SOCCORSO AI MIGRANTI; L’IRRESPONSABILITA’ DI CHI GUARDA ALTROVE
VINCE “LA GLOBALIZZAZIONE DELL’INDIFFERENZA” COME LA DEFINI’ PAPA FRANCESCO
L’operazione Mare Nostrum è alla fine. Si chiude una pagina generosa della nostra Marina e di tutto il Paese.
L’operazione nacque dopo il terribile naufragio del 3 ottobre 2013 che provocò la morte di 366 persone davanti a Lampedusa.
In poco più di una settimana, in quelle acque, ne morirono più di 560. Erano in larga parte siriani ed eritrei.
In questi mesi Mare Nostrum ha salvato più di 100 mila persone di cui 9 mila minori non accompagnati. Sono stati pure arrestati 728 scafisti.
Mare Nostrum ha messo in rilievo quella qualità umana delle nostre forze armate, mostratasi in varie missioni di pace.
Ha scritto una storia di cui possiamo andare fieri e che spero sia in qualche modo continuata. L’Italia s’è presa la responsabilità di salvare vite umane, anche arrivando sotto le coste libiche. Non si poteva accettare quella che papa Francesco definì, durante la sua visita a Lampedusa dell’8 luglio 2013, la «globalizzazione dell’indifferenza».
Ora la storia di Mare Nostrum è finita. Non è che, attraverso i passaggi del Mediterraneo, venissero minacce terroristiche, che seguono ben altre strade.
La giustificazione è che l’Italia non potrebbe sostenere i costi dell’operazione. Per l’Unione europea è tendenzialmente un affare italiano e s’insinua che la disponibilità italiana avrebbe fatto aumentare i flussi dei migranti: «più la Marina ne salva, più sono quelli che si gettano in mare».
Con la fine di Mare Nostrum, gli arrivi non saranno così numerosi: perchè molti moriranno in mare. Questo deve essere molto chiaro.
Come si può attribuire ai salvataggi della Marina l’incentivo dei viaggi clandestini?
I rifugiati vengono da paesi in fiamme: ci sono i conflitti in Iraq e Siria, la crisi endemica in Somalia, il dramma eritreo, l’anarchia in Libia e le crisi africane – come nella Nigeria di Boko Haram.
Non bastano a spiegare l’aumento dei flussi? Da gennaio 2014, sono arrivati in Italia 32.681 siriani e 32.537 eritrei.
Nei loro Paesi i problemi esistono, tanto che il Libano (con i suoi quattro milioni di abitanti) ospita più di un milione di profughi siriani.
L’aumento dei rifugiati sulle nostre coste è un tassello del drammatico processo determinato dal conflitto siriano e iracheno e da infuocate situazioni del Sud del mondo.
Attribuire la responsabilità dell’aumento a Mare Nostrum è una comoda scusa, circolante in ambienti dell’Unione, che copre un’abissale irresponsabilità dei Paesi europei.
Da parte italiana, finora, non abbiamo condiviso tale irresponsabilità .
È una situazione nuova e drammatica: dalla Seconda Guerra mondiale non si vedeva un così alto numero di rifugiati. E l’Italia è un Paese su una delicatissima frontiera.
Del resto, l’azione d’emergenza e salvataggio nei confronti dei profughi andrebbe accompagnata da una politica in loco , tendente a risolvere le cause dei conflitti o a scoraggiare la follia dei viaggi di tanti africani (che portano spesso ad amare delusioni nel «paradiso» europeo), attraverso la creazione di posti di lavoro e la cooperazione.
A Stoccolma esiste una trasmissione radio, seguita dagli eritrei, che spiega i pericoli del viaggio. Poi bisogna far politica nel Sud del mondo. L’evoluzione politica e la stabilità di alcuni Paesi, anche lontani, ci interessa non fosse che per il numero degli arrivi sulle nostre coste (come l’Eritrea, o il Mali con quasi 9 mila sbarchi dall’inizio dell’anno).
Qui la necessità di un disegno politico al di là del Mediterraneo.
L’operazione Triton dell’agenzia Frontex è un’altra cosa: farà monitoraggio e controllo delle frontiere meridionali dell’Unione al massimo entro 30 miglia dalle coste italiane con imbarcazioni finalizzate a questa missione, ma non per il salvataggio di vite umane.
Mare Nostrum ha avuto un’altra funzione e non si deve interrompere.
Il prezzo dell’interruzione sarà quello di tante morti in mare. Meravigliano i silenzi – anche di cattolici – su questo.
Non si fermano i flussi di quelli che fuggono la guerra. Aiutare i disperati in mare è il nostro contributo a chi soffre le guerre.
D’altra parte lo spostamento di popolazione dal Sud va incanalato e gestito, ma è qualcosa d’ineluttabile. Chi è intellettualmente onesto lo sa.
Poi si può gridare il contrario, ma non è la verità .
Del resto, per quanto riguarda le richieste d’asilo in Europa, nel corso del 2013 ne sono state presentate 435 mila con un aumento di 100 mila rispetto all’anno precedente.
Non un’invasione, ma un fenomeno gestibile nei 28 Paesi.
Non si può, in piena coscienza, dire come gli svizzeri durante la seconda guerra mondiale: «la barca è piena». Anzi, senza Mare Nostrum, dovremo presto dire: «quante barche sono affondate».
E sapevamo che sarebbe successo.
Andrea Riccardi
(da “il Corriere della Sera”)
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