hanno votato compatti per Vendola.
Gli elettori di Bersani sono più «anziani» rispetto a quelli degli altri candidati.
Ha più di 55 anni il 56% dei suoi votanti (il 28% tra 55 e 64 anni, il 28% oltre i 65 anni), Renzi e Vendola, invece, hanno un’equa distribuzione del proprio elettorato.
Infine il giudizio su Monti: spiega Venturino che, nel complesso, «l’operato di Monti riceve un giudizio positivo dal 69% dei votanti.
Questa ampia maggioranza di cittadini vota in modo pressochè indifferenziato per i due candidati del Pd.
In questo segmento si riscontra in realtà una lieve prevalenza di Renzi su Bersani, troppo lieve però perchè qualcuno possa ergersi a unico erede dell’agenda del Professore.
Come da aspettative, coloro che riservano un giudizio negativo all’operato di Monti sono maggiormente propensi a votare per Nichi Vendola».
Sei su dieci bocciano il professore.
Marco Castelnuovo
(da “La Stampa“)
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