SALVINI IMPUNITO GRAZIE AI SERVI TRADITORI DELLA DESTRA BERLUSCONI E MELONI: SERVIVANO 163 VOTI, IL GOVERNO SI E’ FERMATO A 157
TRA CONTRARI E ASSENTI LA MAGGIORANZA NON ERA AUTOSUFFICIENTE… NEL M5S TRE VOTI CONTRO IL SEQUESTRATORE DI PERSONE E SETTE ASSENZE DIPLOMATICHE … E A TORINO DUE CONSIGLIERE M5S: “CACCIATE I SERVI, NON LE RIBELLI”
Per il Movimento 5 Stelle è il giorno più nero. La giornata inizia con l’arresto del presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito e finisce con la presa d’atto che i dissidenti ammontano a un numero tale da poter condizionare le sorti del governo.
I più intransigenti hanno mostrato i muscoli in Aula alla prova dei fatti.
Non più tweet e post su Facebook, la ribellione diventa sempre più dura. E infatti Matteo Salvini non andrà davanti ai giudici del tribunale dei ministri di Catania che lo ha accusato di sequestro dei migranti a bordo della nave Diciotti, ma la richiesta è stata respinta grazie al soccorso di Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Fosse dipeso dalla sola maggioranza di governo, il ministro dell’Interno verrebbe processato.
Il conto è presto fatto.
La maggioranza assoluta, quella da raggiungere in questa votazione, era di 161 senatori.
La maggioranza gialloverde si è fermata a quota 157.
Hanno votato per non concedere l’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro 97 senatori M5s (3 i senatori M5s contrari e 7 non hanno partecipato al voto) e 56 leghisti (2 assenti).
In più hanno votato 6 senatori del gruppo misto: gli ex M5s Buccarella, Martelli e De Bonis, e poi Nicola Calandrini, Cario Adriano, Ricardo Merlo.
Ma di questi solo 4 sono organici alla maggioranza di governo. Calandrini non lo è essendo appena subentrato al neopresidente abruzzese Marsilio, di FdI.
Cario, senatore eletto in America del Sud, ha invece già votato la fiducia al governo insieme a Ricardo Merlo, sottosegretario del governo Conte.
Gli ex M5s Buccarella e Martelli hanno votato la fiducia a Conte.
Mentre non lo ha fatto sul decreto sicurezza Saverio De Bonis che è stato espulso dal Movimento. Oggi però ha votato per salvare Salvini.
Sono da considerarsi invece estranei alla maggioranza tre senatori delle autonomie che pure hanno votato a favore di Salvini e cioè Pierferdinando Casini, Meinhard Durnwalder e Dieter Steger.
Pallottoliere alla mano, nonostante gli annunci del capogruppo M5s Stefano Patuanelli, la maggioranza non è autosufficiente.
Ciò apre uno psicodramma nel mondo pentastellato.
Paola Nugnes, Elena Fattori e Virginia La Mura si autodenunciano. Il capogruppo si mostra intransigente: “Parte la segnalazione ai probiviri”. E sui tempi per la decisione “c’è un termine ordinatorio e non perentorio di 90 giorni. I tempi possono essere più rapidi o più lunghi, non dipende da me”.
Sta di fatto che, se le tre senatrici venissero cacciate dal Movimento, i numeri del governo verrebbero davvero ridotti al minimo.
Non solo. Il dissenso delle senatrici M5s incontra il favore di due consigliere pentastellate di Torino, Daniela Albano e Maura Paoli, scottate dal caso Tav. “Io sto con Paola Nugnes. Cacciate i servi, non le ribelli”, scrive infatti su Facebook la prima.
Mentre l’altra esprime “solidarietà a Nugnes e Fattori. Il voto di oggi è una vergogna”.
Il clima è questo e dà gioco facile al Pd per attaccare.
Ecco Andrea Marcucci: “A difendere Salvini dai giudici scendono in campo Renato Schifani, l’uomo che Berlusconi ha voluto alla guida del Senato, e Michele Giarrusso, quelle delle manette”.
Pietro Grasso, in rappresentanza di LeU, ha rimarcato che “come tutti i cittadini, anche i ministri, nell’esercizio delle loro funzioni, commettono dei reati e devono risponderne davanti alla giustizia”.
Gregorio De Falco, ex M5s oggi confluito nel gruppo Misto, si è rivolto ai colleghi del Movimento invitandoli a votare “da donne e uomini liberi”.
La tensione nei corridoi, in casa M5s, è evidente. L’incrocio del caso De Vito e di quello Diciotti è fatale. “Avevamo capito che il voto sulla Diciotti avrebbe segnato una brutta giornata, ma non ci aspettavamo tutto questo”, ammette un senatore.
La Lega porta a casa il risultato, il Movimento ne esce ammaccato.
(da “Huffingtonpost”)
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