RENZI ARRIVA ALLE MINACCE: “CHI FARA’ MANCARE IL PROPRIO VOTO NE RISPONDERA'”, LA BINDI LO INTERROMPE: “ABBIAMO UN’IDEA DIVERSA DI DEMOCRAZIA”
LA LEGGE-TRUFFA DEVE PASSARE A OGNI COSTO: IL DUCETTO DI PONTASSIEVE DEVE SALVARE LA POLTRONA E L’INCIUCIO CON BERLUSCONI… AL “PURO” SALVINI VERRA’ GETTATO UN “SALVALEGA” AL SENATO…LE CRITICHE DI BERSANI
Votare il testo della legge elettorale, così com’è, alla Camera.
Poi, prima dell’approdo in Senato, una riunione congiunta dei gruppi di Montecitorio e palazzo Madama per apportare quei correttivi ai punti critici, primo tra tutti la rappresentanza di genere, che ieri hanno visto diviso il Pd.
E’ questa la linea indicata dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, parlando ai deputati Pd nella sua qualità di segretario del partito. Un ‘serrate i ranghi’ è arrivato dunque durante il discorso nel quale Renzi ha avvertito che chiunque farà il mancare il proprio voto oggi dovrà risponderne davanti al Paese e agli elettori.
E’ ripreso infatti questa mattina l’esame in aula alla Camera sulla legge elettorale: ieri a scrutinio segreto sono state affossate le norme sulla parità di genere scatenando il caos nel Pd dove sono mancati parecchi voti a sostegno della causa delle donne, scatenando la protesta di queste ultime e della minoranza del partito.
E non è bastata la rassicurazione del presidente del consiglio, Matteo Renzi, via twitter tanto che questa mattina alle 8.30 è stata convocata al Nazareno un’assemblea proprio per “fare chiarezza”, come hanno chiesto le deputate democratiche.
Battibecco Bindi-Renzi.
Nel corso dell’assemblea del gruppo, Renzi ha assicurato che sulle quote rosa il Pd “è avanti” e che la parità di genere è già , di fatto, una pratica. Ma ha chiarito che sulla legge elettorale “non c’è da mantenere un patto con Berlusconi, ma un impegno che come partito abbiamo preso profondo, netto, chiaro”.
Il suo discorso è stato interrotto da Rosy Bindi che, in polemica con il premier, ha fatto notare dalla platea che “il Pd è un partito ferito dai 100 voti mancati per far passare la norma antidiscriminatoria”.
La legge elettorale, ha ammonito Bindi, “è passibile di incostituzionalità “. Poi la stoccata: “Noi – ha detto la deputata Pd – abbiamo un’idea diversa della democrazia di un uomo solo che fa le cose buone”.
Renzi, ha espresso “marcato dissenso rispetto a chi ritiene “la legge elettorale che sta per essere approvata alla Camera sia incostituzionale (come ha detto oggi anche Renato Schifani annunciado il suo voto contrario in Senato, ndr).
Il monito: voto compatto.
Su quanto accaduto ieri alla Camera, Renzi ha poi accennato alla necessità di cambiare il regolamento “per ridurre l’uso del voto segreto”. E ha ammonito: “Se qualcuno non vuole votare oggi, lo deve spiegare bene fuori da qui”. Poi ha rivolto ai suoi un appello: “Vi chiedo, come Pd, di chiudere oggi o questo ricadrà su di noi. “Al Senato ne riparleremo, di quote e di altro”, ha assicurato, annunciando che la settimana prossima, sarà un momento di approfondimento del partito sulle questioni che restano in discussione a Palazzo Madama.
Le dimissioni di Marchi.
Ma non sono solo le ‘donne’ del Pd a protestare per la mancata approvazione, ieri alla Camera, di norme sulla parità di genere nella legge elettorale. In assemblea del gruppo ha espresso il suo “disagio” anche Maino Marchi. Per questo, ha chiarito, il deputato, voterà la legge ma da ‘soldato semplice’. E ha annunciato che si dimitterà da capogruppo Pd in commissione Bilancio.
I consigli di Bersani. Da Agorà su RatiTre, intanto, Pier Luigi Bersani invita il segretario-presidente alla prudenza: “Renzi è lì da qualche settimana. Capisco che anche per indurre un meccanismo di fiducia e di movida in questo Paese lui alza le aspettative, ma è una cosa che comporta dei rischi”.
L’ex segretario Pd sottolinea anche che non avrebbe incontrato il Cavaliere nella sede del Pd, come invece ha fatto Renzi. “Se l’avessi fatto io, sarebbero venute giù le cataratte – rileva – avrei avuto furibondi titoli di giornale. Era un altro clima, un’altra stagione”.
“Forse – spiega Bersani – c’è stato un di più. Dopo di che devi parlare con tutti, va da sè. Ma questo – chiarisce – non significa dare l’ultima parola a Berlusconi. Non c’è nessuno bisogno, nemmeno dal punto di vista numerico. Bisogna metterci misura”.
L’accordo Pd-Fi sul “salva-Lega”.
Tra gli altri nodi da sciogliere che riguardano la legge elettorale, c’è anche il cosiddetto emendamento “salva-Lega” (quello che prevede che un partito forte elettoralmente su di un territorio potesse ottenere seggi in Parlamento anche senza superare le soglie stabilite a livello nazionale), ritirato ieri da Forza italia. Renato Brunetta, capogruppo di Fi a Montecitorio, a Radio Anch’io ha spiegato il motivo del ritiro: “Il Partito democratico avrebbe votato contro, e c’è un accordo per far passare questo emendamento al Senato”.
(da “La Repubblica”)
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