RAGION DI STATO, ALFANO NON SPIEGA IL CASO SHALABAYEVA
IL MINISTRO SI SENTE INTOCCABILE… I FUNZIONARI DELLO STATO TRATTATI COME BURATTINI
Quante cose sono cambiate dal luglio scorso. Alma Shalabayeva e la figlia Alua sono tornate dal Kazakistan. Matteo Renzi è diventato segretario del Pd; Silvio Berlusconi non è più l’azionista di maggioranza del governo di Enrico Letta.
Un po’ di teste sono rotolate giù dal Viminale per salvare la dignità del Palazzo: il capo di gabinetto del ministro, Giuseppe Procaccini, si è dimesso e il capo della segreteria del Dipartimento, il prefetto Alessandro Valeri, è stato sostituito.
Tutto bene quel che finisce bene? Non proprio.
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano resta al suo posto, più saldo che a luglio. Le ragioni politiche che ne hanno permesso la sopravvivenza oggi sono ancora più forti di allora: l’esile filo che tiene in vita il governo è passato dalle mani di Berlusconi alle sue.
Anche le ragioni di opportunità che avrebbero consigliato le dimissioni però si sono rafforzate. Non a caso ieri ha preferito parlare di altro invece che salutare il rientro della signora Ablyazov e di sua figlia.
Per capire perchè Alfano non dovrebbe stare più in quel posto bisogna ascoltare le parole dette dal prefetto Procaccini al Fatto : “Un uomo di Stato è responsabile anche quando non lo è. Se si avverte il peso della funzione esercitata, bisogna essere pronti a dare le dimissioni come ho fatto io”.
Ecco perchè Alfano non è un uomo di Stato.
Le dimissioni del responsabile politico tutelano la dignità di un’istituzione che fallisce i suoi obiettivi primari e garantiscono che i diritti fondamentali saranno tutelati al massimo livello proprio perchè, in caso di violazione, a rimetterci sarà il responsabile a livello politico.
Ecco perchè, come spiega il prefetto Procaccini nell’intervista, i suoi colleghi al ministero sono rimasti sgomenti nel vedere come sia stato abbandonato al suo destino. I prefetti del ministero, dopo il suo addio, hanno scoperto di non avere alcuna copertura politica.
Pensavano di essere funzionari dello Stato e invece si ritrovano nel ruolo di burattini. Devono scattare come servi quando bussa l’ambasciatore amico ma poi, quando scoppia lo scandalo, devono comportarsi come i fusibili in un circuito, che saltano per salvare il sistema.
Marco Lillo
(da “il Fatto Quotidiano“)
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