SMANTELLAMENTO COSTA CONCORDIA: RIESCONO A LITIGARE ANCHE SUL RELITTO
SE LO CONTENDONO TOSCANA E SICILIA, LA LOTTA E’ TRA PIOMBINO E PALERMO
“La partita” su quale porto ospiterà la Concordia “è ancora tutta aperta”.
Così il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, prova a tranquillizzare chi, dalla Toscana alla Sicilia, già si accapiglia per mettere le mani su ciò che resta della nave.
Se per legge, infatti, la Concordia è tecnicamente “un rifiuto”, dal punto di vista del business è una miniera d’oro: il suo smantellamento è un affare da centinaia di milioni di euro. Rifiuto ricco, mi ci ficco.
I due principali contendenti sono il porto di Piombino e Palermo.
Poichè il disastro è avvenuto in Toscana, la competenza spetterebbe alla Regione. Lo ha ribadito anche oggi Gabrielli nel corso di un’audizione alla Commissione Ambiente della Camera: “In generale, la competenza sulla nave è della Regione Toscana, perchè tanto a livello legale che di norme Ue il relitto è un rifiuto” del quale la Regione dovrà disporre lo smaltimento.
Il problema, però, è che il porto di Piombino non presenta le adeguate caratteristiche tecniche.
Motivo per il quale in primavera il governo ha emanato un decreto per far arrivare a Piombino i fondi necessari per i lavori sul porto (un decreto da 73 milioni di euro per dragare i fondali, realizzare una nuova banchina e il tratto della 398 da Montegemoli fino al porto).
È qui che si inserisce la battaglia della Sicilia, che vorrebbe portare il relitto a Palermo.
A farsi carico della causa siciliana è Giuseppe Marinello (Pdl), presidente della Commissione Ambiente di Palazzo Madama, secondo il quale il relitto (sempre che si riesca a spostare, ndr) deve virare a Sud.
“Mentre aspettiamo fiduciosi la fase di rotazione del relitto, crescono le preoccupazioni sulle voci, sempre più insistenti, secondo cui lo smantellamento della Costa Concordia possa essere affidato, contro qualsiasi logica e ragione, ai cantieri di Piombino: le inadeguatezze di quel porto e del bacino sono ben note, così come la complessità dei lavori necessari per l’eventuale adeguamento”, ha argomentato Marinello. “Oggi spiamo perplessi e preoccupati, tra qualche settimana non vorremo dover essere indignati”.
Secondo Marinello, accanirsi su Piombino significherebbe legare lo smantellamento della Concordia a “interessi politici”.
“Non è chiaro perchè non si prendano in considerazione gli altri impianti Fincantieri presenti nel Mediterraneo per i quali certo non ci sarebbe bisogno di lavori di adeguamento imprevedibili e particolarmente onerosi, come invece si rendono necessari a Piombino, dove si dovrebbe procedere anzitutto a un’escavazione dei fondali di 16 metri per accogliere il relitto della Xoncordia. Vorrei ricordare che lo smantellamento della nave Costa significherebbe una boccata d’ossigeno all’industria cantieristica navale che in particolare al sud vive uno stato di profonda crisi con oltre 700 cassaintegrati”.
In tutta questa storia, il capo della Protezione Civile fa l’equilibrista assicurando che “la questione è ancora aperta”.
Sulla carta la Regione Toscana, con il presidente Enrico Rossi, può contare sull’appoggio del governo, ma le pressioni che arrivano dalla Sicilia si stanno rivelando efficaci.
Al momento del ripristino del galleggiamento — ha spiegato oggi Gabrielli — “se il porto di Piombino sarà pronto, la nave sarà portata lì”, ricordando che “gli oneri dell’operazione Concordia sono a carico totale della parte privata e non ci sarà nessun costo per il contribuente”.
La chiave di tutto sta in quel “se”.
Nel caso in cui Piombino non devesse essere pronta, infatti, c’è già un piano B.
In tal caso — ha detto Gabrielli, “la nave, una volta rimossa, sarà trasportata nella destinazione individuata tramite un Vanguard, un’apposita struttura che imbracherà la nave per portarla in sicurezza e in questo modo potrà essere trasportata in qualsiasi parte del mondo”.
“Questo, però – ha aggiunto – implica che la nave quando verrà sollevata, produrrà lo sversamento di quanto contiene. E la Regione Toscana, dal suo punto di vista, è chiaro che porrà seriamente la questione”.
Un altro buon motivo che spingerà la Toscana a non mollare l’osso, considerando il rischio di subire, oltre al danno, anche la beffa.
(da “L’Huffington Post”)
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